Paese che vai, proverbio che trovi

 
Alzi la mano chi non ha mai orgogliosamente affermato, riferendosi a un proverbio delle sue terre: "Dalle mie parti si dice così". Niente di più sbagliato. Perché "i proverbi europei sono sostanzialmente gli stessi, dalla penisola iberica agli Urali, e vengono da lontano": dalla tradizione greca e latina, ma anche dal Vicino Oriente. Parola di Renzo Tosi, studioso che ha dedicata buona parte della sua carriera ai proverbi, autore, tra l’altro, del Dizionario delle sentenze latine e greche e del saggio La donna è mobile e altri studi di intertestualità proverbiale.

Come spiega lo stesso Tosi, proprio questa, una delle espressioni più verdiane del Cigno di Busseto, trova una sua elaborazione concettuale già nella lirica greca arcaica e poi nell’Eneide virgiliana ("La donna è sempre un essere variabile e mutevole"), per rinnovarsi, quindi, in secoli (e a latitudini) differenti nella letteratura europea.

Sempre a proposito del gentil sesso, e con un biasimabile atteggiamento maschilista, il poeta Ipponatte più di duemila anni fa scriveva: "Due sono i giorni veramente belli che dà la donna: quello in cui la si sposa e quello in cui la si porta al cimitero". Un macabro sarcasmo che troviamo anche in lingua inglese: "A wife brings but two good days, her wedding day and death day".

Chi non conosce poi il proverbio "La gatta frettolosa fece i gattini ciechi"? Un papiro scoperto nel 1974 ci ha consegnato un’espressione simile di Archiloco (poeta greco del VII secolo a.C.): "Temo, spinto dalla fretta, di far figli ciechi e prematuri, come la ben nota cagna". Al posto della gatta, la cagna: ma il concetto è identico.

O chi non ricorda l’avido Mazzarò, che, in una celeberrima novella di Verga (La roba), ormai vicino alla morte, esclama: "Roba mia, vientene con me!"? Si tratta di un ribaltamento di senso della sentenza filosofica "Omnia mea mecum porto", secondo cui il saggio ha all’interno dell’animo tutte le sue ricchezze.

Insomma, per concludere con un altro proverbio che ben sintetizza il fenomeno, "Tutto il mondo è paese". O almeno tutta l’Europa.

(Immagine di copertina di Lorenzo Dondi)

23-03-2014 | 11:01