Ogni manuale di criminologia che si rispetti annovera tra i serial killer più feroci il nome di Leonarda Cianciulli nota alle cronache come La Saponificatrice di Correggio.

Leonarda, Nardina per le persone intime, era nata a Montella (Avellino) nel 1894, ultima di sei figli, forse concepita a causa di uno stupro, epilettica dalla nascita e con diversi tentativi di suicidio mal riusciti durante l’adolescenza, ha rappresentato degnamente la figura del “Mostro della porta accanto”.

Nella sua lunghissima autobiografia "Memorie di un’anima amareggiata”  (settecento pagine circa) Leonarda racconta tutto di sè con elementi che sembrano strappati alla letteratura gotica. E lo fa da detenuta fiera. Fiera di aver ucciso per amore dei propri figli.

La vita di Leonarda è profondamente caratterizzata da un elemento profetico. Prima la madre, in punto di morte, la maledice dicendole che avrebbe avuto una vita di miserie. La seconda profezia, la più brutta, proviene da una zingara che le aveva predetto che tutti i suoi figli sarebbero morti.

Queste  profezie tagliano in due parti la vita di Leonarda: una parte consacrata alla truffa e una seconda alla violenza estrema. In Basilicata, dove si era trasferita con il marito Raffaele Pansardi, aveva collezionato diverse denunce per truffa.

Era la Basilicata dei primi anni Venti e Leonarda per “arrotondare” lo stipendio da impiegato del catasto del marito, era riuscita  ad essere parte attiva di una grande truffa che riguardava i fondi per i terremotati del Vulture. Dopo due condanne e diverse segnalazioni alla polizia era riuscita a trasferirsi a Correggio in una casa in Corso Cavour 11.

A Correggio l’elemento  della truffa si fortifica e stringe un patto mortale con l’orrore. Leonarda che nel corso degli anni non si era distaccata dalla profezia della zingara: aveva avuto realmente una serie dolorosa di aborti e di figli nati morti. Ma, nonostante questo, tramite un incantesimo ad opera di una strega di paese, era riuscita ad avere quattro figli, proprio per loro decide di costruire il suo “altare domestico dei sacrifici”.

Siamo nel 1939 e con lo scoppio della seconda guerra mondiale la Cianciulli è terrorizzata dall’idea di perdere l’amato figlio Giuseppe che studia lettere a Milano. Leonarda allora decide che soltanto sacrificando sangue umano avrebbe salvato la vita a Giuseppe, sangue in cambio di sangue, tutto per placare quel dio oscuro di cui si sente vittima dalla nascita.

La Cianciulli tanto sofferente quanto esaltata era arrivata a paragonarsi alla dea Teti, la più bella delle Nereidi con il dono della Metamorfosi. Anche a Teti era stato predetto che avrebbe partorito un figlio e che sarebbe stato più forte del padre ma quale dio avrebbe potuto mai accettare la supremazia del proprio figlio? Così Teti scelse il mortale Peleo per concepire Achille e per renderlo invulnerabile lo immerse nel fiume Stige.

La dea Leonarda decise che il suo fiume sarebbe  stato di sangue e così grazie alle sue doti di manipolatrice era riuscita ad avvicinare a se delle donne, quasi tutte donne sole , chi in cerca di amore, chi di una nuova vita. Leonarda le “corteggiava”, le faceva sentire a proprio agio, diveniva loro confidente.

Ad Ermelinda Setti aveva promesso un marito, a Francesca Soavi un lavoro e la stessa promessa l’aveva fatta alla cantante lirica Virginia Cacioppo. La prassi di Leonarda era sempre la stessa: una volta ottenuta la fiducia delle vittime chiedeva loro di non salutare i propri parenti e di andare via senza lasciare tracce e poi le uccideva con armi da taglio, sezionava i corpi, scioglieva le parti grasse con soda caustica e pece greca e raccoglieva a parte il sangue.

Con il miscuglio che otteneva forgiava delle saponette  che regalava ad amici e conoscenti e con il sangue faceva dei  biscottini che mangiava lei e che faceva mangiare al figlio  Giuseppe .

I biscottini preparati per Giuseppe erano pari al fiume Stige per Achille e proprio come Achille anche Giuseppe e Leonarda avevano un tallone a tradirli. Il  loro “tallone”  consisteva nelle truffe di cui  non sapevano fare a meno.

 Una volta sacrificate le sue vittime Leonarda si appropriava dei loro gioielli, dei loro soldi e dei loro buoni del tesoro e fu proprio un buono del tesoro, suffragato dalla denuncia della cognata di una delle vittime, a tradire Leonarda.

Il dodici giugno del 1946 si aprì a Reggio Emilia il processo che decretò la nascita di un nuovo mostro  : La saponificatrice di Correggio e quando l’accusa le chiese se avesse ucciso per soldi , Leonarda che era convinta di essere una dea rispose che l’aveva fatto solo per sacrificio.

E’ noto che la Cianciulli ebbe degli aiutanti: un prete che le procacciava le vittime, un consulente bancario e infine il figlio Giuseppe che nei sacrifici non l’aveva mai lasciata sola. Per loro nessuna condanna. Leonarda finì i suoi giorni nel manicomio criminale di Pozzuoli tra letture, visite dei figli e dolcetti che preparava e che nessun compagno di prigionia osava mangiare.