La più bella del reame

Devo dire che l’interminabile love story tra C. & C. – più di trenta anni – per chi è a letto con l’influenza è un piacevole diversivo rispetto al perenne trash cattolico nostrano – oh, indimenticabile però la serata in cui cardinali, filosofi irsuti e lacerati dal «sacro» e zoccole televisive d’ogni sesso hanno discusso in tutta serietà delle profezie di Fatima.

Di Carlo e Camilla – come li si chiama confidenzialmente da queste parti – mi deliziano due cose. In primo luogo, il sublime anacronismo – degno di un granducato di Offenbach – che nasce dalla necessità, o meglio costrizione, per un vasto parentado dinastico tedesco di vivere i propri complessi costumi di accoppiamento – distrazioni con i valletti incluse – e procreazione – quali si formarono e fissarono dopo le guerre di successione europee, e a quell’età rimasti congelati – nella totale pubblicità spettacolare dell’epoca dei media di massa. Negli anni 1770-80, che so, la favorita del principe ereditario che seduta su un divano accanto al suo Franz o Ferdinand lo aiuta a scegliere la fattrice della sua discendenza da un album di ritratti di principesse da marito – «Liebchen, che ne dici di questa?» – era una scena del tutto normale.

Se però la leggo sul Sun e poi ripresa da Eva 3000, c’è da pensare a una collaborazione congiunta tra geni dell’anacronia comica quali Meilhac e Halevy della Belle Hélène e i Monthy Python di Brian of Nazareth. Già, ma in che epoca siamo? E lo straniamento temporale continua con le nozze morganatiche e l’ossessione per i titoli e le precedenze per quella che sarà un giorno non più la favorita del principe, ma la favorita del re – dopo quaranta anni d’attesa, e i costumi di tre secoli dopo.

L’altro aspetto che suscita il mio divertimento è come questa storia viene vissuta qui dalla gutter tv (tv fogna) nostrana. La signora Parker Bowles sembra suscitare l’ostilità, anzi l’odio aperto di ogni vecchia marantega o giovane troia televisiva: è brutta, è sgraziata, non si sa vestire, è piena di rughe, non ha classe. E no, care ragazze, la signora Parker Bowles con le sue manone atte a reggere redini e maneggiare fucili, i suoi piedoni da grande camminatrice di brughiere, rughe e guance rubizze da vita all’aria aperta, le sue giacche di tweed sformate, abiti da sera vecchi e ciancicati infilati a caso, e quella sua aria spavalda da Cunegonda che ha sostenuto con perfetto aplomb gli assalti di ben due battaglioni di bulgari è la cosa più aristocratica che si sia vista negli ultimi cinquanta anni.

E quanto alle rughe, calligrafia di una vita vera, son solo le troie in disarmo e i guitti da avanspettacolo che cercano vanamente di cancellarle con il lifting. Era la vostra Diana che nata ad altissima quota sociale – una Spencer – aveva tradito e abbassato la propria classe svilendo a un tempo anche la famiglia reale, vivendo, vestendosi e conciandosi come una qualsiasi slandra ricca. Appunto, gli abiti griffati, come una qualunque Sheila o Sharon.

Un errore increscioso che la signora Parker Bowles non commetterebbe mai.

 

 

05-08-2014 | 16:10