Pier Vittorio Tondelli, l'altro libertino

È il 16 dicembre del 1991. Esattamente 23 anni fa moriva lo scrittore “cult” Pier Vittorio Tondelli. Circondato dai familiari all'ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia si spegne a 36 anni dopo una malattia di cui pochi erano a conoscenza. Lui che, per diversi giovani scrittori che l'hanno seguito, è stato un vero faro.

Se ne va, Tondelli, dopo aver dato alle stampe (per Bompiani), due anni prima, Camere Separate, l'ultimo romanzo considerato da molti il suo "testamento spirituale". Tondelli, nato a Correggio nel settembre del 1955, il successo lo conquista nel 1980 con Altri libertini (Feltrinelli), un insieme di racconti (sei) che si impone per la modernità di un linguaggio - specchio della generazione anni  Settanta cresciuta negli anni del compromesso storico - fin troppo esplicito.

Un Romanzo che ha segnato forse la lingua, non solo la storia della letteratura, e che lo fece conoscere al grande pubblico. Gli procurò anche una fastidiosa vicenda giudiziaria: il romanzo, infatti, venne sequestrato  per ordine del Procuratore generale de L'Aquila con l’accusa di  oltraggio alla morale pubblica, anche se il processo mandò poi assolti sia l’autore sia l’editore.  Notare che Tondelli è sempre stato pervaso dal senso religioso, impegnato in parrocchia, catechista, animatore dell’ Azione Cattolica, ha sempre perseguito la ricerca di Dio.

Il successo del libro è immediato: quattromila copie della prima edizione vanno subito esaurite, segue una tiratura di tremila  sparita dalle librerie, mentre la terza di diecimila, pronta in tipografia, è bloccata inizialmente proprio dal sequestro stabilito dal procuratore generale Donato Massimo Bartolomei,che lo accusava di turpiloquio per le oscenità del  contenuto. Anni dopo, poco prima della morte Tondelli emenderà quella prima edizione,  togliendo quelle parole, così che oggi la versione che il lettore trova in commercio, ristampata da Feltrinelli,  è in qualche modo “purificata”. Da quella prima edizione Tondelli tolse i titoli di coda, dove segnalava gli ispiratori dell’ opera: Alberto Arbasino con L’ Anonimo lombardo, Gianni Celati nelle incantevoli trame in Lunario del Paradiso, Michail Bachtin con i trip sul Romanzo Polifonico. Poi c’ erano ringraziamenti ad amiche, amici ed enti come in un LP.

Tanto è vero che Tondelli è venerato come una rockstar, ma mai scrittore rock.  Troppo amante della scrittura e della riscrittura, troppo attento al pensiero e all’osservazione rispetto, per esempio, al tratto eccitante, veloce, cinico, “bidimensionale” del Brett Easton-Ellis di Meno di zero. Troppo compiacente, perfino, verso il chiacchiericcio e le mode del tempo (salvo poi raccontarle nella loro rumorosa vacuità quali alibi scintillanti di una generazione incerta). Semplicemente troppo gentile e intimo, non a caso si individua nel sostrato emozionale del narrato il segno più rilevante del suo stile,  rispetto al sarcasmo cattivo e nichilista dell’altro vate del decennio, Andrea Pazienza.

Sono trascorsi  più di trent'anni e molta acqua è passata sotto i ponti della letteratura e della società italiana. Sono comparsi i nuovi narratori giovani, fratellini di Tondelli, è finito l'impegno politico dello scrittore, è venuta l'epoca del bestseller e del megaseller, la televisione ha modificato i consumi culturali, e poi personal, i libri elettronici, gli audiolibri, i cellulari,  i social network, i  hanno cambiato tutto.  Il mondo è mutato, non una ma almeno due o tre volte. L'Italia non è più la stessa. Gli Anni Ottanta, il lungo decennio, sono finiti da un pezzo, eppure Altri libertini sembra ancora parlare una lingua che si comprende benissimo. Non è invecchiato, non ha perso di freschezza – dote che parve allora decisiva – e al tempo stesso è diventato un documento. I ragazzi di oggi lo comprendono benissimo perché al centro della sua narrazione c'è l'educazione sentimentale di un ragazzo: le passioni, i timori, le scoperte, le bizzarrie amorose, che sono scoperta di se stessi e del mondo.

Ma all'altezza di questo millennio, senza preoccupazioni moralistiche o ideologie facili cui ricorrere, Altri libertini si rivela innanzitutto per ciò che è: un meraviglioso canto di innocenza e dolore, di tenerezza e violenza insieme. L'elemento più innovativo è innanzitutto il patchwork di linguaggi che l'autore mette in campo. Ogni sorta di riferimento, dal più alto al più popolare — passando per l'uso deliberato del gergo, l'idioletto della musica e del cinema— viene tritato in un insieme continuo e musicale, che imprigiona il lettore fin dall'inizio. Persino il paesaggio (quello lineare e piatto della Bassa, ma anche quello multiforme del vagare europeo) diventa parte integrante del discorso linguistico . Tondelli privilegia un flusso continuo di fatti e sensazioni, con pochissimi dialoghi e un'estrema rapidità di esecuzione. Esemplare da questo punto di vista è il racconto Viaggio: due o tre anni di vita di un giovane studente compressi in pagine straordinariamente ricche di eventi e spostamenti, senza che la tensione emotiva del tutto si perda.

Tondelli è sepolto nel piccolo cimitero di Canolo, una piccola frazione di Correggio, se capitate passate a salutarlo perché come disse lui:  “La letteratura non salva, mai.  Tantomeno l'innocente.  L'unica cosa che salva è l’ amore fedele e la ricaduta (che è come il temporale) della grazia”.

 

 

15-12-2014 | 10:37