La città umanistica

 

Il missionario di pelle bianca, e di bianco vestito, in passato portava la “buona novella” nel terzo mondo, tra le popolazioni indigene. Oggi, al contrario, ci siamo abituati ai tanti preti di colore che celebrano le messe nelle nostre chiese, in sostituzione dei nostri parroci in via di estinzione. L’Occidente invecchiato attinge nuova linfa da paesi lontani e, a volte, in rapido sviluppo. E questo processo, talvolta, avviene anche per l’architettura e l’urbanistica. Cayalà, una città in costruzione in America Latina, più precisamente in Guatemala, rappresenta un chiaro esempio di come oggi dovremmo tornare a costruire le nostre città, le case, le chiese, gli edifici pubblici, e di come gli abitati si collochino correttamente nel paesaggio, arricchendolo di elementi costruiti.

Maria Fernanda Sanchez e Pedro Godoy, due giovani architetti guatemaltechi di “Estudio Urbano”, in un ambiente naturale, rigoglioso e preservato, non lontano da Guatemala City, su di una superficie di trecento ettari, stanno realizzando questo splendido esempio di città. La chiesa sembra una chiesa e il palazzo pubblico (progetto di Richard Economakis) testimonia, con un’ampia scalinata, il desiderio di elevarsi al di sopra dell’interesse personale per accedere al senso civico della comunità. Gli edifici sono costruiti sul fronte strada come nelle migliori città storiche: i negozi e gli uffici occupano il piano terra, o il primo, e sopra ci sono le abitazioni. La res privata è correttamente integrata alla res pubblica. Tutto questo secondo i migliori insegnamenti di Leon Krier, architetto e urbanista lussemburghese, riconosciuto da molti come il più importante teorico al mondo per l’architettura e l'urbanistica tradizionali, e padre ispiratore del cosiddetto “New Urbanism”, che di Cayalà ha disegnato, appunto, il piano urbanistico.

Maria Fernanda e Pedro costruiscono la città secondo principi umanistici radicati nell’architettura classica. Il loro manifesto poetico recita così: “Estudio Urbano si impegna per la bellezza della città e per la valorizzazione della persona umana attraverso progetti che contribuiscono al piacere di vivere una vita dignitosa e di qualità. Usiamo i principi universali della bellezza, solidità e utilità (la famosa triade vitruviana venustas, firmitas e utilitas) e li applichiamo alle esigenze di ciascun luogo e dell’uomo moderno. Cerchiamo di raggiungere un equilibrio tra i vari tipi di architetture e gli spazi urbani attraverso la continuità della tradizione architettonica e urbanistica. Contiamo sulle esperienze che ci dà la storia per aiutare a sviluppare un mondo moderno di possibilità illimitate.” Così questi nuovi “evangelizzatori” del terzo millennio ci riportano alla nobile arte di costruire le città occidentali.

21-12-2013 | 20:07