Che l'incubo abbia inizio

Da quando ha smesso di dipingere, l’Imbianchino ha cominciato ad avere un notevole successo come pittore. In effetti, dando per scontato un  forte aumento dei prezzi in ragione della sua ascesa al potere, molti collezionisti ne inseguono le opere giovanili con l’obbiettivo di realizzare lauti guadagni. E, mentre la domanda si fa sempre più sostenuta, l’offerta rimane scarsa, perché nel corso degli anni viennesi Hitler ha venduto solo pochissimi  lavori. Il corniciaio Jakob Altenberg, che fino al 1913 è stato la sua principale fonte di sostentamento, è l’unico a possederne un certo numero, ma distilla le vendite con oculatezza arcigna. Anch’egli spera di vedere accresciuto a  dismisura il valore di quei modesti dipinti, quindi preferisce conservarne la maggior parte. Così, il pittore cecoslovacco Reinhold Hanisch, un vecchio amico di Adolf  ancora di stanza a Vienna, intuisce che è giunta l’ora di soddisfare le richieste del mercato e, di buona lena, inizia a fabbricare e smerciare falsi. Grazie alla complicità del gallerista Jacques Weiss, per un breve periodo la cosa gli riesce al meglio, non senza un sostanzioso tornaconto economico. Purtroppo per lui, però, l’eccesiva quantità di quadri apparsi dal nulla finisce con l’insospettire alcuni acquirenti che decidono di sottoporli al giudizio di Altenberg. Il corniciaio non ha dubbi, li dichiara contraffatti senza esitare. Hanisch viene denunciato e, in seguito ad un’indagine di polizia, arrestato per essere rinviato a giudizio. La notizia arriva dapprima sulle pagine dei giornali, poi rimbalza alle orecchie del Führer. A due giorni dalla comparizione in aula, il povero falsario viene trovato morto nella sua cella, vittima di un collasso cardiaco sicuramente provocato da cause naturali. Anche se, alcuni anni dopo, Martin Bormann scriverà in un documento interno al partito che “Hanisch è stato giustamente impiccato con una corda”.

Per quanto si sia conclusa alla svelta con l’esito desiderato, la vicenda è stata comunque fonte di preoccupazione e forte contrarietà per l’Imbianchino, che è  ossessionato dalla propria immagine pubblica e vuole a tutti i costi tutelarne ogni aspetto. Se è vero che lui stesso ha scritto in Mein Kampf di considerarsi “un pittore  minore”, è altrettanto certo che non è in alcun modo disposto a tollerare la benché   minima ombra intorno alle proprie opere. Quindi, dà ordine al ministro Goebbels di emanare un decreto con il quale i dipinti firmati Adolf Hitler vengono ipso facto dichiarati “ beni artistici nazionali di grande valore che devono essere notificati alle autorità competenti e non possono essere venduti al di fuori della Germania”. Sarà l’Archivio Centrale del NSDAP, istituito a Monaco nel 1934 sotto la direzione di Rudolf Hess, ad incaricarsi di rintracciare e recuperare quei tesori di stato, spesso facendo ricorso all’esproprio e, in casi estremi, anche alla confisca. Alla fine dell’ operazione saranno riacquistati poco più di ottanta lavori, in parte falsi ed in parte di mano del Führer, con una spesa totale di ottomila marchi, somma piuttosto ingente per l’epoca. E così finiranno nei magazzini dell’archivio anche le illusioni dello sventurato Altenberg, costretto a cedere il suo prezioso lotto di acquerelli in cambio di un pugno di banconote e di un atteggiamento più indulgente verso la sua condizione di ebreo convertito.

