Ora inizia la Shoah

Durante i primi giorni di ottobre del 1938, il governo di Varsavia revoca il diritto di cittadinanza agli Ebrei polacchi residenti all’estero da oltre cinque anni. Come conseguenza immediata, il ministero degli interni del Reich dispone che quelli di loro che si trovano in Germania vengano espropriati dei loro beni e siano rimpatriati coattivamente. La Polonia, però, rifiuta di accoglierli e li blocca alla frontiera. È così che oltre quindicimila persone, cacciate dalle loro case e private di tutto, vengono ammassate dalle SS in un campo profughi allestito alla bell’e meglio nel villaggio di Zbaszyn, al confine tra i due paesi.

In quella folla di gente smarrita e senza risorse c’è anche la famiglia di Herschel Grynszpan. Suo padre, sua madre e sua sorella arrivano da Hannover, la città dove hanno abitato dal 1911 in poi. Di punto in bianco, le camicie brune li hanno caricati con la forza su un treno, dopo aver stampato la J maiuscola di Jude sul loro passaporto. Herschel, che ha diciassette anni, vive a Parigi presso gli zii, senza un permesso di soggiorno, in clandestinità. Due  anni prima, in Germania, gli è stato  negato il permesso di lavoro in quanto ebreo e non ha potuto ottenere un visto per la Palestina a causa della minore età. Così, non è riuscito a fare di meglio che emigrare in Francia in modo irregolare. Di fatto le leggi lo hanno reso randagio e fuorilegge prima ancora che diventasse uomo, anche se, come un uomo adulto, stava solo cercando di vivere onestamente del proprio impiego.

La mattina del 3 novembre, la zia gli recapita un biglietto in arrivo dalla Polonia. “Nessuno ci ha detto cosa stia accadendo, ma ci siamo resi conto che questa potrebbe essere la fine. Non abbiamo un centesimo, potresti mandarci qualcosa?”. Herschel, già profondamente ulcerato dalla propria condizione di reietto, riceve le parole scarne di sua sorella Berta come un’ennesima ferita. La crudeltà e l’ingiustizia di quell’ incomprensibile deportazione gli provocano un violento disgusto ed al sentimento d’impotenza fa eco l’urgenza di ribellarsi. In un attimo, senza troppi calcoli, matura la decisione irrevocabile che cambierà la vita sua e di molti altri: deve compiere un gesto eclatante che sbatta sulla faccia del mondo tutte le sofferenze inflitte agli Ebrei, un gesto estremo contro quei porci marchiati con la svastica. Suo zio tiene una pistola nascosta nell’armadio.

Il 7 novembre, Herschel lascia una nota di poche righe sul comodino della sua camera prima di uscire di casa. “Essere ebreo non è un crimine. Io non sono un cane. Io ho il diritto di vivere ed il popolo ebraico ha il diritto di esistere su questa terra. Dovunque sia stato, sono stato inseguito come una bestia”. Si reca all’ambasciata tedesca, chiede di vedere un funzionario al quale rimettere un documento “importante”. Lo riceve Ernst vom Rath, terzo segretario d’ambasciata. Il ragazzo gli rivolge un sorriso che è una smorfia di tensione, estrae la pistola automatica dalla tasca dell’impermeabile e gli spara tre colpi nel ventre. Mentre il diplomatico si accascia al suolo, Herschel urla: “Sei un lurido crucco e questo è il documento che ti devo consegnare a nome di quindicimila Ebrei perseguitati”.

Vom Rath morirà due giorni dopo.

Per la propaganda nazista l’omicidio di un funzionario tedesco, commesso da un clandestino ebreo quale ritorsione contro “un provvedimento di ordine pubblico”, è  manna dal cielo. Immediatamente viene dato grande risalto alla notizia e si descrive Grynszpan come un agente del complotto ebraico contro la Germania. Non ci vogliono più di ventiquattr’ore perché l’Imbianchino ed i suoi tirapiedi diano esecuzione ad una rappresaglia tanto repentina quanto feroce, quella che passerà alla storia come la Notte dei cristalli.

