Chi si può dire martire?

Se il dato fosse vero farebbe impallidire Nerone, renderebbe il feroce Saladino un buono a nulla, mentre le persecuzioni comuniste sarebbero una passeggiata di salute. Eppure da qualche mese si rincorrono sui giornali sempre le stesse cifre. Secondo gli ultimi dati infatti sarebbero più di 10 mila i martiri cristiani che ogni anno perdono la vita, 322 al mese, uno ogni cinque minuti. 

Ma da dove vengono questi numeri? E se fossero veri, si potrebbe davvero affermare che ci troviamo di fronte ad una moltitudine di nuovi martiri? Andiamo per ordine.

Innanzitutto le fonti. I numeri derivano dagli studi fatti da David B. Barrett e Todd M. Johnson, membri accreditati della comunità internazionale che dirigono il Center for the Study of Global Christianity (CSGC) presso la Gordon-Conwell Theological Seminary in Massachusetts, Stati Uniti.

Ogni anno pubblicano lo stato globale delle missioni cristiane: 2 miliardi e 300 milioni di cristiani su una popolazione di oltre 7 miliardi di individui, un miliardo e 600 milioni di musulmani, 14 milioni di ebrei. Quindi tra le righe il dato shock: 10 mila martiri cristiani l'anno, con un trend in diminuzione rispetto a 30 anni fa, quando ne venivano calcolati 37 mila, ma in aumento rispetto alle previsioni sul 2025, quando saliranno a 15mila.

Fin qui i numeri che sarebbe inutile tentare di smentire. Ma andando alle definizioni usate nello studio qualche dubbio sorge. Vengono infatti definiti martiri e computati come tali coloro che “credenti in Cristo e riconoscibili come tali hanno perso la vita a causa di un ostilità umana”. È davvero questa la definizione che si può dare di un martire? Sembrerebbe di no.

Per la Chiesa di Roma, affinché si possa affermare di essere in presenza di un martirio, devono essere certi tre elementi: la morte fisica del martire, l’odio della fede da parte del persecutore e l'accettazione della morte per amore di Cristo da parte del martire o presunto tale. In altre parole se Tizio e Caio camminano per strada con una croce appesa al collo e per una rapina, un diverbio, o una lite vengono uccisi non saranno certo dei martiri, anche se nel computo statunitense di cui abbiamo parlato rientrerebbero a pieno titolo nell'elenco. O ancora: se gli abitanti di un intero villaggio in qualche sperduta parte del mondo vengono sterminati perché di fede cristiana possiamo dire che i poveretti saliranno alla gloria degli altari? Forse no. Andrebbe provato infatti che, messi davanti ad un'ipotetica scelta, quelle persone non abbiano abiurato la loro fede pur di salvarsi la pelle.

Ciò detto, però, non si può chiudere la questione in maniera troppo sbrigativa. Perché se i numeri vanno ben interpretati non possono essere del tutto ignorati. È evidente, infatti, che l'odio religioso ha avuto una terribile rimonta e a farne le spese sono soprattutto i cristiani di ogni credo. Se ne è accorto anche il Parlamento Europeo in una risoluzione del 2011 dove ammette, nero su bianco, che la stragrande maggioranza dei casi di odio religioso oggi è a scapito dei cristiani.

E d'altronde, numeri alla mano, è da più di cent'anni che il cristianesimo subisce quasi una nuova persecuzione. A dimostrarlo bastano pochi esempi. Secondo i dati della Commissione per la riabilitazione presso la Presidenza della Confederazione Russa, dal 1917 fino al 1943 furono fucilati 130 mila religiosi tra preti, monache e monaci. E ancora: nel 1995 presso la comunità di sant'Egidio venne istituita una commissione per indagare sui presunti casi di martirio degli ultimi anni del XX secolo. Arrivarono e vennero vagliate più di 16 mila segnalazioni. Senza ignorare un milione e ottocentomila persone – per la maggior parte cristiani – oggi in fuga dal califfato nero in Iraq e in Siria.

D'altronde in 26 anni di pontificato Giovanni Paolo II decretò 1434 martiri. Secondo la tradizione, infatti, la chiesa cammina sulla strada segnata dal sangue dei martiri, come testimoniano le scarpe rosse che il Papa indossava di prassi fino all'ultimo pontificato.

A Roma quindi il martirio viene preso sul serio e per questo trattato con molta prudenza. Esiste un preciso computo di coloro che tra i cattolici hanno perso la vita per non rinnegare la propria fede. Si chiama Martyrologium Romanum e in venti secoli di storia annovera con certezza quasi 13 mila casi di martirio. Un numero molto lontano da quello che oggi si legge sui giornali.

 

 

21-09-2014 | 21:35