L'amore anarchico di Leda

Nata a Pistoia nel 1880, Leda Rafanelli fu una vasta moltitudine, un ossimoro. Anarchica individualista stirneriana, convinta che gli anarchici non seguissero una strada ma “la loro strada”, fu scrittrice, editrice, tipografa e chiromante. Ma soprattutto una donna libera. La Rafanelli comincia a scrivere come pubblicista e bozzettista negli anni di fine Ottocento e nel 1905 pubblica il suo primo romanzo Un sogno d’amore proseguendo costantemente nel tempo la sua attività di scrittrice fino alla sua morte avvenuta nel 1971. Nel Rabdomante, racconto pubblicato sulla libertà nel 1915, esalta calma e pazienza come qualità tipiche della cultura orientale – nel sottotesto del racconto troviamo un accennato ritratto di Leda, barbara, pura ed istintiva. Leda non fu solo scrittrice ma anche tipografa ed editrice, impiegandosi inizialmente in una tipografia arrivando a fondare una casa editrice, la casa editrice “Sociale”, che fu tra le prime a pubblicare Friedrich Nietzsche in Italia. Appassionata, amante di personalità importanti del Novecento: prima di Carlo Carrà, pittore metafisico poi futurista vicino al movimento anarchico, come dimostra il dipinto oggi al Moma I funerali dell’anarchico Galli e successivamente di un direttore dell’Avanti! che rispondeva al nome di Benito Mussolini. Per usare le sue parole fu una donna che volle solo “luce e amore per confine”. Una donna diversa, da sempre, fin dalla più tenera infanzia, come lei stessa disse: “In famiglia mi consideravano stravagante. Amavo adornarmi con collane di gemme brillanti e reclamavo per le piccole orecchie grandi cerchioni. Dicevano soltanto che ero una bimba strana, che non sapeva giocare con le bambole e che aveva una pericolosa attrazione per i rettili, ramarri, lucertole e bisce”. La rielaborazione narrativa che la Rafanelli fa della sua infanzia ci dice che in lei era forte il desiderio di abbigliarsi in guisa di zingara. Fu prepotente in lei la ricerca d’Oriente, dapprima sognato come luogo in cui tutto era lusso, calma e voluttà, poi sostanziato con un viaggio ad Alessandria d’Egitto, lo stesso luogo che aveva dato i natali a Filippo Tommaso Marinetti, ideatore e agitatore culturale del Futurismo. Lì rimane per diversi mesi, si converte all’Islam e si relaziona con esuli e libertari. Infine incontra Luigi Polli, libraio con simpatie anarchiche, che sarebbe diventato ben presto suo marito. Sul suo potente desiderio d’Oriente la scrittrice ci dice: “Era in me quel senso di profonda nostalgia che aveva già spinto mio fratello a ingaggiarsi come mozzo su un povero veliero con il solo scopo di portarlo verso Oriente, per trascorrervi un’esistenza libera e primitiva”. Il suo Oriente è un languore lento che serpeggia tra anse, lento, enigmatico, misterioso come lei. Pur avendo avuto una burrascosa relazione con Mussolini, non riesce ad evitare i controlli dell’Ovra, la polizia segreta, date le sue frequentazioni anarchiche. Nel 1929 proprio durante la repressione fascista della resistenza libica, esce l’Oasi ilsuo romanzo più noto miracolosamente scampa alla censura. A partire dagli anni trenta, però, a causa del fascismo, decide di ritirarsi a vita privata: nulla ebbe a che fare col militarismo asfittico delle camicie sordide: lei era una donna diversa e libera, fino alla fine dei suoi giorni estremi.

 

 

20-04-2017 | 17:46