Guida al "vivere felici" senza soldi

Il tipo antropologico è di esemplare identificabilità. Bazzica. Nella vita, principalmente, bazzica. Feste, presentazioni, riunioni di partito, veglioni di Carnevale, camere ardenti: ogni situazione in cui può avvicinare un malcapitato che non ha investito in junk bond per proporgli un “nuovo colossale progetto che con soli duecentomila euro può trasformarti in un nababbo”, a condizione, naturalmente, che i duecentomila euro li si dia a lui, al Bazzicatore.

Le conversazioni col Bazzicatore sono solitamente spiacevoli, perché prima s’informa di come stanno i familiari, poi insinua la sua proposta, dopodiché annuncia che “ci vediamo presto”: basterebbe aggiungere “so dove abiti” per dare alla situazione una simpatica piega alla Mario Puzo. Sfortunatamente non si può evitare: il Bazzicatore è un segno dei tempi, è il frutto dell’equazione denaro uguale felicità. Ma esiste un antidoto efficace a questa figura, che il conversatore  di sottile dottrina dissuasoria può sfruttare a proprio favore: il Bazzicatore è ignorante come una zappa e allergico a tutto ciò che puzzi lontanamente di letteratura. Facciamo un esempio pratico. Alla frase “Carissimo” e aggiunge il nome che ricorda perché ci ha puntati da tempo “ho da proporti un progetto” (parola usata in alternanza con “evento”) “che potrebbe interessarti”, il conversatore dovrà controbattere prontamente “Che combinazione! Anche io!” e iniziare a parlare di un libro.

Il libro che consigliamo è Opus pistorum di Henry Miller: la prima, vera, grande guida alla ristrettezza economica senza complessi e senza disperazione che la nostra epoca ci abbia regalato. Si proceda a rimpinzare di nozioni il buon Bazzicatore. Gli si dica che nell’Epilogo Milton Luboviski racconta che “Henry aveva pochi o punti soldi” e che “avendo bisogno di denaro mi propose di scrivere per me del materiale, ch’io potessi rivendere”. Ricordiamogli che Miller si trova nella California del 1941 dopo aver vissuto les années folles e i prodromi della Seconda Guerra Mondiale a Parigi, che non conosce nessuno e che l’unico modo per non morire di fame è scrivere, e che lui scrive Opus pistorum. Al Bazzicatore bisognerà far passare che il nocciolo del libro è che il denaro non serve se non per essere dilapidato. Dilungatevi sul fatto che Miller racconta le sue escursioni sessuali a un amico, ma “non gli dico che m’è costata una settimana di paga”. Oppure che deve fare attenzione a dove va a bere, perché quando “entriamo nel bar che sta accanto all’ufficio, dove io non godo più credito da almeno un mese” può essere un problema.

A questo punto il Bazzicatore dovrebbe aver già mollato la presa, ma potrebbe rilanciare con una frase di mezzo interesse, mirante a chiudere la questione. Ma il fine conversatore non si lascerà abbindolare da questa cesura preventiva: “Ero sicuro che avresti capito” va detto al Bazzicatore, e senza dargli tempo di controbattere si continua. Mai dargli fiato. Ditegli che Miller rimane a Parigi, sempre con pochi soldi, per continuare a mordere la vita, per continuare a collidere con le cose a prescindere da quanto può spendere, perché dispone di talento come Simonide e perché ha a disposizione un altro patrimonio che lui stesso ci indica: “Chi manca a un appuntamento dovrebbe essere messo in prigione. È come rubarti dei soldi. È pure peggio che rubarti soldi. Ti fan perdere il tempo, sciupare la vita. Un’ora qua... quindici minuti là... dopo un po’, se fai la somma, sono anni. Ecco, un’ora intera mi è stata sottratta. Dove ne trovo un’altra che la rimpiazzi? Gesù, mica si vive eterni”.

E per spegnere definitivamente il Bazzicatore, basterà spiegargli in estrema sintesi e chiarezza che si può vivere felici senza soldi, come mostra Miller, basta concentrarsi su quant’è breve e divertente l’esistenza e scoprire che il solo avere tempo è impagabile. Il Bazzicatore, spaventato, correrà a rintanarsi sotto la tovaglia del buffet, dove abitualmente nidifica e da dove esce solo per cacciare. Il conversatore, col suo charme inconfondibile, potrà riprendere, imbattuto, la sua strada.

08-12-2013 | 11:39