L'Oriente di Arthur Rimbaud

Arthur Rimbaud, appena sedicenne, disse della nativa Charleville “...fra tutte le piccole città di provincia, è superiormente idiota...”, lasciando così presagire un desiderio di fuga che non tardò a concretizzarsi nell'esperienza del viaggio.

Il primo, importante viaggio, fu quello che lo portò a Parigi. Nella capitale l'adolescente ribelle esaurì in pochi anni la sua geniale esperienza artistica e, smessi i panni del poeta e dimenticato Verlaine, indossò quelli del viaggiatore. Dapprima attraversò l'Europa a piedi, ma ben presto il Vecchio Continente gli venne a noia e cominciò a volgere lo sguardo a Oriente.

Meta fiabesca e affascinante, la parte orientale del mondo sembrava irraggiungibile, soprattutto per un giovane squattrinato. Invece l'occasione giusta si presentò presto: l'esercito olandese reclutava mercenari e il ragazzo fu avvicinato da alcuni “procacciatori” che gli proposero di arruolarsi e partire per Giava. Accettò immediatamente e raggiunse l'Olanda in treno. Qui fu riconosciuto abile e sottoposto a un rudimentale addestramento finché, nell'estate del 1876, uno dei più grandi poeti di tutti i tempi fu imbarcato sulla Prins van Oranje, tra disperati e avventurieri diretti a sedare una rivolta. La nave si fermò a Southampton, poi a Napoli per approvvigionarsi: ad ogni sosta in molti tentarono la diserzione, qualcuno con successo. Il poeta invece, desideroso di vedere terre lontane, attese pazientemente di sbarcare a destinazione.

Il 22 luglio la nave giunse a Batavia, l'attuale Giacarta, dove i soldati furono trasferiti in colonne alla caserma distante circa dieci chilometri e assegnati ai rispettivi battaglioni. Ma la destinazione definitiva era ancora lontana: dovevano, infatti, raggiungere Salatiga, nel cuore dell'isola. Il poeta fu imbarcato di nuovo, questa volta per Semarang, densamente popolata da genti di varia provenienza e brulicante di vita. Appena il tempo di sfiorare con gli occhi la ricchezza della città e il percorso riprese in treno per raggiungere Kedungjati. Infine Salatiga. La giovane recluta vi giunse stremata da due ore di cammino e da una temperatura che toccava i 35 gradi all'ombra.

Nell'accampamento la disciplina militare era ferrea, gli esercizi estenuanti: fu così che capì che un contratto di sei anni con l'esercito sarebbe stata una garanzia di morte, magari in battaglia. Così la sera del 15 agosto saltò l'appello e il giorno successivo fu registrato come disertore. Poiché la divisa avrebbe attirato troppo l'attenzione, lasciò tutto nella camerata e scappò in abiti borghesi con una piccola fortuna in tasca: i trecento fiorini ricevuti per l'arruolamento. Essere un gran camminatore gli fu molto utile: ripercorse a ritroso la strada verso il porto che aveva memorizzato durante i vari spostamenti.

Erano circa una cinquantina di chilometri che coprì a piedi, evitando le insidie della giungla e sostando in vari villaggi contadini. Non si soffermò sulle bellezze dell'isola, aveva troppa fretta di raggiungere Semarang, per mescolarsi alla folla e trovare qualcuno che lo riportasse in Europa. Sulle banchine del porto cercò disperatamente una nave che lo imbarcasse; trovò un capitano scozzese a corto d'equipaggio che lo reclutò senza fare troppe domande e accontentandosi di generalità presumibilmente false. Il giovane marinaio fu impiegato per le corvées di bordo in un viaggio lungo e periglioso che lo ricondusse a Charleville.

Di quell'esperienza non c'è traccia nella corrispondenza di Rimbaud; sappiamo che ne parlò col compagno di liceo Ernest Delahaye, il quale scrisse a un amico comune nel gennaio del 1877: “Ti porto una grande notizia: è tornato! Da un breve viaggio, roba da poco. Ecco le tappe: Bruxelles, Rotterdam, Den Helder, Southampton, Gibilterra, Napoli, Suez, Giava (due mesi di soggiorno), Città del Capo, Sant'Elena, Ascensione, Azzorre, Queenstown, Cork, Liverpool, Le Havre, Parigi e per finire sempre.... a Charlestown. Per mezzo di quale serie di trucchi sorprendenti sia riuscito in queste fughe, sarebbe troppo lungo da spiegare”.La pigrizia epistolare di Delahaye ha impedito così di gettare maggior luce sul viaggio a Giava. Che resta tuttora una delle pagine meno note della vita di Arthur Rimbaud.

 

 

31-07-2014 | 01:57