Il recupero della bellezza

Il migliore teorico del restauro di questo ultimo mezzo secolo, Paolo Marconi, se l’è portato via questo ferragosto. Il suo insegnamento e i suoi manuali del recupero del patrimonio edilizio antico, però, rimangono. Architetto, restauratore e storico dell’architettura, ha tracciato una via che può essere seguita da chi ha compreso il valore civico dei monumenti e dell’intera città storica. “Il recupero della bellezza”, così si intitola uno dei suoi preziosi libri, pubblicato nel 2005. Il volume si apre con una epigrafe tratta da Milan Kundera: “Fino a qualche tempo fa i conservatori erano quelli che volevano conservare lo status quo. Ma improvvisamente lo status quo è entrato in movimento e scorre come un tapis roulant verso la modernità. Così anche i conservatori si muovono con esso. E i moderni veri sono costretti ad essere anti-modernisti”. Ecco, Paolo Marconi ci ha insegnato come opporsi al “tapis-roulant” delle novità luccicanti che diventano vecchie e obsolete in un batter d’occhio.

Certo, il miglior restauro è quello che non si fa, perché una corretta e continua manutenzione conserva l’edificio nella sua integrità fisica e simbolica. Ma se il restauro si deve fare allora lo si faccia con la tecnica originale del manufatto, completandolo à l’identique con materiali analoghi, ma nuovi, e lavorati all’antica. Alcuni esempi riusciti sono le ricostruzioni ex novo postbelliche dei ponti veronesi, del ponte coperto di Palladio a Bassano del Grappa, di quello di Santa Trìnita di Ammannati a Firenze, tutti riedificati filologicamente, tanto che oggi li consideriamo alla stregua di monumenti antichi. Esempi più vicini a noi sono la ricostruzione “dov’era e com’era”, voluta a furor di popolo, del duomo di Venzone distrutto dal terremoto del Friuli; o il Portico di San Giovanni al Velabro a Roma ripristinato dopo l’attentato terroristico del 1993; o la recente ricostruzione del duomo di Noto. Paolo Marconi si è sempre opposto energicamente ai conservazionisti, a coloro cioè che intendono il restauro come semplice conservazione dell’esistente. Congelano lo stato di degrado e consegnano al design modernista gli interventi di necessaria integrazione, aggiungendo così al danno del tempo obbrobri totalmente estranei al carattere del manufatto edilizio antico. Castel Sant’Elmo a Napoli, la cattedrale di Cefalù, la Venaria Reale di Torino, la Basilica palladiana di Vicenza sono solo alcuni dei restauri in cui la perizia di Marconi ci ha mostrato come attuare praticamente i suoi insegnamenti. Restaurare edifici, borghi e città è davvero difficile se non si comprendono, e non si amano, quei valori civici e morali che quella bellezza ancora ci indica.

02-10-2013 | 17:12