Le 10 torture più atroci e "famose"

Per gli antichi la pena era pura vendetta, spesso crudelmente dimostrativa, e non c’era alcuna idea di una pur minima funzione rieducativa. Talvolta il supplizio doveva divenire un caso simbolicamente memorabile. E non venivano nemmeno risparmiati i figli, nella dura etica militare che vigeva a Roma. Ecco quelli più noti, ossia legati a personaggi ed eventi celebri.

1) Il supplizio di Crasso: crudelmente simbolica, ad esempio, era la fine che i Parti inflissero a Carre al comandante dei Romani, Crasso: a lui probabilmente uno degli uomini più facoltosi della storia di Roma, si dice che fosse versato dell'oro fuso in bocca, come punizione per la fame di ricchezze che lo aveva indotto alla folle impresa. I Parti, del resto, furono a lungo una spina nel fianco per Roma.

2) La cicuta di Socrate: il veleno con cui fu fatto morire Socrate ad Atene era la cicuta: gli effetti? Rallentamento del battito cardiaco, insufficienza respiratoria fino alla morte. Che, con tutta probabilità, fu meno dignitosamente ieratica di come la descrive Platone.

3) L’autosupplizio di Cleopatra: Cleopatra si tolse la vita procurandosi il morso d' un aspide, o meglio d' un cobra egiziano? Forse no, almeno stando alle recenti teorie di Christoph Schaefer e del tossicologo Dietrich Mebs. Il veleno del serpente avrebbe procurato a Cleopatra una morte dopo ore di sofferenze atroci, e lei lo sapeva. Probabilmente si fece confezionare in Corte una pozione velenosa, un misto di oppio e cicuta, per un addio indolore alla vita. Insomma, la sua fine fu molto simile a quella di Socrate. Probabilmente, il veleno fu preparato per essere solo un po’ meno doloroso.

4) Il Toro di Falaride: tiranno di Agrigento fra il 570 e il 555 a.C, Falaride era celebre per la crudeltà: i suoi nemici venivano rinchiusi in un toro di bronzo o di rame arroventato; i lamenti dei condannati dovevano sembrare grotteschi muggiti simili a quelli della bestia. Questo supplizio fu usato (e sinistramente amato) anche da Cesare Borgia. E si dice che lo stesso tiranno che lo ideò ne fu sinistramente vittima. Ma, come si dice, chi è causa del suo mal…

5) Lo squartamento di Mezio Suffezio: a Roma vi fu un solo esempio di questo supplizio, che non mancò nemmeno presso altri popoli. Il dittatore degli Albani, Mezio Suffezio, durante la guerra tra Roma e Fidene, attese opportunisticamente di vedere chi prevalesse. E solo allora si schierò coi Romani, che tuttavia non perdonarono, non potendo tollerare che altri alleati in futuro si comportassero allo stesso modo: e così Mezio, spogliato delle sue armi incatenato, come divise il cuore fra Roma e Fidene, così venne squartato dai cavalli. Ecco la descrizione dello storico Tito Livio: "Si fanno avvicinare due carri, trainati ciascuno da quattro focosi cavalli, e Tullio fa legare Mezio con una gamba ed un braccio ad ognuno dei carri. Quindi i cavalli, incitati dagli aurighi, si slanciano rapidi in opposte direzioni trascinando con se ognuno metà del corpo lacerato e sanguinoso del traditore”.

6) La decapitazione (del figlio): Lucio Bruto fece arrestare, frustare davanti alla sua tenda, legare al palo e uccidere con la scure i suoi figli che cercavano di reintrodurre in Roma il dominio dei Tarquini da lui cacciati.

7) La morte a frustate (del figlio):sul modello di Lucio Bruto, Cassio fu inflessibile con il figlio Spurio Cassio che da tribuno della plebe era stato il primo a proporre una legge agraria ed era giudicato troppo filopopolare; dopo che questi era uscito di carica si consigliò con parenti e amici e lo condannò in un processo casalingo per l’accusa di aspirare alla tirannide, lo fece frustare a sangue fino alla morte; quindi, consacrò la sua eredità a Cerere.

8) I perversi divertimenti di Vedio Pollione: si racconta che un ricco romano di ceto equestre, Vedio Pollione, a ogni minima mancanza, dava in pasto i corpi degli schiavi, che perciò vivevano in un costante terrore, ad alcune murene allevate in casa. Una volta, durante un banchetto in cui era presente anche il grande Augusto, un giovane schiavetto ruppe un calice di cristallo. Il padrone ordinò che venisse gettato in pasto alle murene, ma Augusto, impietosito dalle preghiere dello sventurato, che accettava la morte ma supplicava solo di non finire nel nulla come cibo per pesci, disapprovando la crudeltà di Vedio, chiese di portare tutti i calici simili a quello rotto e ordinò di romperli tutti. Lo schiavo, almeno in quell’occasione, ebbe salva la vita.

9) La damnatio ad bestias: i traditori schiacciati dagli elefanti: nel 167 a.C., avendo sconfitto Perseo, Lucio Emilio Paolo fece schiacciare da enormi elefanti i disertori dell’esercito romano appartenenti a nazioni straniere. L’esposizione alle fiere fu poi un supplizio sempre più studiato nei particolari, fino a diventare un evento spettacolare, molto partecipato dal popolo.

10) La croce: veniamo infine al supplizio più noto nella cultura occidentale: quello della croce, che, legata infine alla morte e resurrezione di Cristo, venne adottata dai Romani dapprima al tempo delle guerre puniche e subì nel tempo numerose, significative evoluzioni. “Il patibulum – spiega la studiosa Alessia Muliere - era una barra di legno posta orizzontalmente dietro il capo del condannato, all’estremità della quale venivano fissati i polsi. Esso serviva dunque a tenere allargate le braccia durante la fustigazione e poteva essere appoggiato a due pali infissi verticalmente sul suolo. La croce quale noi oggi la intendiamo nacque in un secondo momento, quando alla fustigazione fece seguito l’esposizione del condannato; il patibulum dunque era fissato ad un palo verticale fissato al terreno, venendo così a costituire il braccio orizzontale della croce. Per quanto concerne la crocefissione vera e propria, la parte superiore del corpo era tenuta aderente al braccio orizzontale della croce mediante chiodi infissi negli avanbracci, presso i polsi; un solo chiodo serviva invece a trattenere  entrambe i piedi, sovrapposti; poteva venire eseguita la pratica del crurifragium, cioè la frattura delle ossa lunghe delle gambe”.

 

 

25-01-2015 | 21:52