Lasciatemi coltivare il mio labirinto

“Laissez-moi cultiver mon jardin” con questa frase di Voltaire Franco Maria Ricci (sopra, in una foto storica di Ferdinando Cioffi) nella primavera del 2004 si accomiatava dai suoi lettori, sparsi in tanti paesi del pianeta, che avevano con passione seguito le sue attività editoriali e soprattutto la rivista “FMR” (le iniziali dell’editore lette alla francese “effemere” significano effimera). Franco lasciava la rivista considerata la più bella del mondo con una promessa: “Io, come molti signori di una volta, mi dedicherò alla costruzione di un giardino. Ci saranno rovine e bambù, all’ombra dei quali nasceranno un grande labirinto, una biblioteca e tante altre cose superflue”.  Promessa mantenuta.

A dieci anni di distanza a Fontanellato, nella campagna vicino a Parma, Ricci ha realizzato un labirinto su di un terreno di decine di ettari, in un quadrato di 300 metri di lato, ha costruito un percorso complessivo di tre chilometri fiancheggiato da alte siepi di esotico bambù. Anziché il più convenzionale bosso, troppo lento nella crescita, è stato scelto il prodigioso bambù dallo sviluppo molto veloce. Infatti nel labirinto ha già raggiunto la piena maturità e una ragguardevole altezza di cinque o sei metri formando ombrose gallerie in cui è possibile perdersi.

Ma non è solo un grande e spettacolare giardino quello che Ricci ha realizzato. Da curioso e raffinato conoscitore di opere d’arte e da appassionato bibliofilo ha raccolto nel tempo una collezione eccentrica di quadri, sculture, mobili e oggetti e l’intera produzione edita da Giambattista Bodoni il grande tipografo ed editore neoclassico settecentesco a cui le attività delle edizioni FMR si sono ispirate.

Ora una fondazione riceverà tutto questo straordinario patrimonio e gestirà il labirinto dotato di edifici ormai completati che diventeranno museo, biblioteca, sale per esposizioni temporanee ma anche ristorante, chiesa, negozi dove si potranno acquistare libri, culatelli, prodotti tipici e oggetti stravaganti. Tutto questo in due edifici a corte realizzati con i tradizionali mattoni padani. Il primo costituirà l’ingresso al labirinto e ospiterà al primo piano il museo. Il secondo al centro del labirinto sarà raggiunto da chi avrà completato il percorso e trovata l’uscita attraverso una piramide entrerà in una piazza chiusa sugli altri tre lati da un ampio porticato. Le architetture sono semplici, austere e tutto è disegnato secondo canoni e proporzioni meditate sul lavoro di grandi architetti del passato. Le modanature, i capitelli e i dettagli decorativi realizzati a disegno in terracotta lavorata a mano dal bel colore rosato.

La progettazione e la realizzazione del cantiere é stata ed è ancora una grande avventura ormai al termine, un dialogo a tratti disteso e sognante a tratti serrato e concreto in cui il committente Franco Maria Ricci, come un principe rinascimentale, e l’architetto, il sottoscritto, hanno pensato, disegnato, corretto, modificato e perfezionato questa utopia costruita: il labirinto più grande del mondo.  

 

  

26-06-2014 | 18:37