Buon compleanno grande scriba

A 85 anni di sbalorditiva vitalità, Gianni Clerici (Como, 24 luglio 1930), scriba – come si definisce lui – tennistico, per spostarsi rifiuta le auto ufficiali messe a disposizione dei tornei in giro per il globo. Va a piedi, col passo della staffetta che un giorno nascose gli Sten dei partigiani nella sacca. Da tempo ha preso residenza creativa in Svizzera e il suo più grande rimpianto è non essere rimasto a Londra (Là, chi lo sa, avrei potuto fare Joseph Conrad… Qui ho scritto cinque commedie, non me ne hanno presentata manco mezza).

È un europeo ante litteram: non un antitaliano come Giorgio Bocca, forse un italiano suo malgrado. Gianni Clerici è uno dei migliori giornalisti sportivi italiani; probabilmente mondiali: è stato accolto nella Hall of Fame del tennis nel 2006. Già tennista nell’era pre-professionismo, poi telecronista in coppia per anni con un altro mito del genere: Rino Tommasi. Vive sul lago di Como nella casa dei suoi avi, a Milano, a Parigi, va a Lugano due volte a settimana, lì gioca con la più bella banchiera di Svizzera e gli hanno dato la cittadinanza in quanto miglior scrittore di lingua italiana della Svizzera italiana. Ha una casetta nelle Prealpi. La sua biografia è quella di un ricco e colto figlio di papà, un personaggio da Saul Bellow, creativo, buono, frustrato, allegro, educato, simpatico e insoddisfatto. Parla del tennis ma il suo desiderio è essere considerato scrittore. L’editore attuale dei suoi romanzi e delle sue poesie è Fandango.

Gianni Clerici ha detto: “Oh, be’, io sono un ricco che ha vissuto felicemente giocando a tennis. Faccio il giornalismo non per brama di denaro ma perché mi diverte andare in giro a vedere qualche torneo. Adesso faccio solo il tennis, ma ho fatto tutti gli sport. Una volta facevo tutto”. Ha scritto una roba di tre chili e mezzo che è stata un bestseller, si chiama 500 anni di tennis, tradotto in cinque lingue, forse adesso va in Cina. Ha cominciato a lavorare nell’azienda di suo padre ma, nel contempo, iniziava a collaborare al “Giorno”. Ha lavorato nell’azienda di suo padre full-time per due anni, e lui era un oilman, il più grosso in Italia della benzina dopo i Moratti. Era bravo: aveva fatto un corso di specializzazione in olii minerali. Parlava un po’ inglese, che serviva, “perché noi avevamo i rappresentanti della Texas Oil Company. Eravamo grossi”. Ma non gli piaceva, non lo divertiva.  Scriveva sulla rivista Tennis Italiano, da quando ha compiuto diciassette anni.

Poi lo ha chiamato Gianni Brera che lo aveva  letto, convocandolo subito. “Ho scritto al Giorno nel ’56. Ho iniziato come inviato, tutto: Giro d’Italia, Tour de France. Facevo le robe di tennis, per le quali lo avevano preso alla Gazzetta dello Sport a diciannove anni Gianni Brera”, che è stato una sorta di suo zio elettivo. E poi ho avuto la rubrica di basket, sì, perché lui sembra aver giocato tutti gli sport. Ha avuto anche la rubrica di sci, soprattutto, perché era sciatore. Se ne è andato dal calcio per disprezzo. Il direttore era Italo Pietra, un ex partigiano, e il Clerici veniva da una famiglia di antifascisti. Tuttavia, nonostante la fratellanza militante, un giorno lo ha licenziato, ma solo per ventiquattr’ore: “Allora – mi dice – vai a fare il corrispondente o a Mosca o a Washington. Io non potevo perché dovevo amministrare la mia ricchezza. La ricchezza di famiglia. Infinite generazioni di commercianti. Como, costruttori, setaioli. Hanno fatto tutto per primi, si vantava molto il mio bisnonno, hanno costruito la Napoli-Pompei, lui era molto orgoglioso di questo. La strada, non la ferrovia”. Gianni Clerici è bene ricordarlo ha scritto anche dodici libri di narrativa, una bellissima raccolta di poesie Postumo in vita (Sartorio 2005), l’opera teatrale Mussolini l’ultima notte.  “Io non faccio parte della società massonica degli scrittori in Italia. Se tu non ne fai parte, e se in più hai il marchio d’infamia di scrivere di sport, allora addio. Wimbledon, comunque, ha venduto 27mila copie; la mia media è di 5000, che è tantissimo in Italia”.

Clerici però sta per tornare sul mercato dei libri con scritti originali. Ha fatto, inoltre, un altro romanzo per Baldini-Castoldi. Il nuovo libro narrerà una storia straordinaria della quale si è interessato anche George Clooney, suo vicino di casa, che vuole farne un film. Narra di quello che succederà fra 30 anni: si dovrebbe chiamare fantascienza, ma invece è quello che accadrà fra tre decadi. Tanti auguri di cuore caro Scriba, “Buon vento” come dicono i velisti.

 

 

19-09-2015 | 02:01