Vita, carcere e miracoli di Iron Mike

Lorenzo Longagnani

Avvalendosi di una notevole prestanza fisica è stato uno dei picchiatori più efficaci e temibili nella storia del pugilato, passando agli annali come "probabilmente il più feroce lottatore ad aver mai messo piede su un ring" (The Ring Magazine).

Michael Gerard Tyson nacque a New York il 30 Giugno 1966, in una famiglia a dir poco problematica. Il padre, disoccupato e manesco, ben presto abbandonò moglie e figlio. La madre, che lavorava come insegnante, aveva invece gravi problemi d’alcolismo. Rimasti soli, lei e Mike, si trasferirono a Brownsville, uno dei quartieri più pericolosi di Brooklyn. Qui, l'infanzia di Mike fu brutalmente influenzata dalla vita di strada, povera e violenta, che quell’ambiente reclamava. Un aneddoto racconta che, all’età di dieci anni, un ragazzo più grosso e vecchio di lui uccise un piccione che Mike amorevolmente custodiva, finendo per essere massacrato a pugni. In quell’occasione “il piccolo” Tyson dimostrò al “suo” mondo due naturali talenti, l’immensa predisposizione per la lotta a mani nude e l’inclinazione nel mettersi nei guai con la legge. Basti sapere che a tredici anni era stato in carcere minorile già trentanove volte per reati vari, tra cui risse di strada, furti e rapine. 

Un giorno però, conobbe, di persona, Muhammad Ali, in visita ai ragazzi del riformatorio in cui Mike era detenuto. Guardando l’ex campione, anche per lui “The Greatest”, Mike iniziò a praticare la Boxe con dedizione e impegno, tanto che Bobby Stewart, a sua volta ex-pugile, ne notò il talento e lo segnalò al famoso manager Cus D'Amato, celebre guru di questo Sport. D'Amato divenne una figura paterna per il giovane Tyson, unica guida che egli ascoltava, non solo dal punto di vista sportivo ma anche da quello umano. Lo istruì sui fondamenti tecnici dei quali l’allievo possedeva scarsa conoscenza, ed affinò corpo e tecnica di un atleta particolarmente predisposto e forte, fisicamente molto dotato nei suoi ottanta chilogrammi già a dodici anni. Gli insegnò come sfruttare a proprio vantaggio l'altezza “ridotta”, quasi un metro ed ottanta centimetri, per schivare i colpi avversari ed affondare pesantemente i propri. 

Da dilettante aveva impressionato ottenendo facilmente solo vittorie, che, tuttavia, non gli valsero la convocazione alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984. A Tyson però non interessavano le medaglie, lui voleva le cinture ed i contratti milionari del circuito professionistico. Da professionista i suoi primi diciannove incontri li vinse per KO, dodici dei quali alla prima ripresa. Negli anni Ottanta, lo scenario della Boxe appariva vergognosamente improbabile in quanto vi erano più campioni, tutti “del mondo”, in un confuso sistema composto da troppe federazioni. La situazione cambiò presto grazie a lui. Nel 1986, all'età di vent’anni, conquistò la corona WBC contro Trevor Berbick atterrandolo al secondo round e divenendo così il più giovane campione del mondo dei pesi massimi, record che tuttora rimane imbattuto. 

Il suo importante trainer, Cus d’Amato, era morto qualche giorno prima e non poté vedere Mike trionfare. Poco tempo dopo questi firmò per la scuderia di Don King ed iniziò la sua ascesa al trono dei massimi. Un anno più tardi sconfisse in sequenza il campione WBA James Smith, poi Tony “TNT”  Tucker, campione IBF, entrambi nel 1987, e nel 1988 il campione WBC Michael Spinks in novanta secondi, assurgendo al titolo di campione del mondo unico, riconosciuto da ogni federazione. Sempre nel 1987, spazzò via, da re indiscusso, il campione olimpico di Los Angeles 1984 Tyrrel Biggs, che aveva battuto in finale Francesco Damiani grazie ad un verdetto molto dubbio. 

