Un vino figlio del vento

Federica Magrini e Lorenzo Mocchiutti sono compagni nella vita e nel lavoro, nello slancio degli affetti più veri di una famiglia costruita su scelte decise, ponderate, condivise, forse qualche volta anche dibattute, e arricchita da due splendide figlie, Sofia e Rosa Tea. La loro casa di legno, eco compatibile, sta in mezzo alle vigne; quel vigneto La Duline di due ettari, ereditato dal nonno, rappresenta il loro punto di partenza. È il 1997 quando danno avvio alla loro avventura, cercando quel delicato e sottile rapporto di sintonia tra le loro esistenze, le vicende personali e familiari, la storia che si tramanda e quel territorio magico: un modo di camminare la vigna e la vita, sentito e creativo. 

Oltre al vigneto della Duline c’è un’altra terra, come un anfiteatro per gli occhi di chi ha avuto la fortuna di osservarne la quiete e l’arcana armonia, nei pressi di Manzano: il Ronco Pitotti. Ronco Pitotti è un luogo speciale: sei ettari di vigna, vecchie, vecchissime piante, varietà, cloni tradizionali, quasi scomparsi altrove, come ad esempio il Pinot Nero, il Tocai Giallo e il Merlot di un rarissimo biotipo. Un angolo di storia del Friuli dall’inestimabile valore. Il vigneto appartiene a Francesco Valori che lì ancora abita e che per molto tempo, da solo, lo ha portato avanti: nel 2001 decide di darlo in “affido” a Federica e Lorenzo, intuendone una affinità umana e una comune inclinazione ideologica. Il vigneto è certificato biologico dal 1992 (ma effettivamente a conduzione bio già dal 1982) e oggi, dopo un attentissimo e paziente lavoro di cura e restauro, è da considerarsi un vero e proprio patrimonio naturale e culturale. Tutto attorno boschi, piante, animali in un perfetto ecosistema non alterato dalla macchina e dall’uomo. 

Il biologico è superato da una visione biodinamico-steineriana che va oltre le etichette e le superficiali definizioni: il grado di attenzione, lo studio, la ricerca permettono a Lorenzo di conoscere ogni singola pianta, ogni suo movimento, cosa questa che permette una conduzione meticolosa e puntuale dell’intero panorama viticolo di Ronco Pitotti. I capisaldi del suo lavoro sono rappresentati dalla scelta radicale di non cimare, lasciando così la chioma integrale alla pianta. E poi nessun diserbo, con un inerbimento sinergico che non prevede in nessun modo l’uso dei concimi e dell’irrigazione.

Le varietà sono: Chardonnay, Sauvignon, Tocai Giallo, Pinot Grigio, Merlot, Refosco dal Peduncolo Rosso. Queste uve vanno ad aggiungersi a quelle coltivate in pianura, nella Duline: Tocai Friulano, Schioppettino, Malvasia Istriana, Refosco dal Peduncolo Rosso e Verduzzo. Potremmo raccontarvi, ora, il sapiente uso del legno in vinificazione, potremmo e non lo facciamo perché saranno i vini a parlarvi, ancora una volta, e saranno loro a sussurrarvi piano le meraviglie di queste vecchie vigne che da grappoli un poco spargoli e concentrati sanno regalare un succo profumato, così carico di richiami, di sottili sfumature e di luminosa bellezza, quella per il palato e quella per l’anima.

 

Morus Alba 2011

Due diverse uve, Malvasia al 60% e Sauvignon al 40%, di diversa provenienza, la prima dalla pianeggiante Duline, la seconda dai pendii di Ronco Pitotti, si plasmano nella forza armonizzante della barrique per regalare un vino di profonda personalità dove gli accenti trovano una linea comune nelle diversità.

 

Gialloditocai 2009 (Magnum)

Eccezionale esempio di riscoperta e custodia di una varietà quasi scomparsa, il Tocai Giallo appunto, proveniente da circa 900 ceppi di Ronco Pitotti. Un vino emozionante, nel dinamico movimento dei suoi accenti che, dalla salvia al timo, virano verso frutte mature ma turgide e fragranti, note di fine e delicata sapidità.

 

ilMerlot 2009 (Magnum)

Dal recupero di vecchi biotipi friulani un rosso di eleganza cristallina. Un vino di classe superiore per la freschezza, la compostezza, la delicata ricchezza dei suoi accenti, morbidissimo, fine velluto rosso, note floreali e vegetali, perfetta sillogia nella natura dinamica dei suoi elementi costituenti.

 

(foto di Francesco Orini)

02-12-2013 | 11:36