Tutto ciò accade mentre nel resto d’Europa, intorno all’Italia e alla Germania, i gruppi  fascisti o nazionalsiocialisti si moltiplicano, fioriscono e sovente accedono al potere. L’Austria è nelle mani di Engelbert Dolfuss, dittatore autarchico e amico  personale di Mussolini. I suoi unici oppositori sono i membri del disciolto Partito Nazista, favorevoli all’annessione a Berlino, che lo uccideranno nel corso di un tentativo fallito di colpo di stato. Gli succederà Alois von Schusschnigg, proseguendo la sua stessa linea politica fino al momento dell’Anschluss. In Spagna, Francisco Franco è al comando della Falange, partito armato dichiaratamente ispirato al nazionalismo e al corporativismo fascista, che prenderà le redini del paese al termine della sanguinosa guerra civile. In Francia, i fragili governi della terza repubblica sono sottoposti alle incessanti pressioni dell’Action Française di Maurras e Daudet. O, peggio ancora, degli antisemiti filonazisti confluiti nella Cagoule di Eugène Schueller che, oltre ad essere il fondatore del colosso dei cosmetici L’Oréal, è anche il mandante dell’assassinio dei fratelli Rosselli. Numerosi saranno gli esponenti della Cagoule nel governo collaborazionista di Vichy presieduto dal maresciallo Pétain. In Portogallo, il regime dittatoriale a partito unico di Antonio Salazar ricalca fedelmente i sistemi del Duce e del Caudillo. Nei Paesi Bassi nasce il Movimento Nazional - Socialista di Anton Mussert che è un’emanazione diretta del NSDAP. In Belgio, Léon Degrelle fonda il Partito Rexista, fortemente connotato dall’integralismo cattolico e dalla dottrina nazista, che riuscirà ad ottenere una nutrita rappresentanza parlamentare. Al suo interno si organizzano le formazioni paramilitari della Légion Wallonie e della Légion Flandern. In Ungheria, il primo ministro Gyula Gömbös promulga leggi razziali simili a quelle tedesche, stringe un’alleanza con Mussolini ed è il primo capo di governo a rendere visita ad Hitler dopo la sua nomina a cancelliere. La Romania, pur rimanendo una monarchia costituzionale, conosce la forte crescita dei movimenti filofascisti riuniti nella Guardia di Ferro di Corneliu Codreanu. Una banda armata di nazionalisti antisemiti e fanatici religiosi i cui misfatti ottengono un ampio consenso soprattutto nei ceti più umili della popolazione. Nel Regno di Jugoslavia, i filonazisti croati - gli Ustascia di Ante Pavelić - per quanto clandestini, sono molto presenti sul territorio, compiono continui atti di terrorismo e giungono perfino ad assassinare il sovrano Alessandro I.

Difficile immaginare uno scenario più tetro per una coppia di giovani pittori ebrei in fuga. In patria, le loro origini sono ormai considerate una colpa passibile della pena capitale e, all’estero, tutte le strade verso la salvezza sembrano sbarrate dall’odio. Mentre si bruciano le loro tele e si mettono all’indice quelle dei migliori artisti del tempo, i maldestri bozzetti del pazzo che li perseguita vengono dichiarati capolavori per legge. Per giunta, Felix e Felka hanno già sperimentato nei primi mesi dell’esilio quanto sia arduo riuscire a portare a termine un quadro quando il paesaggio che li circonda non smette di cambiare. Tra una stanza d’albergo ed una mansarda affittata alla settimana, con gente sempre nuova intorno, facce diverse, cose diverse, mai la stessa luce o gli stessi colori. Ma, in definitiva, ciò che proprio non riescono ad accettare è che il paesaggio sia irrimediabilmente mutato anche dentro di loro. Le paure, le inquietudini, le speranze e le aspirazioni non saranno mai più quelle di prima.

Decidono di seguire comunque il filo d’Arianna della pittura per provare ad uscire dal labirinto di incubi nel quale rischiano di perdersi. E quel filo li guida verso Nord. Parigi è ancora una città libera, piena d’artisti, di gallerie e di collezionisti. Poi, non lontano, ci sono le Fiandre, terra di pittori. A Ostenda, dove i Nussbaum hanno spesso trascorso le vacanze estive, vive James Ensor, che Felix ha conosciuto di persona in passato. Da allora ha sempre guardato alla sua opera come ad un faro nel mezzo di qualunque tempesta o di qualunque bonaccia.  Borghese saturnino, anarchico individualista, pittore ostinatamente dilettante nella derisione di ogni accademismo, Ensor è una delle figure che maggiormente lo hanno influenzato. La fuga potrebbe trasformarsi in un’opportunità per frequentarlo e, magari, chiedergli aiuto.

