Perché tu Pennywise?
Nato dalla fantasia di Stephen King, il clown Pennywise rappresenta la maschera più celebre attraverso cui si presenta alle sue giovani vittime l’incarnazione del male assoluto che compare nelle pagine del suo romanzo fiume “IT”. Un’entità che si risveglia regolarmente ogni 27-30 anni riemergendo dalle fogne della cittadina immaginaria di Derry nel Maine. Dopo aver sconvolto per qualche settimana la sonnolenta vita di provincia con uno strascico pesante e doloroso di lutti e di cruenti omicidi, solo dopo essersi saziato a dovere e completando il suo tributo di sangue il mostro si ritira negli abissi per risvegliarsi solo la generazione successiva. Questa creatura può assumere le più diverse incarnazioni ma la sua fisionomia più fortunata è quella appunto del clown Pennywise perché la maggior parte della sua cruenta malvagità è destinata ai bambini indifesi ed il pagliaccio si trasforma in orco assassino dopo aver offerto alle sue innocenti vittime uno dei suoi palloncini rossi.
Perché premiare allora Pennywise? Non certamente per il suo curriculum di sangue ma per un’altra serie di curiosi motivi, legati soprattutto alla sua ciclicità.
Non dobbiamo infatti sottovalutare che proprio dopo trent’anni dall’uscita del romanzo finalmente proprio questo autunno abbiamo visto per la prima volta sul grande schermo il clown Pennywise nella prima trasposizione cinematografica del best seller di Stephen King.
E risvegliandosi dal torpore stavolta il pagliaccio si sarà sentito più a suo agio del solito perché questo 2017 che ci sta lasciando per più di una serie di circostanze è apparso legato a molti eventi di 27-30 anni fa che sono riemersi prepotentemente in questi mesi.
Iniziamo dal cinema e dalla televisione. La più prestigiosa rivista di cinema europea, la francese Cahiers du Cinema ha indicato come film dell’anno una serie tv. La nuova stagione di Twin Peaks diretta ancora una volta dal genio David Lynch. Tutti noi che abbiamo vissuto gli anni novanta con meno capelli bianchi di adesso ricordiamo che nel 1991 – anno perfettamente iscritto nel “ciclo Pennywise” – il tormentone era scoprire chi fosse l’assassino di Laura Palmer.
Se il seguito di Blade Runner (l’originale è del 1982) sfugge per fortuna a questa logica ed identifica un intervallo più ampio (come nel caso dell’imminente nuovo episodio di Star Wars), non dobbiamo sottovalutare il fatto che questo Natale non uscirà un nuovo cinepanettone ma vedremo una compilation antologica che celebrerà l’età dell’oro del genere, riproponendo sul grande schermo molte gag dai film di fine anni ottanta ed inizio anni novanta. Siamo ancora una volta quindi in perfetta sincronia.
Come la Rai che celebra i trenta anni di Indietro Tutta o come la nuova produzione Sky 1994, l’anno della discesa in campo del Cavaliere, un altro ritorno di questi mesi…
E non dimentichiamoci che è in uscita un nuovo capitolo di Jurrasic Park, quello che fu il blockbuster simbolo proprio di inizio anni novanta.
Il 2017 è anche l’anno che ha visto insediarsi alla Casa Bianca Donald Trump, ricco miliardario legato all’estetica dell’edonismo reaganiano che ha vissuto una vera e propria rinascita che lo ha portato alla presidenza degli Stati Uniti. Tutto questo ancora una volta sempre una trentina di anni dopo i suoi primi successi nella rovente New York degli yuppies.
Se è naturale nel calcio incontrare oggi sulle panchine più prestigiose e nei salotti televisivi personaggi come Allegri, Conte e Guardiola o Vialli, Marchegiani e Bergomi, le cui figurine Panini erano tra le più ambite nelle collezioni di 27- 30 anni fa, anche l’industria musicale non sfugge alla logica “Pennywise”.
I dischi più venduti questa settimana sono quelli di Jovanotti e degli U2. Personaggi alla ribalta da più di una trentina d’anni e sicuramente qualche successo precedente di loro il nostro pagliaccio lo avrà potuto ascoltare già anche nella sua precedente permanenza nel nostro mondo terreno.
Per questo, terminato un anno declinato veramente al passato, completamente nostalgico della generazione precedente, speriamo che il mostro – trovando stavolta un mondo non troppo diverso da come lo aveva lasciato – rallegrandosi per il premio di personaggio dell’anno si ritiri presto nei suoi abissi e ci lasci ad un 2018 che ci regali finalmente qualcosa di veramente nuovo.