La mia polvere
Le sculture di cenere hanno origine dal silenzio, dall'ombra, dai falò dell'estate, dai vapori mattutini, dalle nuvolette di vaniglia soffiata in aria, dall'impronta del sole impressa nella retina, dalle sagome nere delle barche nelle brune del fiume, dai giochi d'infanzia, dai mulinelli di polvere, da una campana a martello, dal vento, dal tuono, dal bagliore del fulmine, dai muri scrostati dei casolari, dai lamentosi rosari nelle corsie degli ospedali, dalle sale operatorie, dalle candele portate nelle processioni notturne, dai funerali, dalle camere ardenti, dall'odore acre di indumenti laceri impregnati di sudore, dal fumo dei camini, dal nerofumo delle lampade a petrolio, dal fumo dei ceri nelle chiese, dall'incenso bruciato, dagli scialli neri di dolore, dal cimitero ebraico di Praga, dai sudari, dalle montagne di occhiali, di scarpe, di dentiere ammassate nel campo di Auschwitz, dalle piaghe nelle mani di mio padre, dalle favole che mi narrava mia madre, dalle ceneri di mia madre, dall'oscurità delle acqueforti di Rembrandt, dalla bocca di un medium, dalle visioni di Yeats, dalla sofferenza negli occhi dei miei bianchi buoi mitragliati da un aereo americano, dai colossi di Memnon, dalle colonne di fumo maleodoranti che si levano nel cielo del Cairo, dal fuoco delle fornaci, dalle pagine di Rilke, dalla casa del sordo di Goya, dall'incendio della mia casa, dagli spettri di cenere contro i muri di Hiroshima, dall'orecchio mozzato di Van Gogh, dagli autodafé, dalle macerie di Stalingrado dove sono nato, dalla poesia di Paul Celan, dalla luce del Sinai, dal sogno, dal fango, dal sangue, dall'arte, dal nulla. Ecco ciò che esse sono.