Linneo e la diavolessa in love

La realtà va veloce, viaggia e, a volte, dà le vertigini: io la vorrei imbrigliare, catalogare.

Questo è un difetto di famiglia e una deformazione professionale.

Io sono Teo Linneo, lontano parente di quel Linneo scienziato, colui che si è adoperato nella certosina catalogazione tassonomica degli organismi viventi.

Al mio illustre avo hanno dedicato anche un asteroide: il 7412 Linnaeaus.

Questo treno è lanciato come un asteroide alla sua destinazione e nel vagone non c’è quasi nessuno, se non io e un molesto signore dalla cordialità tossica, che si ostina a parlare e che io non voglio ascoltare: mi informa del luogo in cui la moglie acquista mozzarelle, nonché dei nuovi ed eccitanti traguardi del figlio nella lingua inglese. 

Mi chiedo dove il mio avo l’avrebbe catalogato, in quale tavola tassonomica.

Sicuramente tra i fastidiosi e i molesti. E dove, ancora, avrebbe inserito i salutisti delle sette fitness, guerrieri gladiatori dell’autostima e quelli che scrivono agli ex satanisti redenti ora tradotti in carcere. E dove infine avrebbe collocato le guardie giurate appassionate di goa trance.

La realtà è complessa, è una convulsione, uno schianto, un imponderabile incidente ferroviario.

Intanto il mio compare continua a parlare, continua a monologare ormai da solo, lanciato nei suoi pensieri crede ancora che io lo stia ascoltando.

Penso che una sutura, per questa vita violenta, possa essere l’amore. I miei amici, dato il mio temperamento romantico, mi chiamano Linneo in love, eppure dopo tanto catalogare e compulsare le tavole tassonomiche non ho ancora trovato l’esemplare per l’amore. Non ci siamo trovati, siamo eterni spaiati.

Quando questo treno arriverà in stazione nessuna esile silfide mi accoglierà al binario per andare a bere una bollicina, un bianchino o a una festa di fidanzamento.

Il mio interlocutore si è accorto adesso che non lo stavo ascoltando e per attirare la mia attenzione è passato al contatto fisico: è troppo. Decido di invocare Satana per farlo smettere.

- Oh grande signore delle tenebre, fai cessare questa diarrea verbale, seppellisci questo viaggiatore con le sue stesse parole.

Din don: si avvisano i signori viaggiatori che il personale di bordo presto controllerà i vostri biglietti.

Il mio amico logorroico non parla più, s’è nascosto sotto il sedile tremante, non dice più niente,  finalmente.

La mia invocazione ha fatto apparire non un diavolo che veste Prada ma una sinuosa e spiritosa diavolessa, una satana dagli occhi blu, giro di perle e tailleur Chanel. 

- Qual è il problema qualcuno mi ha chiamato? 

Io indico l’amico ormai kappao e nel frattempo arriva anche il controllore.

- Biglietti per favore  

- Ma io ho appena invocato il demonio.

- Sì, molto bene e io devo fare il mio lavoro e chiedere i biglietti, queste sono le regole.

Senza protestare paghiamo la multa. Il treno arriva a destinazione: la diavolessa ed io andiamo via insieme fantasticando sulla serata bollente che ci aspetta.

Burn baby burn, disco inferno.

 

 

01-07-2020 | 10:09