La conversazione che muore in treno

Si è in treno e si conversa!

No. Impossibile. Oggi ci si può alienare dal prossimo con una varietà di strumenti mai conosciuta prima.

Forse solo negli scompartimenti dei vecchi treni è ancora possibile essere costretti a parlare con chi viaggia con noi (ammesso che non abbia la caratteristica nota rancida dei nemici dell’igiene e che la sua proprietà linguistica lo veda perdere con dei moscardini di media cultura). Il problema però si pone dal principio: come cominciare la conversazione con lo sconosciuto? Di che cosa parlare?

Calcio? No, il conversatore ne ha ribrezzo, e se lo ama non ne parla: è un gentiluomo, gode e tace, soffre e incassa.

Sesso? Difficile: se i conversatori non sono dello stesso sesso sarebbe forse prematuro iniziare con “Biancheria commestibile?”, se sono dello stesso sesso si rischiano le peggiori gaffe nel tentativo di raggiungere il cameratismo. Cucina? Meteorologia? Politica? Per carità: tanto varrebbe fare il commesso viaggiatore in un dramma di Miller.

La talmudistica, invece, offre spunti interessanti. Innanzitutto perché, proprio come la conversazione, essa è un commento a qualcosa, il filo teso fra persone che discutono di un tema (parola nobile, ingiustamente svilita). In secondo luogo perché parla di tutto. Infine perché è un gioco d’astuzia molto divertente.

Per averne un’idea e sfoggiare un sapere esotico e inusuale un buon inizio sarebbe leggere Il Talmud di Abraham Cohen. Sfogliarlo è come leggere le regole dello Scrabble, per chi ha la passione della meccanica verbale.

Vi si trovano tutti i temi più ricorrenti del pour parler senza scantonare nel vago e nell’ovvio. Per esempio, si vuole parlare di cibo? Il Talmud ti dà una mano: “Chi prende l’abitudine di mangiare lenticchie una volta ogni trenta giorni tiene lontano il soffocamento dalla sua casa; non così (se le mangia) ogni giorno. Per qual ragione? Perché sono cattive per l’alito della bocca” o anche “Chi mangia comino nero per il peso di un denarius il suo cuore sarà strappato”.

L’interlocutore mostra una spiccata predilezione per il soprannaturale? Il Talmud ti dà una mano: “Soggiorno preferito [degli spiriti maligni] è la latrina” e “i numeri pari si pensava che portassero sfortuna per la loro proprietà di attirare l’attenzione degli spiriti maligni”.

In questa strategia, tanto vale dirlo subito, c’è purtroppo un vulnus congenito, che si manifesterà indubbiamente se ci si ritrova nello scompartimento con un Azzeccagarbugli, ossia l’interlocutore saccente e tracotante che trasformerà una tranquilla conversazione in un dibattito in cui c’è solo un tema in ballo: la sua superiorità. È costui un animale piuttosto fastidioso, un moscone, si potrebbe dire, che insozza la pasta alla crudaiola che ci si sta godendo all’ombra del pergolato. Tenerlo a freno è difficile, perché ha un complesso d’inferiorità – quello sì! – gigantesco.

Quando le cose iniziano a prendere la piega della competizione bisognerà giocare in controtempo e, anche in questo caso, il Talmud ti dà una mano: “L’orgoglio dell’erudizione veniva censurato in modo particolare. Poiché il valore più grande si attribuiva al sapere e gli onori più alti si tributavano a coloro che lo possedevano, questi si trovavano particolarmente esposti a cadere nel vizio dell’autoglorificazione. Perciò frequente appare l’idea che alla scienza deve accompagnarsi l’umiltà”. Questa frase, poggiata piano piano, cambierà nettamente la prospettiva e il prosieguo della conversazione ne beneficerà.

Tuttavia, se pure questo non dovesse bastare, il Talmud rimane un’ottima soluzione in quanto corpo contundente elegante e poco vistoso.

 

(Immagine di copertina: Enrico Robusti, Scompartimento fumatori)

 

21-07-2014 | 14:29