Quel nudo negato a Madame Gautreau

Nel 1885 John Singer Sargent, quasi fuggisse da una città in fiamme, abbandonò Parigi varcando le porte fredde delle critiche e dei suoi insuccessi. Un periodo archiviato, una nuova di vita da poter vivere a Londra, forse con il rimorso di aver commesso un’inqualificabile idiozia, quella di aver cancellato un dettaglio importante sopra un dipinto. Sperava ancora nel successo che cercava come si cerca una lama di luce nel cielo grigio di una nuova città, mentre moriva l’Ottocento e nasceva la Belle Époque.

L’anno precedente, nella Parigi detta per bene, la cinica società francese bramava le ultime seduzioni dell’arte e si era riunita ancora una volta in occasione di un’esposizione, il Salon, del 1884.

Quando aprirono la sala trentuno, le persone di un mondo grande quanto piccolo, si affollarono intorno a un dipinto di notevoli dimensioni  firmato dal pittore americano. Era il ritratto di Madame Gautreau, giovane moglie di un banchiere francese. Tanto bella quanto affamata di mondanità e di ascesa sociale.

Non era una soubrette, non era la Violetta della situazione ma una delle donne più ammirate dell’alta società. In posa, in piedi, in un abito lungo di raso nero con il volto di profilo dominava la scena appoggiata a un tavolo. Sensuale, sfrontata e orgogliosa. Sulla tela però appariva un binomio intollerabile: una spallina abbassata e una scollatura generosa.

L’atmosfera pesante della sala sembrò gravare ancora di più sul dipinto. Si accese lo scandalo sociale. Una modella non di certo anonima aveva concesso la sua algida bellezza al talento di un pittore alla ricerca di celebrità che aveva usato l’arte come sfida al destino femminile, come alternativa al mestiere e al ruolo assegnati al secondo sesso di un’epoca. Nessuna madre, moglie di tradizione, amante o mantenuta: era comparsa una donna sicura, forte, ingegnosa usuraia di se stessa e del desiderio che sapeva e poteva provocare negli uomini.

Il pallido classicismo, la bellezza manieristica dei lineamenti erano esaltati in un ritratto solo in apparenza semplice. Il contrasto tra la pelle e l’abito era netto ed evidenziava ancor più la scollatura. La tensione dinamica della silhouette, stagliata in uno spazio neutro era la trama connettiva che rendeva il chiarore della pelle emblematico.

Splendeva così l’eccellenza dello scandalo. La moglie adultera mantenuta nei lussi da un marito adultero che quasi tutto avrebbe concesso. La moralità pubblica, l’immoralità resa pubblica, l’invidia e l’indignazione della gente la trasformavano in femme ancor più célèbre ma condannata a una sicura rimozione sociale che, ben presto, l’avrebbe inghiottita in un vortice di oblio.

Il ritratto era destinato alla censura, soprattutto per l’assenza totale di riferimenti mitologici o storici che avrebbero dato un significato diverso alla nudità. Quel décolleté era inammissibile. Era un suicidio sociale. Un suicidio senza morte.

Il pittore aveva usato inoltre l’espediente della spallina abbassata. Si alzarono gli insulti universali. Titoli di giornali, pettegolezzi e grida pubbliche partorite dalla bocca della madre. Un ritratto, aveva rovinato il pasto che lei stessa, con meticolosa cura, aveva cresciuto e piazzato sul mercato della carne e della seduzione dell’alta borghesia. Era certa l’agonia di un’agognata ascesa sociale.

Il pittore fu obbligato, prima a ritirare l’opera, correggere la spallina dell’immoralità e poi a intitolare il dipinto Madame X. Decise in seguito di lasciare la capitale francese, dove il clima per chi aveva offeso la morale pubblica non era più favorevole al successo.

Ma, ognuno vive viaggiando incredibilmente verso la sorte, a volte credendo che sia una scelta propria o degli altri. Sargent, a Londra, incontrò pittori e scrittori americani, tra cui Henry James, che contribuirono a formare il suo stile maturo. Iniziò così il successo commerciale e l’affermazione professionale.

Anni dopo, il dipinto fu venduto al Metropolitan Museum di New york. “Avete acquistato il mio quadro più bello “ dichiarò l’artista. Negli anni quaranta, Jean Louis, il costumista di Rita Hayworth, nel creare uno degli abiti per Gilda non dimenticherà il contrasto tra la pelle e il nero del raso, toglierà le spalline, aggiungerà i guanti e cambierà la scollatura. L’attrice, in una scena storica, che rese famoso un film dai dialoghi ambigui e allusivi, ballando e cantando di colpe in una bisca di lusso scatenò la fantasia popolare solo togliendosi un guanto.

Nella storia scandali, ostracismo e raso. Tutto inebriato da quel “forse” che non muore mai nell’anima degli artisti e nel dubbio di ogni ambigua e profonda fantasticheria, date la colpa a Madame X, oppure, all’arte. Agli scandali della vita, ai paradossi del destino.

 

 

21-10-2015 | 17:46