Marinetti aveva previsto Facebook

 

Prodromico al fascismo e sicuramente a esso legato, il movimento futurista è stato per troppo tempo, e continua a essere tutt'oggi, snobbato per l'apparente forte legame ideologico con l'estrema destra nascente nell'immediato primo dopoguerra. 

Sotto molti punti di vista è innegabile che lo stesso fascismo di piazza Sansepolcro raccogliesse appieno il corpus ideologico e culturale del futurismo, come esso si proponeva come un movimento antiborghese, anticlericale, modernista e violento. Entrambi i movimenti avevano tra i loro punti salienti lo slancio rivoluzionario e iconoclasta e la sacralizzazione della guerra. Ma Il futurismo ben al di là del supporto ideologico fornito al fascismo, presenta aspetti straordinari e assolutamente originali sul piano artistico e concettuale: aspetti come il mito per la velocità, la totale distruzione di ogni regola sintattica e grammaticale nella scrittura e nella poesie, di ogni manierismo nell'arte figurativa, e il più completo rinnegamento del passato, o meglio, una distruzione dello stesso anche nelle sue espressioni architettoniche, accademiche e museali.

Proprio Filippo Tommaso Marinetti, il fondatore del movimento futurista, definiva con disprezzo “passatismo” tutto ciò che si sarebbe opposto al nascente movimento futurista e lo identificava come l'intero retaggio storico e culturale del passato stesso. Il futurismo, a detta dei suoi promotori, doveva essere una nuova forma d'arte totalizzante: tutto ciò che circondava l'uomo moderno sarebbe dovuto essere futurista, non solo l'arte ma anche la moda, l'architettura, gli arredamenti e persino la cucina.

Ma quello che oggi appare incredibile è come Marinetti, così abituato a pensare al futuro in quello che oggi è un lontano passato dei primi anni del Novecento, sia arrivato a profetizzare aspetti della nostra società globalizzata che si sono realizzati solo negli ultimi anni.

Oltre a mezzi superveloci che avrebbero permesso collegamenti fulminei tra i territori del globo creando una società cosmopolita, Marinetti profetizzò che l'uomo del futuro avrebbe parlato attraverso telefoni senza fili e sarebbe vissuto in ambienti climatizzati. Profetizzò una società multimediale affermando che “Nei prossimi decenni grazie all'uso dell'elettricità scriveremo su libri di nichel alti non più di tre centimetri dotati tastiere e ciascuno di questi conterrà l'equivalente di centinaia di migliaia di pagine”. Ma il vaticinio che suscita più stupore, se visto con gli occhi di oggi, fu quello di predire un sistema paragonabile a internet e ancor più nello specifico ai social network che tanto hanno influenzato la nostra vita odierna.

In maniera del tutto inattesa Marinetti fu capace di preconizzare (più di un secolo fa) che “L'uomo del futuro avrà solo un modesto interesse di conoscere come sono vissuti gli uomini del passato, ma avrà bensì una continua smania di sapere come vivono e cosa fanno in ogni momento gli altri uomini del suo tempo in tutto il pianeta, e attraverso l'uso dell'elettronica avrà i mezzi a disposizione per essere continuamente informato in ogni istante”.

Parole che lasciano impietriti se si considera che a quei tempi la stessa energia elettrica era agli albori della sua diffusione. Si può dire quindi che in molti aspetti delle nostre vite quotidiane le idee dei futuristi sono divenute ordinaria realtà, e forse ben più di ogni invenzione tecnologica vaticinata da Marinetti, un elemento più di ogni altro sia divenuto un valore fondamentale di questo nostro ventunesimo secolo, il principio cardine stesso del futurismo: la velocità. Oggi il nostro mondo è dominato da una vera e propria ossessione per la velocità: la rapidità con cui cambiano le mode, i costumi, i pensieri stessi, dove qualunque prodotto è vecchio un istante dopo la sua nascita e dove non c'è mai spazio per chi arriva secondo in questa continua corsa.

Perché come ben scrisse lo stesso Marinetti “Il tempo e lo spazio vivono ieri, noi abbiamo già creato l'eterna velocità onnipresente”.

 

 


27-12-2014 | 14:21