Il 9 novembre 1938, data in cui il NSDAP celebra il quindicesimo anniversario del Putsch della Birreria ed il ventesimo della sconfitta tedesca nella Grande Guerra, i vertici del partito sono riuniti a Monaco per la cerimonia di commemorazione. Il Führer dà ordine al ministro della propaganda Goebbels ed al comandante della Gestapo Heydrich di scatenare il pogrom nel quale “una volta tanto gli Ebrei capiranno cosa sia la collera del popolo”. La sera stessa scoppiano i primi incendi. Oltre cento sinagoghe vengono simultaneamente devastate e date alle fiamme in varie parti del paese. Migliaia di negozi, attività commerciali ed abitazioni di proprietà di Ebrei sono saccheggiati e distrutti da gruppi di comuni cittadini e SA in borghese. Numerosi sono gli stupri e parecchie decine gli omicidi. Più di ventimila Ebrei vengono arrestati e deportati nei campi di Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen. Da Osnabrück a Monaco e da Colonia a Berlino, le strade delle città sono avvolte dal fumo dei roghi ed i marciapiedi coperti dai frantumi delle vetrine, mentre i cori rabbiosi dei guastatori coprono le urla di terrore delle vittime. L’Imbianchino ha spalancato le porte dell’inferno.

La mattina seguente, allorchè le violenze si protraggono ancora sporadicamente e gli arresti si susseguono, il governo tedesco rilascia una nota ufficiale secondo la quale gli stessi “Giudei” sono responsabili dei tumulti ed impone per decreto una sanzione di un miliardo di Reichsmark alla comunità ebraica. Inoltre, ordina la confisca di tutti i premi delle assicurazioni destinati agli Ebrei le cui case e negozi siano stati distrutti o saccheggiati, lasciando alle vittime l’onere di pagare i danni di tasca propria. Appare chiaro che, se la Notte dei cristalli è stata messa in scena come un’ondata spontanea di sdegno popolare, in realtà si è trattato dell’esecuzione di un piano da tempo preordinato per escludere definitivamente gli Juden dalla vita economica e strutturare la loro persecuzione con modalità militari.

La stampa internazionale rende noti gli avvenimenti all’intero mondo occidentale. In seguito alle pressioni dell’opinione pubblica, il presidente Roosevelt richiama in patria per consultazioni l’ambasciatore americano a Berlino, Hugh Wilson, che non tornerà più in Germania. Analogamente, il rappresentante del Terzo Reich nella capitale statunitense, Hans Dieckhoff, rientra in Germania lasciando vacante la sede di Washington. Dal canto loro, invece, le élites dirigenti delle potenze democratiche europee si mostrano del tutto inerti di fronte all’enorme gravità di quanto è accaduto. In Francia ed in Inghilterra, dopo la Conferenza di Monaco di fine settembre in cui hanno ceduto completamente a Hitler, i governi sono ancora avvinti dalla pia illusione di una pace durevole. E, così, il Führer può perseguire indisturbato i suoi obiettivi. È proprio in quell’autunno del 1938 che hanno inizio le deportazioni di massa. Il lager di Buchenwald, vicino a Weimar, inghiotte le prime migliaia di Ebrei.

Il 10 novembre all’ora di pranzo, qualcuno bussa con insistenza alla porta di casa Salomon. Nessuna visita è attesa. Albert, Paula e Charlotte si rivolgono uno sguardo interrogativo mentre un fremito d’inquietudine percorre i loro corpi. Poi, il professor Salomon, con l’abituale cortesia, chiede alla domestica di andare ad aprire. Una pattuglia della Gestapo fa irruzione. È comandata da un giovanotto arrogante e glabro che, alzando il tono molto oltre il necessario, intima al capofamiglia di prendere il cappotto e di seguirlo. Deve essere immediatamente condotto al posto di polizia per rendere una dichiarazione della massima importanza. Il giovanotto non precisa né dove né perché né, tantomeno, su quale materia. Albert vorrebbe almeno salutare sua moglie e sua figlia con un bacio, portare con sé gli occhiali da lettura. Non gliene danno il tempo. Due porci in divisa lo trascinano fuori e, dopo avergli fatto fare le scale a spintoni, lo infilano di forza in un’auto scura. Il loro capo li segue con passi nervosi, prima di uscire grugnisce qualcosa di insensato contro le due donne ancora paralizzate sulle loro sedie, poi sbatte con violenza la porta dell’appartamento e scompare. Tutto si è consumato in un attimo. Charlotte sente mancare il respiro. Si copre il volto con le mani. Scoppia in lacrime.

