Villa Feltrinelli è affascinante, perché immersa in un lussureggiante e curato parco, ricco di essenze, limoni e fiori di ogni specie. Ammaliante, perché bolla fuori dal tempo, senza alcun contatto con la vita reale. Malinconica, perché condannata al suo solitario destino di bellezza. E perché servono il maialino arrostito di chef Stefano Baiocco.
Primo: scovare un allevatore che sta a un pollicultore normale come Cellini a un decoratore di bigiotteria da bancarella: uno che – per dire – non ti dà il pollo, pure se glielo chiedi in ginocchio, se non è certo che sia al punto giusto. Per arrivarci il soggetto, libero e ruspante, mangia solo mais, sorgo, grano, girasole, erba e favino di stagione. Secondo: andarlo a mangiare a Zunica 1880 da chef Luca Di Felice e Sabatino Lattanzi. Che lo fanno con 7 chili di sale.
Paolo Lo Priore, in quel di Como, è riuscito nella ardua impresa di rendere un piatto semplice come gli spaghetti al burro e parmigiano in un profondo ed intrigante percorso gustativo. Come? Aggiungendo succo di semi di prezzemolo. Per rivivere sapori primordiali magari senza mescolare la pasta.
L'anguilla al fumo di brace di Gianluca Gorini è un lampo flou che abbaglia i sensi. Le sembianze sono quelle di un'anguilla che sguscia nell'acqua bassa tra le verzure. In realtà è succo di acetosella raccolta attorno al ristorante. E poi la brace di faggio...
Antonino Cannavacciuolo ti permette di stare all'ombra del Vesuvio anche a mille chilometri di distanza. Con un piatto terra-mare che ha il mediterraneo come marchio a fuoco. Uno sfrenato connubio tra latticini e pesce che diviene simbolo di eleganza. E di una cucina che ha il cuore nella tradizione ma lo sguardo diretto al futuro.
Una cucina amanuense quella di Flavio Costa. Il tonno s’immola in un brodo che ne cattura l’essenza marina escludendone quella ematico-ferrosa. Un mix orto-mare chiuso da due elementi chiave: il caviale di salmone e le castagne essiccate. Con gli ortaggi crudi e cotti la sinfonia è completa.
Massimo Bottura, forse oggi il massimo chef italiano, propone nel menù "Sensazioni" il complesso e raffinato piatto "La rana nello stagno". Tutta la poesia giapponese in fine veste d'erbe. E poi nocciole, ristretto di bourbon, pinoli...
Una porta spalancata sul futuro dell’alta cucina. Questo è il Povero Diavolo di Torriana, guidato dallo chef Pier Giorgio Parini. Una cucina fresca, d’istinto, mai uguale a se stessa. Oggi omelette di canocchia senza uova. Utilizzando la grande quantità di albumina contenuta nel crostaceo lo chef riesce a far rivivere la sensazione di uovo senza uovo.
Continua il viaggio di The Club nella gastronomia italiana alla ricerca del miglior piatto in assoluto. Oggi "Il fosso" dello chef Mauro Uliassi. Un piatto che evoca sapori di una volta. Ma pensato per la modernità.
Una tranquilla naturalezza regna Al Pescatore. Non c’è tensione nell’aria. Non c’è vibrazione discorde. Tutto tende all’armonia perfetta. Come la nuovissima Catalana di aragosta con crema di fagioli e misticanza. Sembrerà strano ma siamo in piena tradizione Gonzaga.
"Millefoglie di lingua e foie gras" di Walter Ferretto. Inizia il viaggio nei migliori piatti d'autore italiani. Ogni settimana una proposta scelta dagli autorevoli membri di The Club. E alla fine dell'anno il vincitore, il miglior piatto italiano in assoluto.
Il Babà di Agostino Corbucci de "I Portici" a Bologna è per Antonio Paolini il migliore del mondo. Tre lievitazioni differenti per arrivare a un risultato morbido e generoso per il nostro palato. Perché il babà perfetto deve essere misurato ma intrigante.
Le capesante col pollo, ma non solo. Il dolciastro atlantico, l’agrume del Pacifico, l’idea di un’aia ordinata e delle chips terragne. Mondi apparentemente lontani ma che sotto le attenzioni di chef Enrico Bartolini diventano qualcosa di magico.
I piatti dello chef Enrico Crippa sono campi di forza gustativi. A più voci, sul tema della complessità, combinano colori, forme, consistenze, sapori, culture. Foie gras, pera Madernassa, arancia. Senza dimenticare le polveri per la sorpresa.
Uno dei più fulgidi esempi di cucina “sabauda” contemporanea. All'Enoteca di Canale (CN) lo chef Davide Palluda interpreta perfettamente la contaminazione francese di fine Settecento. E prepara un piatto, la Finanziera, tanto inaspettato quanto eloquente.
Gli scampi di chef Luca Marchini vengono abbinati a una maionese ottenuta montando le proteine del sugo di maialino. Che con la polvere di cipolla bruciata creano un piatto unico nel suo genere.
Lo chef Luigi Taglienti del "Trussardi alla Scala" riesce a plasmare dal nulla la perfetta fusione tra elementi puri. Sincronia, profondità visiva e impianto aromatico diventano elementi che ruotano attorno al piatto. Come dire: la tradizione si colora di progresso culinario. Tra il crudo e il cotto.
Un ristorante che propone un menù "tutto brodo" in otto portate. Eleganti, raffinate, golose e colte. Qui ve ne proponiamo una. Davvero rivoluzionaria.