Respirare la vigna argentina

Nella vigna si respira la polvere terrosa che un secco, asciuttissimo vento ha appena alzato.

Davanti si stagliano, nelle linee schiacciate di un orizzonte appena intuito, le mastodontiche forme della Cordillera andina. Appena più in basso il dinamico svolgersi della Precordillera. Il senso dei terremoti che spesso attraversano queste terre sta lì, nella pressione dell’una contro l’altra catena montuosa.

L’aria è calda e fredda insieme, siamo a oltre mille metri ma alla latitudine di El Cairo.

Qui, emisfero australe, è autunno inoltrato da noi piena primavera: la vendemmia è finita, ormai un mese fa, in questo lembo di suolo argentino, nel confondersi di una memoria lontana, sulle note di Francesco Guccini. 1983 o giù di lì.

l tassista, ah, il tassista non perse un istante a dirci che era pure lui italiano,
gaucho di Sondrio o Varese, ghigna da emigrante, impantanato laggiù lontano.
Poi quelle strade di auto scarburate e quella gente anni '50 già veduta,
tuffato in una vita ritrovata, vera e vissuta…

…e l'Argentina è solo l'espressione di un'equazione senza risultato,
come i posti in cui non si vivrà, come la gente che non incontreremo,
…l' Argentina, che tensione! Quella Croce del Sud nel cielo terso,
la capovolta ambiguità d'Orione e l'orizzonte sembra perverso.
Ma quando ti entra quella nostalgia che prende a volte per il non provato
c'è la notte, ah, la notte, e tutto, è via…

Nella vigna, un grappolo, non raccolto, abbandonato. Un grappolo di Malbec, di una pianta centenaria, franca di piede. Il suo acino è vellutato, morbido, compatto, nonostante il mese abbondante di dimenticanza.

Questo è un posto magico. Non è Nuovo Mondo, non siamo in Cile e niente ha a che fare con la moderna agronomia. No, e non siamo nemmeno nel Vecchio Mondo, non in Europa. Troppa luce, troppo sole, troppe alte montagne, ghiacciai e acque purissime, troppo nulla tutto attorno.

La luce, la qualità della luce, nel niente della piana andina, è come riverbero accecante per gli occhi. Per capire un poco più del vino, ma mai abbastanza per conoscerlo, perché il mistero è lì, nella sua continua fuggevolezza, dovevamo sfiorare questa terra. Il suolo di origine vulcanica non ha grandi qualità: è sabbia finissima povera di elementi. La differenza è in ciò che il tempo ha portato con sé, in questo lembo di mondo, dove l’indio si è mescolato ad altre razze, dove gli italiani, migrando, hanno messo radici e riproposto conoscenze antiche. Una vitivinicoltura fatta di contaminazioni e di suggestioni arcaiche.

Un vino fatto di pianta, senza la ferita inferta dal portinnesto, libera di crescere avviluppandosi ad alberello, fatto di luce, dove non esiste inquinamento di nessun tipo, fatto di acqua limpida proveniente dal disgelo di montagne alte oltre 6.000 metri, fatto di intuizioni dell’uomo, perché anche l’uomo ha una sua parte determinante, il suo sapere, le mani che portano idee e intuizioni.

Forse sapremo leggere questi segni; dopo avere visto sorgere un enorme sole alle spalle del vulcano Tupungato, ne capiremo il senso. Vino buono, vino vivo, vino che pulsa, che batte, che vibra, che nasce e che finisce. Senza morire mai. Nella fiamma di un ricordo. Oggi, ora, nel mese di maggio 2016, alle sei del mattino, tutto il resto è altrove.

Manos Negras, Teho Malbec 2011

Fin dal primo ingresso in bocca di una profondità emozionante in quella tensione tra tessitura finissima e volume vellutato, dove la densità della frutta è meno imponente e più raffinata. Un vino che pulsa, vive, si muove, ritorna in toni accentuati ai fiori secchi delicatissimi, alla terra, agli agrumi, scorze di arancio e cedro.

Achaval-Ferrer, Finca Altamira Malbec 2012

Frutta fragrante, fiore freschissimo, grafite, cacao, balsami, pepe bianco e thé Dajeeling e ancora questa note d’agrume tanto fine che torna a trovarci.

Santa Ana, La Mascota Malbec 2013

Vino aereo e dinamico, di una fragranza accentuata e sottile. I toni della frutta trovano richiami di bacca mediterranea, di fiore essiccato al sole, tenui retro profumi di cacao e grafite si modulano con la persistenza aromatica di accenti balsamici. Il quadro è elegante e soffice, di seta preziosa.

 

 

14-05-2016 | 00:33