I disastri della Grande Guerra

Capitolo 2

La Grande Guerra è stata una carneficina di dimensioni inusitate, un sisma senza precedenti nella storia dell’umanità. Per la prima volta le vittime si sono contate a decine di milioni. Per la prima volta un conflitto ha coinvolto nazioni e popoli dei due emisferi e di cinque continenti. Per la prima volta sono state impiegate armi così potenti e distruttive: aeroplani, carrarmati, gas, artiglieria a lunghissima gittata, lanciafiamme e bombe a mano. Non ci sono famiglie in Francia, Italia, Germania e Regno Unito che non abbiano avuto almeno un caduto, un ferito, un reduce per sempre sconvolto da ciò che ha vissuto. Per la prima volta milioni di individui hanno constatato di persona che l’Uomo è in grado di annientare la propria specie. Come se il sogno della ragione, la fiducia incondizionata nel progresso della scienza e della tecnica, si fosse all’improvviso trasformato nell’incubo peggiore e più angosciante. La civiltà delle macchine nella barbarie dei congegni di morte. Il benessere della modernità in una miseria arcaica e primitiva.

Il lascito della Prima Guerra Mondiale è un coacervo di pena, paura, sconforto, povertà, rancore e odio mai sopito. In particolar modo in Germania, sconfitta dalle armi e umiliata dai trattati di pace, si cercano i colpevoli della disfatta - reali o immaginari - con la stessa foga con la quale si tenta di trovare gli strumenti della ricostruzione. E nella memoria di tutti persistono immagini di orrore che gravano su una rinascita fisica e morale oltremodo tormentata. 

L’onnipresenza della violenza e della morte si riflette inevitabilmente nell’opera degli artisti. George Grosz, dopo aver tentato il suicidio mentre è ancora al fronte, viene dichiarato inabile al servizio militare e congedato. Nel 1919 dà alle stampe la cartella “Gott mit uns”, un impietoso atto d’accusa contro la follia bellica. Otto Dix, ricoverato in un ospedale psichiatrico militare, disegna le cinquanta tavole di “Der Krieg”, lancinante racconto per immagini del terrore e della sofferenza vissuti in trincea. Saranno pubblicate nel 1923 in una raccolta di incisioni all’acquaforte che non ha eguali per forza espressiva se non nei Disastri della Guerra di Goya. E poi, tutti gli altri, Beckmann, Kollwitz, Felixmüller, Shlichter, i pittori sembrano poter intingere i pennelli solo nei colori del dolore e del sangue.

L’Imbianchino invece, tra una manifestazione di reduci e un comizio antisemita, gravido d’astio e assetato di rivalsa, continua imperterrito a produrre insulsi acquerelli e piccoli dipinti ad olio nei quali rappresenta monumenti e paesaggi campestri, mazzi di fiori e scorci di città, con la stessa, maldestra, rigidità dei tratti. Ignara e risoluta, come se la Storia avesse incrociato solamente la sua vita, senza nemmeno sfiorare la sua pittura. Come se l’arte, devitalizzata, fosse il luogo della mente deputato a sterilizzare le immagini, soffocando emozioni e sentimenti sotto un cumulo di esangui orpelli decorativi.

E, mentre a Berlino gli anni ’20 delineano anche una stagione di libertà e promesse, un momento di forte tensione creativa, un periodo di relativa prosperità cui contribuiscono notevolmente gli aiuti economici americani e l’afflusso di talenti da ogni parte del mondo, in Baviera il sordo borbottio del risentimento cresce fino a diventare frastuono e poi boato.

24 febbraio 1920

All’ Hofbrӓuhaus di Monaco di Baviera si tiene una riunione plenaria dei membri del DAP, il Partito tedesco dei lavoratori. Su proposta di Adolf Hitler, il nome viene cambiato in Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, NSDAP. I partecipanti alla riunione gli riconoscono per acclamazione il ruolo di capo del partito.

Nazionalismo esasperato, xenofobia e antisemitismo sono i temi salienti dei discorsi tenuti in quell’occasione. Il partito non conta più di sessanta tesserati. Hitler rivendica per sé la tessera n°1.

26 agosto 1921

A Bad Peterstal-Griesbach, al confine con la Baviera, Matthias Erzberger, ministro delle finanze della repubblica di Weimar, cade vittima di un agguato nel corso del quale viene ucciso con diversi colpi di pistola. L’operazione terroristica è condotta da alcuni membri dell’Organizzazione Consul, una formazione ultra-nazionalista armata che fa parte dei cosiddetti Freikorps. Erzberger è stato firmatario del trattato di Compiègne e leader della sinistra cattolica in parlamento.

24 giugno 1922

A Berlino, nel quartiere di Grünewald, viene assassinato Walter Rathenau, ministro degli esteri della repubblica di Weimar. Gli autori dell’omicidio sono Erwin Kern e Hermann Fischer, due ex-ufficiali dell’esercito tedesco. Rathenau è un industriale ebreo, figlio del fondatore della compagnia elettrica AEG. È anche il più risoluto fautore della politica di integrazione della minoranza ebrea nella società tedesca. Kern e Fischer sono legati ai gruppi paramilitari dei Freikorps, reduci antisemiti, vicini al neonato partito nazista.

