La cena in cui Socrate parlò di Amore

Immaginate alcuni amici. Sono più di quattro, d’accordo. Non sono al bar, d’accordo. Sono, semplicemente, ospiti da uno di loro: il poeta tragico Agatone. Naturalmente, bevono insieme. La data del ritrovo non è però recentissima: 416 a.C. Soltanto 2430 anni fa. Non parlano di sport. E ovviamente non possono parlare di motori. Nemmeno parlano di donne, come si potrebbe fare oggi.

No, loro sono un po’ troppo intellettuali (ci sono filosofi, medici, poeti…) e sublimano il discorso: parlano – narra Platone – di Amore (nell'immagine di copertina: Venere e Cupido, Lorenzo Lotto, 1530 circa, Metropolitan Museum, New York). Parlano della sua origine. Della sua essenza. E ognuno, come in ogni gruppo di amici che si rispetti, dice la sua. C’è chi ritiene che Eros sia il più antico fra tutti gli dei. C’è chi distingue l’Amore Celeste, che trascende l’aspetto fisico, da quello Volgare (cioè dei corpi).

C’è persino un simpatico commediografo, Aristofane, che racconta la storia delle due metà che, spinte da Eros, si cercano e si trovano (vi ricorda qualcosa?): in origine – racconta Aristofane – gli esseri umani erano doppi (e circolari): ossia, ognuno era formato da due degli individui attuali. C’erano maschi-maschi, femmine-femmine e altri mezzi uomini e mezzi donne. Ma un giorno, considerata la loro tracotanza, Zeus li separò, indebolendoli e allontanando così la minaccia di un loro attacco agli dei: è per questo che, poi, grazie a Eros, inviato a loro dallo stesso Zeus, gli esseri umani si misero a cercare la metà che li completasse.

E l’amore, così come si può intuire dalla triplice natura originaria, poteva (e può) avere molte facce…

Il simposio continua. Dopo l’intervento del padrone di casa, arriva lui, Socrate, il big del gruppo, e tutti si aspettano il colpo di scena. E il filosofo non delude. Riferisce una narrazione da una sacerdotessa che si chiama Diotima. E la favola di Eros che racconta è sorprendente: Eros non è così nobile e sublime come molti pensano: è figlio di Poros (Espediente) e di Penia (Povertà), Insomma, la favola fa centro, spiazza. Non solo: passerà alla storia come la più bella narrazione che ci spiega la nascita di quella divinità capricciosa e imprevedibile a cui tutti sono soggetti. Eccola. 

 

La nascita di Eros

Platone, Simposio 203b-204a

 

Quando nacque Afrodite, gli dei erano radunati a

banchetto e, fra gli altri, c’era anche Poros, figlio di

Metis. Dopo che ebbero mangiato, arrivò per mendicare,

poiché c’era lì naturalmente gran festa, Penia,

e se ne stava vicino alle porte. Ora, Poros, ubriaco

di nettare (il vino, infatti, non esisteva ancora),

entrò nel giardino di Zeus e, appesantito, si assopì.

Allora Penia, tramando nella sua indigenza di avere

un figlio da Poros, gli si distese accanto e concepì

Eros. Ed è per questo che Eros è seguace e ministro

di Afrodite, in quanto fu concepito nella festa della

sua nascita e, allo stesso tempo, è per natura amante

del bello, poiché anche Afrodite è bella. Perciò, in

quanto figlio di Poros e di Penia, Amore è venuto a

trovarsi in questa condizione: innanzitutto, è sempre

povero e tutt’altro che tenero e bello, come invece

pensano i più, anzi è aspro, squallido, scalzo e

senza casa, abituato a gettarsi sempre a terra e senza

un giaciglio, dormendo all’aperto davanti alle porte

e in mezzo alle strade, secondo la natura di sua madre,

sempre accompagnato dal bisogno. Invece, per

parte di padre, insidia i belli e i virtuosi, in quanto è

coraggioso e ardito e tenace e bravo cacciatore, sempre

pronto a tramare certi inganni, assetato di sapienza,

ricco di espedienti, e per tutta la vita amante

del sapere, temibile incantatore e stregone e sofista;

e non è nato né immortale né mortale, ma talora

nello stesso giorno fiorisce e vive, se la fortuna gli

è favorevole, talora invece muore, ma poi rinasce,

grazie alla natura del padre, e quel che acquista gli

si sfila via sempre di mano, al punto che Amore non

è mai né povero né ricco, e d’altra parte si trova in

mezzo tra la sapienza e l’ignoranza.

 

 

 

(Da C. Stocchi, Dizionario della favola antica, Rizzoli-Bur, 2014).

 

 

04-08-2014 | 18:52