Quando Thomas scrisse a Groucho

Groucho Marx, insieme ai suoi fratelli, rideva di tutto, dalla guerra ai piccoli conflitti quotidiani, dagli uomini di potere fino a sé stesso, giocando con le parole e ribaltando frasi fatte, stereotipi e modi di dire. Groucho non prendeva sul serio niente, portava tutto ai limiti del paradosso e del ridicolo, usando la parola come un’arma giocattolo che riusciva a far ridere appunto di tutto, anche di sé stessa, spingendosi fino al nonsense.

Una potenza espressiva rara caratterizzava Gruocho e i suoi fratelli, fisica – si pensi ad Harpo che nei loro film, non parlando mai, manteneva anche un po’ di tradizione del cinema muto – ma soprattutto verbale, caratteristica del wisecrack, un modo schietto di fare battute, taglienti, secche, tipiche del parlato popolare, che rende le maschere comiche ironicamente verbose. Gruocho parlava sempre, a proposito o a sproposito, contraddicendosi, scatenando una guerra come in Duck Soup (La guerra lampo dei fratelli Marx, 1933), sbeffeggiandosi di qualsiasi cosa che si trovasse ad affrontare.

Diventò anche una star radiofonica e poi televisiva con il programma You bet your life, dove non aveva remore nel prendere in giro tutti, anche un personaggio famoso come lo scrittore Ray Bradbury, con il quale Groucho scherzò senza problemi sul rapporto tra il romanziere e sua moglie.

Ma fu un altro grande scrittore a rendere Groucho Marx ancora più stranamente affascinante, uno dei più grandi poeti del Novecento: Thomas Stearns Eliot, premio Nobel per la letteratura nel 1948.

Eliot era un grande fan di Groucho Marx e nel 1961 gli scrisse una lettera come se fosse stato un ammiratore qualsiasi, richiedendo umilmente una foto autografata dell’attore e invitandolo in seguito ad andare a trovarlo a Londra. Groucho rispose entusiasta, richiedendo a sua volta una foto del poeta, lodandolo poi per la bellezza, con il suo solito tono assolutamente privo di serietà. Eliot continuò la corrispondenza chiedendo un’altra foto a Marx, stavolta con i suoi tipici baffoni finti che figuravano sul suo volto nei film, essendo ormai Groucho la sua pin-up più ambita, come scrisse il poeta stesso sulla stessa linea umoristica dell’attore. La corrispondenza andò avanti per molto tempo – ormai Groucho con la sua anarchia comica si firmava con il nome del suo corrispondente: Tom Marx – fin quando, nel 1964, i due amici di penna riuscirono a incontrarsi, con le rispettive mogli, a casa del poeta. Groucho dovette rinunciare al suo proposito iniziale di condurre una serata letteraria perché il suo amico era molto più propenso a parlare dei film, dimostrando di conoscere a memoria diverse battute di Groucho e rivelando a sua volta una vena ironica spiccata.

L’anno successivo T.S. Eliot morì e una delle più bizzarre amicizie della storia dovette inevitabilmente finire. Groucho Marx lo ricordò così:

“He was a nice man, the best epitaph any man can have”

“Era un brav’uomo, il migliore epitaffio che un uomo possa avere”.

 

 

29-06-2017 | 11:07