Dieci anni senza Terzani

Esattamente dieci anni fa Tiziano Terzani abbandonava il suo corpo terreno per compiere il suo ultimo e più importante viaggio, quello nell'aldilà. Un viaggio che da anni alimentava la sua curiosità: cosa vi sarebbe stato dopo il trapasso? Forse il paradiso, forse l'inferno, forse la reincarnazione, o forse il nulla. L'unico suo rammarico, come ripeteva spesso nei mesi che hanno preceduto l'ora fatale, era il fatto che non avrebbe potuto raccontare cosa avrebbe trovato.

Tiziano Terzani oltre che un grande scrittore e un sublime intellettuale, è stato soprattutto un cronista che ha svolto il suo lavoro con quella curiosità e dedizione che gli ha permesso di raccontare, tra le altre cose, l'Asia nei suoi aspetti più intimi e sconosciuti. Ha raccontato l'Asia, ma anche l'Asia ha raccontato lui, perché quell'uomo dall'altezza imponente, i modi gentili e la cultura sconfinata, ha saputo divenire ogni giorno allievo di mille volti e luoghi che ha descritto. Ha saputo, e voluto, rimanere se stesso, “un giornalista e un fiorentino”, come amava ripetere, nonostante abbia vissuto quasi tutta la sua vita lontano dalla sua Firenze. E lo ha fatto perché aveva bisogno della nostalgia della sua città natale per descrivere magistralmente popoli e usanze lontane.

Terzani ha nutrito per tutta la sua vita terrena il suo bisogno di andare alla ricerca dell'esotico, del diverso, dell'estraneo, si paragonava ad un granchio che, secondo una leggenda, scava nella sabbia per trovare una perla, ma senza mai realizzare il suo scopo, perché se dovesse trovare quella perla “smetterebbe di cercare”. E proprio nella ricerca di quella perla, che è la verità, e non nel suo ritrovamento, il vero giornalista realizza la sua opera. Qualche tempo prima della sua morte aveva voluto tornare a Orsigna per spegnersi lentamente. E proprio in questo minuscolo paesino dell'appennino tosco-emiliano, dove aveva trascorso parte della sua infanzia, ha ritrovato ancora una volta la spinta per ricercare l'esotico; qui ha ritrovato miti, leggende, streghe e guaritori, un'umanità incredibilmente simile a quella che aveva raccontato per una vita tra le risaie del Vietnam, le cime del Nepal e i deserti della Mongolia. Affetto da una malattia che ne aveva indebolito il corpo, ma rafforzato incredibilmente lo spirito, Terzani arrivò alla conclusione del suo passaggio sulla terra con una serenità disarmante: “L'uomo non si rende conto che cercando di guarire tutte le malattie è arrivato a credere di poter vincere la morte, perdendo di vista il fatto che la morte e la sofferenza sono parte della vita stessa, e che la vita trova la sua realizzazione e compimento solo nella morte”.

Tante furono le nazioni asiatiche che amò e seppe raccontare nelle infinite peculiarità di questa terra misteriosa e indecifrabile, ma rimase sempre un fedele cronista europeo che riportava fatti e descriveva eventi. Descrisse la spiritualità di un continente dal quale fu permeato, pur senza mai abbracciare nessuna delle affascinanti religioni e filosofie che conobbe profondamente.

Su tutti, tre furono i paesi che più lasciarono un segno in lui: la Cina, nella quale visse negli anni difficili del post-maoismo, il Giappone, nel quale abitò nei ruggenti anni '80 - e dal quale rimase inorridito dallo stile di vita frenetico e materialista - e infine l'India, della quale seppe cogliere i tanti aspetti caleidoscopici e paradossali.

Proprio quest'anno è stata pubblicata una raccolta di suoi appunti ritrovati col titolo di “Un'idea di destino”: un testo nel quale Tiziano Terzani racconta se stesso durante i suoi lunghi viaggi, descrive le sue paure, le sue speranze e il suo rapporto con familiari e collaboratori. Lui che aveva guardato in faccia la morte tante volte come corrispondente di guerra, che aveva descritto gli orrori della Cambogia di Polpot e le atrocità della giunta militare in Birmania, conservava un cuore bambino, capace di stupirsi di fronte a un'alba, un filo d'erba o solo un sorriso. Perché come scrisse lui stesso: “Solo dei poeti, ormai, solo della gente che lascia il cuore volare, che lascia la propria fantasia senza la pesantezza del quotidiano, è capace di pensare diversamente. Ed è questo di cui oggi avremmo bisogno”.

 

 

 

 

 

27-07-2014 | 19:18