Il destino incerto dell'Ucraina

Ucràina secondo i russi, Ucraìna secondo gli ucraini, alle volte in un accento si può trovare la chiave per capire una crisi geopolitica che si sta trascinando ormai da mesi. L'etimologia della parola “Ucraina” riassume la storia, la geografia e l'incerta identità di questa nazione, in antico slavo orientale infatti “u okraina” significa “al confine”. E proprio a causa di questo concetto, l'immenso territorio che si sviluppa tra il Caucaso, il Mar Nero e il cuore d'Europa ha visto i suoi confini ondeggiare nel corso dei secoli, è stato crocevia di popoli d'Europa, Asia Centrale e Medio Oriente, ha visto l'identità etnica e linguistica delle sue genti più volte messa in discussione.

Questa enorme “Terra di Mezzo” ha visto invasioni slave, mongole, polacche, russe, tedesche, eserciti e orde l'hanno attraversata e saccheggiata, regni ed imperi se la sono spartita e rispartita ancora e ancora.

Lo stesso idioma parlato in questa terra, l'ucraino, è stato considerato alle volte una vera e propria lingua, alle volte un semplice dialetto russo; ancora oggi i linguisti discutono su quanto ucraino e russo siano diversi, ma più che la glottologia, a determinare le risposte sembra che sia la politica. L'ucraino sarebbe infatti molto simile al russo per chi ha idee filorusse, molto diverso per chi invece sostiene di voler dare un taglio netto al rapporto con l'ingombrante fratello slavo che nella storia tante volte ha determinato i destini ucraini. Fin dalla sua indipendenza all'inizio degli anni '90 del secolo scorso, gli equilibri politici ed elettorali si sono perfettamente cristallizzati su queste dicotomia: filorussi nell'est e nel sud filoucraini nel nord e nell'ovest.

Oggi, nel 2014, Santa Madre Russia guidata da Putin, ha colto la palla al balzo del malcontento per la forzata convivenza tra filorussi e filoucraini nell'est e nel sud Ucraina. Tutto l'est del paese infatti è popolato da una forte minoranza (in alcune città maggioranza assoluta) russa che malsopporta il governo di Kiev. Spesso non è l'etnia a determinare se si è russi o ucraini, ma una libera scelta ideologica più che etnico-antropologica. Ma anche tra zona e zona che reclama l'indipendenza dallo stato ucraino c'è da fare chiarezza. Se la Crimea è passata “naturalmente” con un plebiscito sotto il controllo russo ed è stata subito de facto annessa alla Russia, lo stesso governo di Mosca oggi è ben restio dall'annettersi zone dell'est dell'ucraina che col referendum della scorsa settimana hanno sancito, anche qui con percentuali altissime, l'intenzione di volersi distaccare definitivamente da Kiev.

Queste titubanza nasce dal fatto che mentre la Crimea è sempre stata, al di fuori di ogni dubbio storico o etnico, una terra russa che per un capriccio della storia stessa si è ritrovata dal 1956 ad essere amministrata dall'Ucraina, zone come quelle di Donetsk, Dniopropetrovsk e Odessa sono invece incerte per definizione, una frontiera nella frontiera, dove oltre a russi e ucraini si trovano altre minoranze come cosacchi e rumeni, rivelando la complessità di quel che fu l'Impero Russo poi Unione Sovietica. L'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, è stato infatti lo Stato plurinazionale più grande e complesso del pianeta, non solo un “paese mondo” dove le etnie più diverse e culturalmente distanti hanno convissuto e sono state forzatamente mischiate negli anni bui dello zarismo e dello stalinismo. Ma l'URSS è stata anche un “paese museo” dove gli esseri umani vivevano ere diverse negli stessi tempi, convivevano industrie petrolchimiche tra le più avanzate al mondo e popolazioni nomadi che si spostavano per la tundra con slitte trainate dalle renne, premi Nobel e sciamani che praticavano riti del neolitico, il tutto immerso in quell'ideologia socialista che passando varie fasi è arrivata in settant'anni a contraddirsi in ogni aspetto.

L'evoluzione della situazione dell'Ucraina resta dunque oggi incerta e sfumata come il suo nome e i suoi confini sono stati per secoli.

 

19-05-2014 | 00:17