Anche Charlotte, a Berlino, si aggrappa al pennello come a un tronco in mezzo alla piena del fiume. Guarda all’Accademia quasi fosse la riva sulla quale mettersi in salvo, ma le sembra ancora molto, molto lontana nonostante si trovi solo a pochi minuti da casa. Così, lavora senza sosta con l’energia del naufrago, cercando di realizzare qualche dipinto abbastanza buono da convincere i membri della giuria d’ammissione. E, sebbene l’esercizio di copia delle nature morte al quale la sua insegnante la obbliga quotidianamente sia oltremodo noioso, poco le importa. Ci prova con tutta la tenacia di cui è capace. In fin dei conti nella storia dell’arte ci sono stati anche cesti di frutta molto più espressivi di tanti ritratti. Certo è che le cose vanno davvero meglio quando può dipingere le persone che le stanno a cuore, come Alfred Wolfshon. Eccentrico, stravagante, abitato da un fuoco che gli accende lo sguardo in modo tanto intenso da incuterle timore, le sue attenzioni la lusingano. Le piace, lo ammira, anche se al tempo stesso prova disagio nel sentirsi poca cosa di fronte a quell’uomo irsuto e fosco. Non sa mai quale sia il modo giusto per attaccare discorso senza apparire inopportuna. E allora, decide di far parlare i propri disegni e

di mostrargli anche qualche tempera, favore solitamente riservato solo a Paula e al padre. Alfred, che ha già avuto modo di apprezzare la sensibilità della ragazza durante le lezioni di pianoforte, è sinceramente colpito da quelle pitture delicate e vibranti. Ed ha vissuto abbastanza a lungo per sapere cosa significhi il rossore che vede comparire sulle guance di lei ad ogni loro incontro. Le chiede il favore di illustrare un libro che ha appena finito di scrivere. Finalmente uno spiraglio di luce rischiara le giornate di Charlotte

19 agosto 1934

La Germania è chiamata alle urne per ratificare con un referendum il nuovo assetto istituzionale che riunisce nella persona del Führer le cariche di capo dello stato, capo del governo e comandante in capo delle forze armate. Trentotto milioni di elettori su quarantacinque milioni di aventi diritto al voto si dichiarano a favore. Ein Volk, ein Reich, ein Führer, cioè un popolo, un impero, un capo, è il motto che accompagna la nascita del Terzo Reich, fortemente voluta dalla stragrande maggioranza dei Tedeschi. Il giorno successivo tutti i militari ed i dipendenti pubblici prestano un nuovo giuramento di fedeltà, che non è più “al popolo e alla patria”, ma “a Adolf Hitler e al Reich”.

Ultimi giorni di agosto 1934

Felix è al Grand Hotel di Rapallo con i genitori. Felka ha preferito rimanere a Sanremo perché non si è mai sentita benaccetta da loro. Soprattutto la madre di lui l’ha sempre trattata con quella spiacevole forma di alterigia che certi Ebrei tedeschi riservano a quelli dell’est di più umile estrazione. E Felix non è riuscito a cambiare la situazione. Forse non ci ha provato per davvero. Sono giorni divisi tra la gioia di ritrovarsi ed il timore di perdersi, nei quali appare anche qualche barlume di felicità.  Naturalmente, si parla dell’avvenire immediato. È probabile che il padre tenti di vendere l’azienda per andarsene da Osnabrück e trasferirsi in una grande città come Colonia, dove crede che lui e la moglie passeranno inosservati. Ma, lasciare la Germania non è un’opzione da prendersi in considerazione. Justus, invece, sta pensando di portare i suoi a Amsterdam e di raggiungerli non appena sistemati gli affari di famiglia. Felix vorrebbe andare a Parigi. Il padre lo incoraggia con tutte le forze a proseguire nella carriera di pittore. Gli dice di non preoccuparsi per il denaro, ci penserà lui. Quando è il momento dei saluti, si fanno coraggio e si dicono quanto bene si vogliono. Contano di rivedersi non appena le cose andranno meglio. Non si incontreranno mai più.

Primi giorni di settembre 1934

Charlotte presenta i suoi disegni in Accademia. Spera che la commissione deputata all’ammissione dei nuovi allievi non la rifiuterà a causa delle sue origini e anzi terrà conto dei meriti di guerra del padre. Ma, soprattutto,che le sarà riconosciuta la qualità dei lavori relizzati. Il professor Ludwig Bartning è favorevolmente impressionato dalla sua mano felice e intuisce che la ragazza ha un talento, ancora grezzo, ma purissimo. È un uomo bonario, sinceramente devoto ai valori tradizionali della scuola e profondamente offeso dalla barbarie delle discriminazioni razziali. Al momento della decisione usa ogni argomento per convincere i colleghi della commissione e, dopo un’interminabile discussione,  riesce ad ottenere il loro assenso. Charlotte Salomon viene ammessa. Sarà un’allieva dell’Accademia di Belle Arti di Berlino.

