Quando venne scoperta l'America?

Siamo nel XIV secolo. Una delle solite imbarcazioni veneziane cariche delle spezie più preziose sta per lasciare la laguna, destinazione Fiandre. Al comando della spedizione c’è Nicolò Zen che parte da Venezia nella primavera del 1383. Costeggia la costa adriatica, supera Malta, le colonne d’Ercole e via verso il freddo nord, con la speranza di cavalcare le onde e giungere a destinazione. Il vento soffia, Niccolò è fortunato, la sua nave fende le onde che spumeggiano sulla sua chiglia. Supera velocemente le coste delle Asturie, arriva in Francia e supera la Bretagna, poi entra nel canale della Manica. Ormai ci siamo, pensa Nicolò, qui l’oceano è molto più calmo, le correnti sono meno turbinose e la barca è meno in balia dei venti. Invece un bruttissimo temporale spinge la barca veneziana fuori rotta, il timone non risponde ai comandi e la vela si gonfia paurosamente.

Ormai il naufragio è certo, Nicolò cerca disperatamente di ammarare e riesce a trovare un’isola. Giunge nell’arcipelago delle Fær Øer. Lui e il suo equipaggio vengono salvati del capo della zona: Henry di Sinclair. I due fanno amicizia e a Nicolò viene proposto di guidare le navi locali per conquistare tutte le isole vicine. Il mercante veneziano accetta di buon grado e parte alla volta della sperduta Islanda. Come sempre Nicolò annota tutto quello che vede: ghiacci, geyser, la popolazione locale e il clima dell’isola; poi spedisce tutto a Venezia.

Nell’autunno la malinconia lo assale e torna in patria, vuole però che la sua esperienza non sia perduta e lascia ogni cosa a suo fratello Antonio che arriva velocemente in quelle terre; ed è grazie a lui che l’avventura si fa ancora più interessante. Nel 1397 arriva uno strano pescatore nell’isola. Dice di aver viaggiato per luoghi sconosciuti per ben 26 anni e mostra oggetti mai visti! Il naufrago però non è creduto e viene sbeffeggiano da tutti.

Solo Antonio e Synclair sono affascinati da questa storia tanto da reperire delle grandi navi per una spedizione alla ricerca di questa terra mitica. Antonio viene scelto come capo e appena possibile prende il largo assieme alla sua ciurma. La sfortuna vuole che anche questa volta una tempesta metta fuori strada la nave dello Zen che si trova improvvisamente costretto e ripiegare su Icaria (forse Terranova). Gira il timone verso la baia per far scendere i suoi, ma gli abitanti del luogo appaiono all’improvviso, urlando e lanciando loro delle frecce. Antonio decide quindi di tornare in mare aperto e di riprendere la rotta e, il 2 giugno del 1398, arriva nell’odierna Groenlandia. Dopo qualche giorno di attesa, incontra qualche abitante del luogo che molto rassomiglia agli abitanti asiatici racconti dal concittadino Marco Polo qualche tempo prima. Vista l’impossibilità di proseguire oltre, Antonio prende la via di casa. Arriva nelle Fær Øer e poi, colto dello stesso male del fratello, decide di tornare a Venezia, dove muore nel 1405. Lo Zen era arrivato nel moderno Canada in anticipo di quasi un secolo rispetto a Colombo.

Questo però è solo un bel racconto di un discendente dei prodi marinai veneziani. Si tratta delle memorie di un altro Nicolò che, preso dallo spirito del suo tempo, decide di scrivere le gesta dei suoi antenati. Una teoria, quella del Prof. Padoan dice che è tutto vero e che gli Zen scoprirono l’America per primi, mentre secondo Andrea da Mosto, la fonte non è attendibile.  Grazie ad un nuovo libro di Robilant ,“Irresistibile Nord”, molto è stato spiegato e raccontato. Molti dubbi fugati, altri invece rimangono tali, come è giusto che sia.

 

 

23-03-2015 | 15:20