Il futuro è adesso. Anzi, ieri.

Giorgio Triani

Il futuro è adesso. Anzi già ieri. Visto che non si fa in tempo ad annunciare novità tecno-futuribili (i droni che portano a casa la pizza e le stampanti 3D che potranno stampare, oltre agli spaghetti, pure i tessuti umani) che il dibattito sui Google glass – e la “realtà aumentata" – si è già spostato sul fanta-sociologico. “Roba da ricchi” è il giudizio liquidatorio dei blogger specializzati dopo l’inizio della commercializzazione (1.500 dollari) sul mercato Usa. Ma non meno stravolgente è la rapidità con cui s’impone anche la “realtà anticipata”.  Non c’è ormai più libro, film, concerto, fiera, presentazione di prodotto che non contempli una “anteprima”. Esiste anche un Festival delle anteprime a Marina di Pietrasanta. E American Express offre biglietti di grandi eventi “prima ancora che siano in vendita, ancora freschi di stampa”. 

Questa corsa a fare presto (e prima) è un’ossessione. Alcuni esempi. Sempre più precoce: negli Usa sono stati lanciate le business school per bambini come 8 and Up e Girl startup 101. Che esclude i tempi di attesa: “Lo pensi lo vedi” (Sky), “ Immagina, puoi” (Fastweb). Che non distingue più fra sacro e profano: il jingle bells natalizio l’anno scorso è risuonato negli store della catena americana CostCo il 1 settembre, mentre il “santo subito”, invocato all’indomani della morte di Giovanni Paolo II, si è inverato lo scorso 27 aprile nella memorabile giornata “dei due papi”. Altro evento che dimostra quanto l’eccezionalità sia stata normalizzata. Incorporata in un’insalatissima o in un tramezzone, nell’internet unlimited, nei big data e negli hotel a 7 stelle. 

Esagerate, esagerate: qualcosa resterà! L’eccesso istituzionalizzato, che Economist ha chiamato “panflazione”, è infatti coerente, complementare con lo stato permanente di urgenza e incontinenza che ha investito le nostre esistenze. Per consumare/provare tutti i prodotti in commercio ci vorrebbero 820 anni: ma andando veloci, twittando la vita. Perché il minuto che serviva al protagonista di Monthy Python per riassumere la Recherche di Proust rischia ora di essere percepito come un’eternità. In Inghilterra la collana Pop Science ha titoli come L’economia, La matematica, La religione in 30 secondi; in Italia si segnala Ch. Jarrett, Psycho in 30 secondi. 50 teorie fondamentali in mezzo minuto (Logos, Modena). In questo senso l’”adesso!” del primo giro di primarie Pd di Matteo Renzi, è coerente con la promessa attuale di “riforme storiche a tutta velocità” e, più in generale, con la comparsa (annunciata da Advertising Age) del “moment marketing” e della “generation now”. Che procedono a forza di apps (60 miliardi scaricate nel 2013), eliminando le attese e alimentando incontri e relazioni (speed dating) alla velocità di un Tinder, Twine e Grindr. #YOLO (you only live once, vivi una sola volta) è il mantra della generazione post-millennial. La mobile society (7 miliardi di connessioni  e 5 miliardi di utenti unici mondiali nel 2103) concede una sola certezza: che tutto, come il clima e le stagioni, proceda a picchi. Senza vie di mezzo. Investendo in pieno le classi medie allo stesso modo dei mass media, del commercio e delle professioni tradizionali. Spariscono infatti da un giorno all’altro “prodotti per la vita”,  mentre ciò che era impensabile (un museo aperto a mezzanotte o una palestra alle 3 del mattino) diventa possibile; e il temporary si manifesta non solo nello shopping, ma anche nelle esperienze affettive e di lavoro. Nel 2012 è stato battuto il record di contratti di lavoro di 1 giorno: 690 mila in 6 mesi. Eppure, soprattutto in Italia, si fa una terribile fatica a rendersene pienamente conto.

E’ così che la “disintermediazione” e l’“innovazione distruttiva” operate dal web fanno danni ancor più pesanti che negli altri paesi avanzati. Lo prova il dato delle aziende italiane fallite nel 2013: l’82% non era su internet. Ma non meno negativamente e sul piano culturale colpisce che sia Google a ricordarci che il web sarebbe una straordinaria opportunità per il made in Italy (del turismo, del food, dell’alto artigianato). Il problema però, drammatico, è che solo il 12% delle piccole-medie aziende italiane ha un sito di e-commerce. 

 

Giorgio Triani, "Il futuro è adesso. Società mobile e istantocrazia", Edizioni San Paolo (disponibile anche in versione e-book).

 

 

05-05-2014 | 14:04