5 settembre 1934

Si apre a Norimberga il raduno annuale del NSDAP. Leni Riefensthal lo documenta in un film intitolato “Il trionfo della volontà”, la cui versione definitiva è concordata scena per scena con Hitler. Vengono messi a disposizione della regista un cospicuo finanziamento, le migliori maestranze ed i mezzi di ripresa più moderni. Il risultato è un capolavoro di propaganda che ottiene grande successo tanto in Germania quanto all’estero. Sulle note di Wagner, che l’accompagnano dalla prima all’ultima inquadratura, la figura dell’Imbianchino ne esce come quella dell’uomo della provvidenza che ha saputo restituire al paese la dignità di grande potenza. Il film si chiude sulle parole di una voce fuori campo che dice : “Il partito è Hitler, Hitler è la Germania come la Germania è Hitler. Sieg Hitler!”.

12 settembre 1934

Felix e Felka si trasferiscono a Rapallo. Affittano un piccolo appartamento, sommariamente arredato, non lontano da Piazza Nazario Sauro. Altri pittori tedeschi si trovano in quel momento nella cittadina della riviera di levante. Sono Charlotte Berend, moglie di Lovis Corinth, Rudolf Levy ed il suo allievo Bob Gesinus- Visser. Per tutti loro a Berlino tira una pessima aria. Rudolf Levy morirà in un treno diretto ad Auschwitz nel gennaio 1944.

24 ottobre 1934

Viene ufficialmente istituito il Deutsche Arbeitsfront,cioè l’unica organizzazione sindacale ammessa nel paese dopo lo scioglimento di tutte le rappresentanze di categoria. Si tratta di un organismo parastatale destinato a regolamentare il mondo del lavoro. Viene controllato direttamente dal NSDAP e l’adesione dei lavoratori, che è obbligatoria, comporta la rinuncia al diritto di sciopero e ad ogni rivendicazione salariale. L’Imbianchino ripaga così il debito contratto con la grande industria.

28 novembre 1934

Winston Churchill apre il dibattito che si tiene alla Camera dei Comuni sul tema del riarmo tedesco con queste parole :”In base a quello che giunge alle nostre orecchie da ogni parte, benché poco sia detto in pubblico, la Germania possiede già un esercito potente e ben equipaggiato, con una eccellente artiglieria, oltre ad un'immensa riserva di uomini addestrati. Le fabbriche di munizioni tedesche lavorano praticamente come se fossero sul piede di guerra ed il materiale bellico defluisce da queste in gran quantità, con un flusso le cui proporzioni da dodici mesi ad oggi vanno sempre più allargandosi. In gran parte, tutto ciò è in contrasto e violazione dei trattati che furono firmati. La Germania si sta riarmando sulla terra, si riarma in certa misura sul mare, ma quello che ci riguarda più di tutto sono i suoi armamenti nell'aria”.

10 dicembre 1934

Il comandante delle SS Himmler trasferisce il controllo di tutte le forze della polizia di stato all’ufficio di Berlino della Gestapo, a sua volta comandato dal suo vice, Reinhard Heydrich. Crea inoltre l’Ispettorato ai Campi di Concentramento e ne affida la direzione al Generale delle SS Theodor Eicke. Le SS assumono così formalmente il controllo di tutto il sistema dei campi di concentramento, la cui realizzazione si sta progressivamente estendendo a varie zone del territorio nazionale.

7 gennaio 1935

Felix e Felka arrivano a Parigi. Hanno ottenuto un visto turistico al consolato francese di Genova. Si stabiliscono all’Hotel Nicole in rue Pierre Nicole numero 39, nella zona tra Val-de- Grȃce e Port Royal, vicino al Jardin du Luxembourg. A qualche centinaio di metri c’è la Closerie des Lilas, il bistrot dove si ritrovano gli artisti e gli intellettuali di Montparnasse. Spesso vi trascorrono le serate Picasso, Chagall, Man Ray, e qualche volta appare anche Sartre che è tornato da Berlino e sta scrivendo “L’imagination”. Ma, Felix è molto più attratto dal Louvre e dai quadri di Van Gogh e del Doganiere che dal fermento delle mondanità. Parigi è una città bellissima, però lui e Felka sognano di un luogo più tranquillo. Si procurano un visto per il Belgio.

Ultimi giorni di gennaio 1935

Charlotte vive un momento di gioia intensa. Le giornate all’Accademia le sembrano durare un istante, sprofondata com’è nella pittura che assorbe ogni sua energia. Gli insegnanti la apprezzano e sono colpiti dal rigore del suo impegno. Tra i compagni di studi non si fa amici, ma nessuno le mostra antipatia né, tantomeno, ostilità.  Gli incontri con Alfred Wolfshon si fanno più frequenti. All’insaputa di Paula e del padre, si vedono spesso in un caffè di Charlottenburg con il pretesto di parlare delle illustrazioni del libro di Alfred. È solo a lui che Charlotte riesce a raccontare di sé e del proprio lavoro. E, ogni volta che lo deve lasciare per tornare a casa, i saluti si fanno sempre più lunghi.

