Disseppellire un teatro greco

La notizia ha solo pochi mesi di vita. Stupore e sorpresa si mescolano di fronte all’importanza della scoperta: nel sito archeologico di Agrigento è sepolto un tesoro monumentale, nel senso letterale del termine, sul cui disseppellimento si adoperano gli addetti ai lavori in una campagna di scavi iniziata il 10 ottobre dell'anno scorso.

Nel celeberrimo sito della Valle dei Templi, accanto a templi e santuari, a edifici pubblici come il luogo di riunione dell’assemblea popolare e quello del Consiglio cittadino, è stato ritrovato il teatro, che occuperebbe il lato est di una piazza molto grande, corrispondente forse all’agorà di epoca ellenistica. Inoltre, dato il dislivello di cinque/sei metri del terreno in questa zona, parrebbe sepolto un incredibile sistema, ancora parzialmente portato alla luce, di piazze ellenistiche adibite a funzioni civiche e religiose diverse, collegate tra loro tramite scalinate, sul modello dei fori imperiali a Roma. Sono previste anche attività di scavo all’interno del prospicente quartiere ellenistico-romano, nella cui area è stata individuata una struttura termale. Da ottobre sono state portate alla luce diverse suppellettili, come terrecotte e ceramiche, maschere teatrali, unguentari, oggetti fatti di conchiglie. Se i reperti e le strutture sono da datare al periodo ellenistico (dal III-II sec. a.C.), è chiara la valenza generale della scoperta: il sito fu abitato e occupato dal V sec. a.C. (epoca in cui si datano i famosi templi di Zeus Olimpio e della Concordia, tra i meglio conservati della grecità insieme al Theseion di Atene) per secoli in modo pressoché ininterrotto. Sempre più nettamente va delineandosi l’immagine di Akragas, nome greco di Agrigento, quale metropoli tra le più floride dell’Occidente greco.

La storia di Akragas è legata a doppio filo con quella della colonizzazione greca in Sicilia e in Magna Grecia, fenomeno massiccio che si colloca tra la metà dell’VIII e la fine del VI sec. a.C. Consultato l’oracolo di Apollo a Delfi, giovani greci, generalmente scapoli, si imbarcavano su triremi alla volta del sud Italia, spinti a lasciare la città natale in questo viaggio di sola andata, pericoloso e lungo, da stringenti necessità: terra da coltivare, assente in patria, e commerci da intraprendere. Nella ricerca di un territorio fertile da abitare e coltivare, posizionato sulle rotte commerciali verso i ricchi empori spagnoli, africani e fenici, quale migliore meta delle terre siciliane, lucane, apule, campane? Le città di nuova fondazione presentano, in effetti, caratteristiche comuni: la posizione vicino alla costa e a un corso d’acqua, la conformazione pianeggiante del terreno, la presenza di un’altura dominante su cui costruire l’acropoli. Una volta approdati, i coloni instaurarono rapporti di violenta sudditanza con gli indigeni del luogo, sterminati e assoggettati, ne presero a forza le donne. Solo in un caso, nel 728 a.C., la fondazione di una colonia fu frutto di una collaborazione tra le due parti (Tucidide VI, 4, 1-2): sbarcati sulla costa orientale siciliana, alcuni Greci provenienti da Megara siglarono un accordo pacifico con il re del luogo Iblone, che donò loro le terre necessarie per procedere alla fondazione di quella che divenne Megara Iblea (oggi Augusta).

Le più antiche colonie greche in Occidente (770/60 a.C.) sono Pitecusa (l’attuale isola di Ischia), nata come emporio, e Cuma, fondate dagli Eubei, abitanti della grande isola di fronte all’Attica e ad Atene. A confermare il fortissimo legame greco tra cultura, religiosità e mito, i coloni collocano le avventure dell’Odissea omerica nei territori delle città da loro fondate: nel golfo di Napoli, si trova il mondo degli Inferi e qui Ulisse si schermisce dal canto mortifero delle Sirene; nello stretto di Messina, dove gli Eubei fondano Reggio e Zancle (oggi Messina), i gorghi di Scilla e Cariddi divorano i naviganti; nella fascia costiera ionica siciliana, tra Nasso (oggi Giardini Naxos), Katane (Catania) e Leontinoi (Lentini), localizzano la terra dei Ciclopi e i pascoli dei buoi del Sole.

Nello stesso arco di tempo altri popoli di stirpe greca si rivolsero all’impresa coloniale in Sicilia e Magna Grecia. L’unica fondazione occidentale degli Spartani fu Taranto (706 a.C.), mentre nel 733 a.C. alcuni giovani di Corinto, guidati dall’ecista Archia, sbarcarono sull’isoletta di Ortigia, ne sterminarono quasi tutti gli abitanti (Tucidide VI, 3, 2) e si espansero rapidamente nel circostante territorio della valle dell’Anapo, dando origine alla più grande città greca dell’antichità, dopo Atene: Siracusa. Quando la città crebbe e i Siracusani si stabilirono sulla terraferma, Ortigia mutò la sua conformazione, divenendo reggia e quartier generale di governanti e tiranni, sede del tempio dorico più antico della Sicilia, quello di Apollo.

Colonizzatori provenienti da Rodi e Creta nel 688 a.C. fondarono Gela. Che abitanti di due isole così diverse e lontane fondassero insieme una polis è spiegato dalle fonti ricorrendo al mito: ai due ecisti, Antifemo ed Entimo, incontratisi casualmente a Delfi, fu data dall’oracolo la stessa indicazione di fondare una città a Ovest. Nel 585/0 a.C. i Geloi fondarono a loro volta una subcolonia, poco lontano dalla loro patria, Agrigento, divenuta rapidamente più ricca e florida della madrepatria soprattutto grazie all’esportazione di prodotti agricoli verso il Nord Africa e Cartagine. Da qui il proverbiale amore per il lusso e lo sfarzo degli Agrigentini: le fonti ci raccontano di monumenti funebri edificati per cavalli da corsa e per uccellini da gabbia che avevano allietato le ricche case aristocratiche, di feste di nozze con migliaia di invitati, di un certo Tellias che possedeva una cantina contenente l’eccezionale somma di tredici mila litri di vino. Il filosofo Empedocle non a caso disse: "Gli Agrigentini mangiano e bevono come se dovessero morire, ma costruiscono come se la loro vita dovesse durare in eterno", attitudine, quest’ultima, che è tuttora sotto i nostri occhi: prova ne sono la Valle dei Templi e gli stupefacenti ritrovamenti di questi mesi.

 

 

09-01-2017 | 23:21