A Colonia, nessuno si è presentato da Philipp e Rahel Nussbaum. Ma, i genitori di Felix hanno visto gli incendi ed i saccheggi. Si sono rintanati in casa ad aspettare. Due giorni dopo la Notte dei cristalli, l’11 novembre, ricevono una telefonata del figlio Justus da Amsterdam. È riuscito ad avere notizie. La loro villa è stata invasa da un’orda di maiali che ne hanno risparmiato solo i muri. Della sinagoga di Osnabrück non resta che un cumulo di travi carbonizzate. Sembrerebbe che il rabbino capo e due delle sue figlie siano stati linciati. Molti sono i loro conoscenti che hanno subito violenze di ogni sorta ed altrettanti quelli che sono stati arrestati. Justus vuole assolutamente che i genitori trovino il modo di lasciare il paese per raggiungerlo in Olanda. Passando dal Belgio, forse, la cosa è ancora possibile. A Bruxelles c’è Felix che potrà aiutarli.

Il 12 novembre l’Imbianchino promulga a firma diGöringl’ “Ordinanza per l’ esclusione degli Ebrei dalla vita economica tedesca”. 

Articolo I                                                                                                                                    

1. Dal 1° gennaio 1939, è proibito agli Ebrei il libero esercizio della vendita al dettaglio, della vendita per corrispondenza e dell'artigianato.                                            2. A decorrere dalla stessa data, agli Ebrei è altresì proibito promuovere e pubblicizzare beni e servizi in qualsiasi mercato, fiera o mostra e accettare ordini di acquisto.                                                                                                                                       3. I negozi giudei che opereranno in violazione di questa ordinanza saranno chiusi dalla polizia.

Articolo II                                                                                                                                  

1. A nessun ebreo è consentito amministrare un'impresa con la qualifica di "amministratore" secondo la definizione che di tale termine dà la legge sul Lavoro Nazionale del 20 Gennaio 1934.                                                                                    

2. Qualora un ebreo ricopra una carica direttiva all'interno di un'impresa, potrà essere licenziato con un preavviso di sei settimane. Al termine di questo periodo tutti i diritti derivanti dal contratto d'impiego, specialmente quelli relativi a compensazioni e pensioni, saranno considerati nulli.

Articolo III 

1. Nessun ebreo può essere membro di una Società Cooperativa.                                   

2. Dal 21 Dicembre 1938, gli ebrei membri di Cooperative perderanno la qualifica di socio. Non sarà necessaria alcuna notifica.                                                                                                                                                                                                                 

Articolo IV                                                                                                                      

I Ministeri competenti del Reich sono incaricati di emanare i regolamenti richiesti per l'attuazione di questo decreto. Saranno permesse eccezioni soltanto nel caso di trasferimento di proprietà di aziende ebraiche a soggetti non ebraici.

Si chiude così La Notte dei cristalli. La Shoah è iniziata. 

12 novembre 1938                                                                                                               

A Washington, Charlie Chaplin deposita la prima sceneggiatura de “Il grande dittatore” presso la Library of Congress. Adenoid Hynkel è il nome del dittatore di Tomania, mentre Benzino Napaloni è il duce di Batalia.

8 dicembre 1938                                                                                                      

Heinrich Himmler firma il “Decreto per Combattere la Piaga degli Zingari” che li definisce una razza inferiore. La legge affida alla Polizia Criminale il compito di creare una banca dati nazionale per registrare tutti gli Zingari residenti nel territorio del Reich e crea l’Istituto di Ricerca per l’Igiene della Razza e la Biologia della Popolazione, l’unico ente autorizzato a determinare l’appartenenza alla “razza degli Zingari”. La direzione dell’Istituto viene affidata al Dottor Robert Ritter.

Ultimi giorni di dicembre 1938                                                                                     

Il Regno Unito accoglie circa diecimila profughi ebrei in fuga dalla Germania. Si tratta perlopiù di bambini.

4 gennaio 1939                                                                                                          

Felix Nussbaum porta a termine il quadro iniziato subito dopo aver ricevuto notizia della Notte dei cristalli. Si intitola “Perle”. Al centro, il viso di una donna che piange. Le sue lacrime sono perle. Proprio come quelle della collana che porta al collo. Davanti al suo, sta il volto di suo figlio. Attonito ed inespressivo, sembra quello di un fantoccio. Dietro di loro, in un paesaggio di cenere e fumo, s’intravedono sagome armate di bastoni, corpi distesi al suolo e tombe. È un olio su tela di piccole dimensioni, pieno di violenza e di dolore.

26 gennaio 1939                                                                                                        Barcellona cade nelle mani delle truppe franchiste fiancheggiate dai fascisti italiani. Oltre duecentomila soldati repubblicani, insieme ad altre decine di migliaia di donne e bambini, fuggono in Francia e chiedono asilo. Vengono stipati in grandi campi di internamento che il governo di Parigi ha approntato non lontano da Perpignan, lungo la costa mediterranea. A Saint-Cyprien, Cap d’Agde e Argelès-sur-mer, i rifugiati vivono sulla spiaggia, in aree recintate da filo spinato e sorvegliate dai soldati senegalesi. Non ci sono pagliericci né brande, l’approvigionamento di viveri e acqua è insufficiente, le condizioni igieniche sono catastrofiche ed i guardiani compiono quotidianamente soprusi, vessazioni e razzie.

