La basilica d'oro di Venezia

Venezia fu figlia di Bisanzio e parte integrante dell’Impero Romano d’Oriente per secoli. Il rapporto tra le due identità ebbe alti e bassi, ma appena il potere secolare della nuova Roma tracollò, Venezia ne approfittò emancipandosi e addirittura conquistando l’antica capitale. Fu la cosiddetta quarta crociata del 1204 che permise alla città lagunare di impossessarsi d’ingenti tesori. Questo immenso bottino che giunse a Venezia negli anni seguenti, permise alla città di abbellirsi e di cambiare volto. Il ricettacolo di così citate bellezze divenne la Basilica di San Marco.

La struttura è del tutto simile a quella dei Santi Apostoli a Costantinopoli. La facciata, che rappresenta la novità rispetto alle chiese più propriamente bizantine, fu decorata richiamando stile arabeschi e orientali forse per ritrarre la storia dell’evangelista Marco. Lo stile è quello marciano, vale a dire una simbiosi artistica tra l’influsso bizantino e quello gotico, che si concreta solamente a Venezia e nei suoi domini territoriali. Al centro della facciata troneggia la quadriga, anch’essa parte del grande bottino crociato e lì trasferita dall’ippodromo di Costantinopoli. Le porte bronzee della basilica sono molto probabilmente di origine bizantina specie quella di San Clemente, l’antica porta da Mar, situata a sud vicino all’ingresso che guarda verso il mare. Sempre in quella zona è facilmente individuabile il blocco di porfido rappresentante i tetrarchi posto ad angolo tra la chiesa e il Palazzo ducale. Vicino ai tetrarchi troviamo invece, oltre ad una policroma miscellanea di marmi bizantini, due colonne di chiara manifattura orientale. Esse, infatti, poste in un contesto artistico privo di senso, provengono dalla basilica di San Polieucto in Acri e trafugate dai Veneziani. I motivi floreali che caratterizzano queste due colonne rappresentano motivi sasanidi, essi sono tra i primi esempi di questa forma artistica in tutta l’Europa latina.

Una volta entrati all’interno della Basilica, si vive un’esperienza del tutto nuova e si respira l’atmosfera tipica delle chiese bizantine. Dorati e rifulgenti mosaici richiamano sapori d’Oriente e sapienti maestranze costantinopolitane, come la pala d’oro che, anche se di fabbricazione venetica, porta la sua indelebile matrice bizantina. La pala fu mandata da Costantinopoli in laguna e poi ulteriormente abbellita nel corso degli anni, ma si impreziosì ulteriormente dopo il sacco di Costantinopoli. Sette grandi smalti, probabilmente presi dal monastero del Pantokrator, furono inseriti e la pala fu ulteriormente abbellita. Diversi sono le raffigurazioni d’imperatori e d’imperatrici bizantine assieme a figure antropomorfe angeliche o di cherubini.

Nel transetto sinistro è collocato uno degli oggetti più importanti di Venezia: l’icona della Madonna Nicopeia. Quest’ultima, arrivata dopo la quarta crociata e di tradizione tipicamente bizantina, divenne ben presto un oggetto di culto e di venerazione tra le genti venetiche. Nel presbiterio vicino si può notare la presenza di colonne istoriate, di tradizione proto cristiana e del periodo costantiniano dimostrando così, per la nascente potenza veneziana, una sorta di continuità tra la Nuova Roma e appunto la città lagunare. Il presbiterio è separato dal resto della struttura attraverso l’iconostasi ancora oggi molto presente nella struttura basilicale, richiamando ulteriori accostamenti alle chiese orientali.

Ancor’oggi, assieme alla chiesa di Torcello, la Basilica di San Marco rappresenta uno degli esempi più chiari delle contaminazioni bizantine in Italia.

 

 

11-12-2015 | 17:23