Il vino che allieta il novembre

Leggere, riscaldati da una Shetland scozzese a scacchi, in un pomeriggio di novembre, quella poesia di Nazim Hikmet che si chiama Concerto in re minore n.1 di J.S. Bach e ascoltare il violoncello di Rostropovich nelle sei suite per violoncello solo. Eccola:

Mattino d'autunno nella vigna
fila per fila ceppo per ceppo i ceppi si ripetono
e i grappoli sui ceppi
e gli acini sui grappoli
e la luce sugli acini.
La notte nella casa grandissima e bianca
una luce dentro ciascuna
le finestre si ripetono…
..Ripetersi dei punti a maglia
ripetersi nel cielo stellato
in tutte le lingue ripetizioni dei «t'amo»
e nelle foglie il rinnovamento dell'albero
e in ogni letto di morte il dolore
per la vita troppo breve.
Ripetersi della neve
che cade
della neve che cade leggera
della neve che cade a fiocchi
della neve che fuma come la nebbia
disperdendosi nella tempesta
che imperversa…
… Il mattino d'autunno nella vigna
fila per fila nodo per nodo i ceppi si ripetono
sui ceppi, i grappoli
sui grappoli, gli acini
sugli acini, la luce
nella luce…

Per lenire i pensieri, i vini dei pensieri, della meditazione: quei vini che non hanno un legame stretto con la tavola, ma trovano la perfetta sintonia con diversi momenti della giornata. Elisir che rappresentano spesso l’eccesso, l’estremo, la forza, la concentrazione. Vengono ottenuti con procedimenti anche molto diversi tra loro e portano in comune la spensieratezza di una conversazione, di un buon libro, di un dopocena protratto fino a mattina ma anche la solitudine del guardarsi dentro.

Sono vini ricercati o semplicemente arricchiti dal tempo, che lentamente dona sfumature e pregio, armonia e complessità.

Li produciamo ovunque, dalle Alpi alle isole più vicine all’Africa, dai confini con la Slovenia a quelli con la Savoia, dalla fragranza di uve raccolte in surmaturazione a quelle vendemmiate completamente secche, quasi bruciate e caramellate dal sole.

Le uve utilizzate cambiano di località in località, aggrappandosi ai prodotti più quotidiani edestraendone il meglio. Dal Nebbiolo al Sangiovese, dalla Vernaccia al Picolit, dalla Nosiola alle uve Moscato, le sensazioni cambiano ma l’idea di meditare sulla vita, lentamente, sorso doposorso, rimane. Probabilmente sono percepiti come vini delle feste, delle occasioni, come un vestito indossato la domenica e riposto con cautel aper l’occasione successiva. La vicinanza è tale che spesso queste essenze hanno il carattere e la forza, la stabilità di resistere al tempo, una volta aperte.

Dolce, amaro, alcolico, raro, profumato, antico. Queste sono solo alcune delle note che invitano al pensiero, alla poesia, alla meditazione.

Vin Santo Occhio di Pernice 1985, Avignonesi

Un vino e una casa, il buio di una cantina in caratelli per dieci anni, nella penombra del tempo che lentamente trascorre. Avignonesi, nome mitico per il Vin Santo: siamo a Montepulciano, dove il Sangiovese è elegante e il nome del vino riconduce alla nobiltà.

Santo come il vino utilizzato nelle celebrazioni religiose, come la settimana pasquale durante la quale viene spremuto, dopo una concentrazione che dura dal freddo inverno.

I grappoli distesi e immobili sembrano mummificati; l’apparenza trae in inganno e la complessazione delle sostanze aromatiche è già in atto. I tannini si fondono, la dolcezza aumenta fino a divenire assolutamente stabile, come un caramello.

Vernaccia di Oristano Riserva 1990, Attilio Contini

Uno scrigno prezioso, dal fascino incredibile, che rivela il senso dello scorrere del tempo senza accusarne il peso.

La famiglia Contini conserva preziose e vecchissime botti di questa tipologia, che riposa da decenni respirando la brezza marina e i venti che battono l’isola.

E' un vino che va apprezzato con la necessaria calma, un’essenza perchi possa prendersi un po’di tempo per apprezzare quello che la natura e l’uomo hanno forgiato in tanti anni.

E, come avviene per il genere umano, giorno dopo giorno, nel tempo, si crea un mondo nuovo, dal fascino setoso e speziato, dal gusto asciutto infinito, come un pensiero nascosto nel nostro personalissimo intimo.

Barolo Chinato s.a., Cappellano

Il Barolo Chinato della famiglia Cappellano porta con sé la virtù della conoscenza e l’arte dell’alchimia. Nasce da una ricetta mistica e dall’idea di associare i caratteri terapeutici del vino, principalmente alcol e tannini, con l’estratto di chinino, ingrediente già conosciuto nella tradizione farmaceutica europea del tempo.

L’incontro tra vino e spezie è garantito da un numero non noto di ingredienti che ne armonizzano il profumo e il gusto, rendendo il medicinale una delle più straordinarie sinergie del gusto. Questo è il Barolo Chinato, che merita la fama della più buona medicina al mondo, ottenuto dalla sensibilità nello scegliere e miscelare gli ingredienti tra cui il Barolo proveniente dai vigneti di famiglia di Serralunga d’Alba.

 

 

10-11-2014 | 12:31