9 febbraio 1939                                                                                                                

Grazie all’intercessione di alcuni ammiratori che Paula può ancora contare tra gli ufficiali della Wehrmacht, lei e Charlotte riescono finalmente a sapere che Albert è vivo e si trova nel campo di Sachsenhausen, a nord di Berlino. Charlotte osa recarsi al posto di guardia che sta all’ingresso del lager e chiede ai piantoni di vedere il padre. Ovviamente, non le viene concesso. Allora, li prega di consegnargli una coperta che ha portato con sé. I soldati prendono la coperta, la usano per pulirsi gli stivali e minacciano Charlotte di arrestarla se non se ne va immediatamente.

21 febbraio 1939                                                                                                                

Il “Decreto sulla Consegna dei Metalli e delle Pietre Preziose posseduti dagli Ebrei” impone loro di consegnare allo Stato tutti gli oggetti d’oro e d’argento, i diamanti e altri oggetti preziosi, senza alcun risarcimento.

10 marzo 1939                                                                                                                          

Albert Salomon viene rilasciato. Gli sforzi e le umiliazioni che sua moglie Paula si è inflitta per ottenerne la liberazione hanno finito con l’essere premiati. Al suo ritorno a casa è un uomo irriconoscibile. Smagrito all’inverosimile, svuotato da quattro mesi di violenze quotidiane e lavori forzati, trascorsi con la paura costante di essere  giustiziato come molti dei suoi compagni, sfinito dall’enorme fatica fatta nel resistere e conservare la propria dignità in quelle condizioni disumane. Gli resta la forza solo per supplicare la sua adorata Charlotte di partire finché può, finché non le serve un passaporto per espatriare perché non ha ancora compiuto i ventidue anni. Lo sa il Cielo quanto la vorrebbe sempre vicino, ed in quel momento in particolar modo, ma ha vissuto sulla propria pelle il futuro che li attende tutti e non ha più  dubbi sul fatto che l’esilio sia l’unica possibilità di salvezza.

15 marzo 1939                                                                                                                

Hitler ottiene la firma dei termini di resa da parte del presidente Hàcha con la sola minaccia di un bombardamento aereo sulla capitale cecoslovacca. Le truppe naziste possono entrare a Praga senza incontrare resistenza. Così, il Reich occupa e annette i territori di Boemia e Moravia che diventano un protettorato tedesco. La Germania si espande ben oltre i Sudeti e si impadronisce non solo degli armamenti di un esercito moderno, ma anche delle numerose fabbriche metallurgiche del paese.

21 marzo 1939                                                                                                                         

È il primo giorno di primavera. Il giorno in cui Charlotte lascia Berlino per sempre. Né le insistenze di Paula né le preghiere di suo padre l’avrebbero mai convinta a partire. Abbandonare l’uomo amato per salvarsi la vita le sembrava il più meschino dei tradimenti. Solo le minacce e le promesse di Alfred l’hanno costretta ad accettare l’idea. Lui le ha giurato che, se fosse rimasta, non avrebbe voluto vederla mai più. Invece, una volta al sicuro in Francia, l’avrebbe raggiunta appena possibile. E così, Charlotte si è arresa. Non credergli sarebbe stato un altro modo di tradirlo. È stata Paula che ha organizzato la fuga. Ha chiesto ai nonni di inviare un telegramma nel quale si diceva che la nonna era in condizioni critiche e che la presenza di Charlotte era necessaria per assisterla. Poi, con quello, è riuscita ad ottenere per la ragazza un visto di uscita dalla Germania valido due settimane. Sono proprio Paula e Alfred che la portano alla stazione. Suo padre non se l’è sentita. Sulla soglia di casa l’ha abbracciata e l’ha baciata come quando era bambina, ma si è sforzato di farlo senza enfasi, quasi si trattasse di una normale partenza per le vacanze. Quando la porta si è chiusa, le sue gambe hanno cominciato a tremare. Si è lasciato andare su una poltrona e, stringendosi le mani fino a farsi male, ha pianto a lungo, singhiozzando forte. Sui marciapiedi, in prossimità dei binari, ci sono pattuglie di SS che controllano i documenti. Nessuno, però, chiede a Charlotte di mostrarli. I saluti sono brevi, non bisogna attirare l’attenzione. Paula e Alfred si comportano come due zii che stessero riaccompagnando la nipotina dopo una visita di cortesia. Charlotte li fissa dal finestrino e fa un cenno con la mano. Nel momento esatto in cui il treno parte, ognuno di loro prova quella stessa sensazione di disperato sollievo che inevitabilmente segue la morte di una persona cara da troppo tempo sofferente.

