Il vero significato di Halloween

Marianna Sophia Malagoli

Sarà una notte di streghe e maghi improvvisati, di gatti neri, di dolcetti e scherzetti che attendono dietro la porta di casa e soprattutto sarà la notte delle zucche.

Le zucche che siano tonde e commestibili o lunghe e ornamentali fanno parte dell’immaginario umano e hanno un’alta valenza simbolica.

La ricorrenza di origine celtica di Halloween intaglia la Cucurbita Maxima (nome botanico della zucca commestibile) e la rende una lanterna; gli antichi Aztechi svuotavano le zucche piccole e le usavano come tazza per bere una bevanda a base di fave di cacao (la bevanda degli dei); e anche Cenerentola aveva una zucca che all’occorrenza però era diventata carrozza per condurla dal principe.

La zucca, simbolo di prosperità e fertilità per via dei numerosi semi, ci conduce a un “sapere primitivo”.

Per i Celti che avevano una concezione circolare del tempo la notte di Halloween rappresentava un punto di discontinuità, un varco per una “dimensione sconosciuta” in cui il Visibile poteva toccare l’Invisibile e la zucca/lanterna aveva la funzione simbolica di illuminare la coscienza.

Inneggiano sicuramente alla fertilità e alla sacralità le opere d’arte in cui la raffigurazione della zucca è presente e tra queste un’opera degna di nota mi sembra il dipinto Vertumno di Giuseppe Arcimboldo.

In realtà il protagonista dell’opera è l’imperatore Rodolfo II d’Asburgo (definito “il folle” dalla storia) “in veste” del dio Vertumno.

Divinità di origine etrusca assimilata poi dai romani, aveva il potere di assumere diverse sembianze e veniva venerato in qualità di protettore della vegetazione, governava l’alternarsi delle stagioni ed era il sacro guardiano dei raccolti.

L’Arcimboldo, non solo fine artista ma anche studioso di alchimia realizzò il dipinto tra il 1590 e il 1591 e doveva conoscere bene il significato esoterico attribuito alla zucca se decise di porla, all’interno dell’opera, all’altezza del cuore del dio, in quel luogo dai confini incerti che le dottrine orientali definiscono quarto chakra, conosciuto anche come chakra del cuore e del timo.

Il timo, ghiandola importante dal punto di vista immunologico, ma spesso dimenticata, pare si atrofizzi dopo la pubertà; per gli esoteristi invece ha sempre avuto una grande valenza perché sarebbe sede della forza di cambiamento, rinnovamento e guarigione.

Dai testi sacri sanscriti si apprende che Anahata, il quarto chakra, ha il potere di collegare la disponibilità umana al cambiamento direttamente con le zone del cervello che permettono il genio artistico.

Una zucca, un semplice vegetale che collega Halloween a un imperatore definito folle: il Visibile sfiora l’Invisibile.

 

 

27-10-2019 | 22:12