Nel 1988 ottenne una borsa pesante contro il fu campione del mondo Larry Holmes, storico sparring partner di Muhammad Alì. Fu un match nel quale Tyson vendicò quell’ idolo che aveva conosciuto massacrando letteralmente il rivale tramite la medesima punizione che questi aveva infimamente inferto al proprio ex maestro, ossia approfittando dell’età di gran lunga più alta, e di una salute precaria, dell’avversario. Difese le sue cinture in successive nove occasioni, quindi smise di combattere frequentemente e si prese una lunga pausa prima di affrontare nel 1990, sovrappeso, spavaldo ed impreparato lo sfidante Buster Douglas. Perse per KO in un match poi definito “una delle più grandi sorprese nella storia dello sport”, ma soprattutto rivelò al mondo la sua fragilità a sostenere tutte le riprese che il pugilato prevede, celebre com’era per trionfare comodamente non oltre la quinta. 

In questo periodo iniziarono per lui anche i primi, enormi,  problemi finanziari. Dopo il masochistico matrimonio con la famosa cacciatrice di doti milionarie Robin Givens, un’attrice che dopo vari pestaggi e denunce fece causa al campione chiedendo un risarcimento faraonico, nel 1992 ricevette un colpo da KO nella vita privata. Venne accusato di stupro nei confronti di Desiree Washington e condannato a sei anni di carcere, poi ridotti a tre per buona condotta. La carriera ne fu inevitabilmente ed irrimediabilmente compromessa. 

Rilasciato nel 1995, fece il suo ritorno sul ring e nel 1996 vinse i titoli WBA e WBC sconfiggendo rispettivamente Frank Bruno e Bruce Seldon per KO.  Ciò lo rese il primo tra i pesi massimi a riconquistare una cintura condivisa da più federazioni. Queste organizzarono, l’anno stesso, una serie di eventi che avrebbero determinato il nuovo campione unico. Da una parte il detentore IBF  Michael Moorer fronteggiava lo sfidante François Botha, ma soprattutto, dopo essere stato privato del mondiale WBC, Mike Tyson (WBA) affrontava Evander Holyfield (WBC). L’incontro vide prevalere all’undicesima ripresa lo sfavorito Holyfield, che era rimasto più lucido, ordinato e paziente. Fu, tuttavia, nella rivincita organizzata nel novembre dello stesso anno a verificarsi un episodio che passerà alla storia per la tragicità sportiva che rappresenta. Tyson fu squalificato per aver morso l'orecchio dell'avversario staccandogli di netto un pezzo di cartilagine, poi sputata sul tappeto del quadrato. Ne seguì solamente una squalifica di un anno,in pratica fu graziato dalla commissione per la Boxe, ma il suo futuro era in evidente declino. Sul viale del tramonto, trentacinquenne, nel 2002, affrontò Lennox Lewis per il titolo mondiale, venendo sonoramente sconfitto per KO. Era la prima volta che Tyson mostrava al mondo intero il suo lato  umanamente fragile, seduto in terra esibiva una postura abbandonata alle corde ed un volto sfigurato. Qualche anno dopo, nel 2005, si ritirò senza troppo clamore.

Detto "Iron Mike" o "King Kong", Mike Tyson è stato uno dei migliori pesi massimi nella storia della Boxe. Oltre che per la ferocia, era venerato per la tecnica innovativa che poggiava  sulla sua fisicità. Scolpitosi un fisico eccezionale, aveva sviluppato al massimo i muscoli del collo, grazie al quale poteva sopportare urti terribili che, una volta incassati, gli permettevano di trovarsi a breve distanza dell’avversario. Una volta lì, esplodeva precise e tremende combinazioni di ganci e montanti al corpo ed al viso che frantumavano chiunque gli fosse a tiro. 

Fu altresì un personaggio ricco e famoso, star mondiale tra gli atleti più riconoscibili e pagati degli anni ottanta e novanta. Rispetto ai colleghi non portava mai calzini durante gli incontri, Indossava asciugamani come fossero drappi e mai l’accappatoio nel tragitto verso il ring: finiva spesso su tv e giornali per vicende extrasportive. 

Facile è giudicarlo o denigrarlo, sicuramente non privo di responsabilità per aver gettato via fortuna e gloria, è necessario, tuttavia, ricordare che iniziò a boxare a soli dodici anni, straripante di vocazione per la boxe, venne privato giovanissimo di affetto  ed istruzione da parte di chi diceva di amarlo e avrebbe dovuto offrirgli educazione e istruzione. Crebbe esclusivamente per divenire un feroce guerriero, il più abile e spietato, sanguinaria e perfetta macchina da guerra, ideale e succulenta macchina da soldi.

 

 

09-04-2020 | 12:10