2 febbraio 1935

Felix e Felka posano le valigie alla Pensione Coulier di Ostenda. Felix conosce bene la città ed ha relazioni d’amicizia con alcune famiglie del luogo. Come i Billestraet, che sono appunto i proprietari della pensione.  È tempo di carnevale, fervono i preparativi per le sfilate dei carri ed i balli in maschera. C’è aria di festa, il tempo è insolitamente soleggiato. Entrambi provano una sensazione di sollievo, quasi che la fuga fosse già finita.

16 marzo 1935

Il Reich reintroduce il servizio militare obbligatorio in aperta violazione del Trattato di Versailles. Nasce la Wehrmacht, il cui comandante in capo è Werner von Blomberg.

Primi giorni di aprile 1935

Charlotte riceve una lettera dei nonni in provenienza dalla Francia. Le dicono quanto la loro sistemazione a Villefranche-sur-Mer sia accogliente. La dépendence della villa nella quale vivono è grande e luminosa, il giardino della proprietà comincia a coprirsi di fiori, il clima è mite e le asprezze di Berlino sembrano lontane. Di sicuro c’è posto  per lei, la signora Moore sarebbe felice di ospitarla. Charlotte è contenta per loro, ma l’idea di lasciare ciò per cui si è così tenacemente battuta non la sfiora nemmeno.

22 aprile 1935

Felix rende visita a James Ensor nella sua casa di Vlaanderenstraat 27. È una palazzina di tre piani situata in prossimità del lungomare, la Albert I Promenade. Il maestro lo riceve nel salotto azzurro. Alle pareti sono appesi i suoi quadri e uno sciame di maschere che sporgono dal fogliame stilizzato della tappezzeria. Felix gli racconta dell’espulsione da Villa Massimo, dell’errare suo e di Felka in cerca di un rifugio, del progetto di stabilirsi in Belgio, forse a Bruxelles, e lo invita a guardare alcuni lavori su carta che ha portato con sé. Ensor li osserva a lungo, poi apre un cassetto della scrivania, ne estrae carta e penna, scrive alcune righe rapide e gli porge il foglio : “Le opere di Nussbaum rivelano qualità artistiche di altissimo livello, che gli assicurano un posto di assoluto rispetto tra gli artisti belgi e internazionali”. Potrà presentare quell’attestato alle autorità locali per ottenere quantomeno il prolungamento del visto turistico.

21 maggio 1935

Il governo tedesco emana il decreto con cui stabilisce che solo gli “Ariani” possono servire nelle forze armate e che chiunque stia già prestando servizio nell’esercito debba avere un coniuge “ariano”.

26 giugno 1935

Con decreto congiunto dei ministeri del lavoro e dell’economia viene fatto obbligo a tutti i cittadini di età compresa tra i diciotto ed i venticinque anni, che non stiano seguendo un corso di studi universitari, di prestare il proprio servizio alla nazione lavorando in un’azienda statale, parastatale o assimilata. Si tratta di oltre un milione di persone che costruiranno strade, caserme, aeroporti e altre infrastrutture strategiche ricevendo una retribuzione a malapena simbolica.

7 luglio 1935

Felix riceve una lettera dal direttore del Kursaal, Désiré Steyns, al quale è stato presentato da Ensor. È un altro attestato che gli potrà servire per appoggiare la richiesta di prolungamento del visto di soggiorno in Belgio : “Le opere di Felix Nussbaum danno testimonianza di un talento indiscutibile. Egli è da considerarsi a tutti gli effetti un artista di rango che merita la stima e l’ammirazione degli esperti”.

15 settembre 1935

A Norimberga, durante il congresso annuale del NSDAP, l’Imbianchino annuncia due nuove leggi che avranno effetto immediato. La prima toglie agli Ebrei la cittadinanza tedesca e sopprime di conseguenza tutti i diritti ad essa connessi, come ad esempio il diritto di libera circolazione. La seconda, emanata “per la protezione del sangue e dell’onore tedeschi”, proibisce i matrimoni e le convivenze tra Ebrei e Tedeschi.                                                                                                     …continua

 

 

27-05-2019 | 19:02