"Grazie, Toscanini!"
A New York, il 9 settembre 1943, Arturo Toscanini per ricordare la caduta del fascismo, avvenuta il 25 luglio di quell’anno, diresse un concerto con la NBC e dichiarò alla stampa: “Sono fuori di me per la gioia… Italia benedetta, finalmente sei libera di unirti agli Alleati che si stanno battendo per tenere viva la fiamma della libertà nel mondo". Purtroppo mentre la notizia andava in onda, truppe corazzate tedesche scendevano dal Brennero e completavano l'occupazione della “benedetta”, già in parte invasa dalla vermacht, mentre dal sud salivano gli Alleati e dal cielo piovevano le bombe delle forze aeree angloamericane: la campagna d’Italia entrava nella sua fase più tragica; davvero prematuro cantare o suonare vittoria…
A Parma la prima seria incursione aerea dei liberators avvenne il 25 aprile del ‘44, a mezzogiorno. Quindici quadrimotori sganciarono sul centro della città un centinaio di bombe. Colpiti numerosi quartieri, di qua e di là dal torrente.112 i morti, 147 i feriti, secondo un bilancio ufficiale, al di sotto della realtà. Oltre a darne il resoconto, la Gazzetta di Parma, allora fascistizzata, giudicò l’accaduto un’aggressione disumana aggiungendo uno stelloncino astioso, dal titolo: Grazie, Toscanini!
I “liberatori” acquistati con i dollari raccolti nei concerti di “beneficenza” in cui hai profuso la tua insuperabile arte, hanno seminato la distruzione e la morte sulla tua città. Grazie, grande concittadino, grazie a nome dei bimbi, delle donne, dei lavoratori straziati dalle tue bombe. Grazie per le Chiese, per le case, per le strade della tua Parma distrutte e sconvolte. Grazie per questo messaggio di morte che ci hai mandato di lontano, dalla tua comoda casa d’oltreoceano… Grazie, le bombe hanno spezzato un diaframma di aurea menzogna, dietro al quale è possibile a tutti finalmente vedere la tua anima immonda di rinnegatore della Patria.
La stampa romana arrivò a rimpiangere una precedente paternale, allorché il maestro venne aggredito a Bologna da una squadraccia fascista il 14 maggio 1931 mentre si accingeva a salire sul podio del Teatro Comunale per la commemorazione di Giuseppe Martucci. A distanza di oltre un decennio il figlio del Duce, Vittorio, così puntualizzava la sua opinione sul“Messaggero”: "Oh, allora, buon fascista bolognese che gli desti quei sonori ceffoni perché non rincarasti la dose in maniera da renderlo inabile permanentemente al lavoro? Avresti evitato all'italiano di avvilire l'Italia di oggi di fronte al nemico”.
Parma cominciava seppure lentamente a riprendersi, quando due attacchi dal cielo portarono altre gravi perdite umane e ingenti distruzioni. Ventisei quadrimotori sganciavano trecento ordigni di quasi 250 chili. Più di cento i morti, più di trecento i feriti, un bilancio che poteva essere anche più grave se molti parmigiani non fossero sfollati.
Questo per concludere, al di là della cronaca: la guerra è un’altalena, ora qua ora là… la verità che avevi di fronte la ritrovi alle spalle… Ti giri e lei è già tornata davanti. Questo per dire come non sia per niente facile scommettere chi ha torto e chi ragione… La ragione? Ma nella guerra c’è una ragione? Toscanini invocava la libertà per il suo popolo. Ma la libertà ha un prezzo, e salato.