21 settembre 1922

Felix Nussbaum enta alla Scuola d’arte applicata ad Amburgo. L’anno successivo si iscrive alla Lewin-Funcke Schule di Berlino dove resta a tempo pieno per dieci mesi. In seguito parteciperà solamente ad alcuni corsi pomeridiani. È in quelle aule che incontra Felka Platek, pittrice ebrea di origine polacca e sua futura moglie, che già da un anno frequenta le lezioni di Ludwig Meidner.

8 e 9 novembre 1923

L’Imbianchino guida un tentativo di colpo di stato - passato alla storia come il Putsch della Birreria - rivolto a rovesciare il triumvirato al potere nel land bavarese. Alla testa di un abbondante migliaio di militanti nazisti, lo affiancano Göring, Hess, Röhm e Ludendorff.  Nonostante l’inferiorità numerica, la polizia di stato riesce a sedare la rivolta. Davanti alla Feldernhalle di Monaco, quattordici insorti cadono sotto i colpi di fucile delle truppe regolari e gli altri vengono rapidamente dispersi. Hitler viene arrestato e sarà processato per alto tradimento.

12 aprile 1924

L’Imbianchino viene condannato a cinque anni di reclusione da scontarsi nel carcere di Landsberg am Lech. In prigione inizia a redigere Mein Kampfe ne detta le prime pagine a Rudolf Hess, suo compagno di cella.

1° settembre 1924

Felix Nussbaum inizia a frequentare la Vereinigte Staatsschulen für freie und angewandte Kunst di Berlino. La scuola si trova a Charlottenburg, nella Steinplatz, a poche centinaia di metri dalla residenza di Charlotte Salomon, che a sua volta sarà allieva dell’istituto una decina di anni più tardi. I suoi maestri sono Cesar Klein e Hans Meid e i modelli cui si riferisce sono Vincent Van Gogh e il Doganiere Rousseau, in contrapposizione netta ai dettami di un certo accademismo avanguardista che domina il panorama artistico di quegli anni.

20  dicembre 1924

Grazie alle simpatie filonaziste di un magistrato, la pena dell’Imbianchino viene commutata in dodici mesi di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale. Hitler esce dal carcere e consacra la maggior parte del suo tempo alla redazione di Mein Kampf.

26 aprile 1925

Paul von Hindenburg viene eletto presidente della repubblica. È il candidato della destra nazionalista che si oppone in parlamento a cattolici, socialdemocratici e comunisti, numericamente maggioritari ma incapaci di trovare un accordo unificatore.

18 luglio 1925

La casa editrice Franz Eher Verlag pubblica il primo volume di Mein Kampf. Il secondo apparirà l’anno seguente.

Settembre 1925

Felix Nussbaum dipinge Autoritratto con la cravatta gialla. L’influenza del Doganiere è evidente, ma nello sguardo del giovane pittore e in quel dettaglio di un berretto infantile portato sulle ventitré traspare la nostalgia di un tempo e di un luogo perduti che caratterizzerà tutta la sua opera in modo assolutamente originale. 

27 febbraio 1926

Franziska Grünwald- Salomon si toglie la vita gettandosi dalla finestra della sua camera da letto. Alla figlia Charlotte, che ha nove anni, si dice che la mamma è morta per una grave forma di influenza. E il segreto verrà mantenuto nel corso del tempo. Anche la sorella di Franziska, Charlotte Grünwald, si è suicidata. Dodici anni prima, all’alba del 30 novembre 1913, dopo aver vagato senza meta per tutta la notte, si è immersa nelle acque gelide di un lago e si è lasciata andare a fondo.

Ottobre 1926

I soggetti privilegiati dei dipinti di Felix sono le memorie dell’adolescenza felice trascorsa nella sua città natale. Negli ultimi giorni del mese, porta a termine Nella sinagoga di Osnabrück. Sullo sfondo un folto gruppo di fedeli sta pregando di spalle, mentre i due personaggi in primo piano si rivolgono verso lo spettatore. Il più anziano dei due sembra trasalire di sorpresa, invece il più giovane guarda dritto davanti a sé con severità, come a fronteggiare l’invasione di un intruso.

11 dicembre 1926

Viene pubblicato il secondo ed ultimo volume di Mein Kampf.

16 aprile 1927

Charlotte Salomon compie dieci anni. La morte della madre le ha lasciato una ferita profonda. Parla poco e, anche in compagnia dei nonni, rarissimi sono i momenti di miglior umore. Al ritorno da scuola, si chiude in camera e trascorre le giornate disegnando o esercitandosi al pianoforte.

23 maggio 1927

Felix termina l’Autoritratto con il cappello verde. La pennellata richiama decisamente quella di VanGogh. È l’immagine di un giovane berlinese, dai tratti delicati, elegantemente vestito e sicuro di sé. L’amore con Felka è sbocciato e fiorisce più rigoglioso di giorno in giorno. Di lì a poco si stabiliranno nella casa - studio di Xantenerstrasse, nel quartiere di Wilmersdorf.

19 agosto 1927

Norimberga diventa la sede unica dei congressi del partito nazionalsocialista. È la città degli eroi guerrieri del medioevo, il luogo privilegiato per le allucinate narrazioni mitologiche dell’Imbianchino. Il suo discorso di apertura viene rivolto a circa venticinquemila militanti, la maggior parte dei quali indossa l’uniforme delle SS.

Continua...

 

 

06-01-2019 | 18:10