28 marzo 1939                                                                                                                  

Le milizie di Franco, i fascisti italiani e le brigate della Wehrmacht entrano a Madrid. Tre giorni dopo, il generalissimo annuncia che la guerra è finita. L’esperienza repubblicana è affogata in un bagno di sangue. La Spagna è nelle mani del dittatore.

7-8 aprile 1939                                                                                                                 

Oltre cinquantamila soldati italiani invadono l’Albania. Incontrando una debole resistenza, prendono Durazzo, Valona e Tirana nell’arco di quarantott’ore. Mussolini dichiara ufficialmente l’annessione del paese all’Impero Italiano.

 16 aprile 1939                                                                                                                    

Con un caloroso messaggio trasmesso dalla radio, il nuovo papa Pio XII saluta la vittoria fascista in Spagna e benedice le truppe italiane in Albania.                             

Charlotte compie ventidue anni. A Villefranche - sur - Mer, trascorre le giornate insieme ai nonni, cercando di rendersi utile nelle faccende quotidiane. La signora Moore apprezza particolarmente la sua compagnia e la sua conversazione e non lesina le attenzioni verso di lei. Ma, le ore passano lentamente, è difficile arrivare a sera. I suoi pensieri sono ancora tutti a Berlino, con suo padre, spesso, e con Alfred, sempre. 

20 aprile 1939                                                                                                                            

Per il suo cinquantesimo compleanno, il Führer riceve in dono dai gerarchi nazisti il Nido dell’Aquila, lo chalet alpino ideato dal suo segretario personale Martin Bormann.  

9 maggio 1939                                                                                                          

Philipp e Rahel Nussbaum si vedono rifiutare il visto di ingresso in Belgio. L’unica possibilità che resta loro per raggiungere Amsterdam è quella di varcare clandestinamente la frontiera olandese. Partiti da Colonia in treno, scendono ad Aquisgrana dove hanno prenotato una camera all’Hotel delle Terme. Dopo aver effettuato la registrazione e lasciato i bagagli, escono dall’albergo per una passeggiata. Mentre cala il sole, percorrono a braccetto un paio di kilometri lungo i viali che vanno verso ovest e, non appena è buio, scompaiono nei campi alla periferia della città. Camminano per oltre due ore nella stessa direzione e finalmente, come per miracolo, scorgono già le prime luci di Vaals davanti a loro. Nessuno li ha visti, il confine è ormai alle spalle. Sono in Olanda. Justus li aspetta ad Eindhoven il mattino seguente. Sarà nella sua auto, davanti alla stazione ferroviaria.   

22 maggio 1939                                                                                                                   

Ciano e von Ribbentrop firmano a Berlino il “Patto d'Acciaio”, l'alleanza politica e militare che lega l'Italia fascista alla Germania nazista.

13 giugno 1939                                                                                                                      

Felix riceve una lettera del dottor Klein. Accompagna un assegno in dollari per la vendita di due tele realizzate a Ostenda nel 1937. Una è una vista del porto, nella quale appaiono solo personaggi di spalle che guardano un mare invisibile allo spettatore del quadro. L’altra è una scena notturna in un deposito di legname. Anche in questo caso due figure di spalle occupano il centro del dipinto. Sono un uomo che indossa una lunga tuba ed un ragazzino a piedi scalzi. Di fianco a loro un’ ingombrante locomotiva a vapore. Entrambi i lavori sono pervasi da un’atmosfera surreale di attesa e sospensione del tempo, come in un fermo immagine. La lettera di ringraziamento che Felix indirizza al dottore termina con queste parole : “Temo che qui, in Europa, stia per succedere qualcosa di irreparabile”.

23 agosto 1939                                                                                                                            

Il Reich e l’URSS firmano a Mosca un patto di non agressione con il quale l’ Imbianchino vede riconosciute le sue pretese sulla Polonia occidentale.

1°settembre 1939                                                                                                                      

I nazisti occupano Danzica ed invadono la Polonia. Quarantotto ore dopo, Francia e Regno Unito dichiarano guerra alla Germania. Ha inizio la Seconda Guerra Mondiale.

...continua

 

 

 

16-12-2019 | 22:25