La strana storia di Felix, Charlotte e Adolf

La Storia è un fiume che trascina tutto con sé. Cose, persone, anime, vite. Un fiume perenne, privo di sorgente e di foce, che scorre lento, in silenzio, nell’alveo del tempo. Solo a tratti diventa impetuoso e si formano gorghi, rapide, cascate. Poi, inaspettatamente, si gonfia a dismisura. La piena lo rende fragoroso, incontenibile, e finisce sempre per traboccare dalle rive, in un qualche luogo, a un certo momento. Allora, l’alluvione sommerge le terre e nei rivoli fangosi cozzano e si ammassano i tronchi e le carcasse, i detriti e gli oggetti, senza un disegno apparente, senza una ragione, spinti gli uni contro gli altri dalla forza cieca del caso e delle correnti. Quando le acque si ritirano, il paesaggio che si rivela non è più lo stesso, anche se non sembra mai nuovo. Si spala la melma, si dà sepoltura a chi non ha trovato scampo, si ricostruiscono gli argini e si cerca di farli più solidi. Fino alla piena successiva.

La Storia non ha un senso, semplicemente scorre. Ma, dentro quel flusso ininterrotto e confuso, ci sono le vicende di ognuno. E, per ognuno, quelle sono le uniche ad avere bisogno di un senso.

Anche la Pittura è un fiume, di forme e di colori. Ogni quadro, almeno per un attimo, è senza tempo, ma ha una data e racchiude una storia. Un momento cristallizzato in un’immagine, destinata a durare. In ogni dipinto c’è per sempre una persona, un cuore, la sua vita. Così, guardando i quadri, si vedono o si intuiscono i volti e i pensieri, gli accadimenti e le eventualità. E, alla fine, si può anche ritrovare se stessi dentro le immagini altrui. 

La Pittura scivola immobile, dentro l’alveo della Storia. Nella sua corrente si urtano l’istante e l’eternità, ciò che è solo di uno e quello che appartiene a tutti.

Felix, Charlotte e l’Imbianchino sono tre pittori nati nell’epoca più tragica di cui si abbia memoria. Nelle loro tele appaiono gli avvenimenti che hanno segnato le loro esistenze e le tracce di quegli anni che hanno sconvolto irrimediabilmente la faccia del mondo. Quella che segue è la cronaca di quei giorni, quei fatti e quei dipinti.   

20 aprile 1889

Sabato di Pasqua, l’Imbianchino nasce verso sera a Braunau-am-Inn, in Austria. Sua madre, Klara Pölzl, casalinga, e suo padre, Alois Hitler, ispettore doganale, lo chiamano Adolf. Hanno già avuto tre figli, Gustav e Ida, morti di difterite prima dei due anni, e Otto che non è sopravvissuto al parto. Dopo di lui nasceranno Edmund, che morirà di morbillo all’età di sei anni, e Paula che vivrà fino al 1960.

3 gennaio 1903

Alois Hitler muore di un versamento pleurico causato dalla tubercolosi. Adolf, che da bambino ne ha spesso subito le ire e lo ha visto maltrattare la madre alla quale è legato da un affetto morboso, dimostra di non essere particolarmente afflitto. 

11 dicembre 1904

Felix Nussbaum nasce di prima mattina a Osnabrück, città della Bassa Sassonia. Sua madre è Rahel van Dyk, suo padre Philipp, agiato commerciante all’ingrosso di metalli e pittore per diletto. Hanno già un figlio, di nome Justus, nato tre anni prima. È il padre che incoraggerà Felix a cimentarsi con la pittura fin dalla più tenera infanzia, mentre Justus sarà indirizzato verso gli affari di famiglia.

Il cancelliere del Reich, Bernhard von Bülow, ordina al generale von Trotha, comandante delle truppe tedesche nell’Africa sud-occidentale, di erigere dei Konzentrationslager allo scopo di dare "sistemazione temporanea" a "ciò che rimane del popolo Herero". Si è trattato di un genocidio. Degli oltre centomila abitanti di etnia Herero che popolavano il nord della Namibia, restano in vita solo poche migliaia di persone. Tutte sono rinchiuse in campi di concentramento. Alcuni prigionieri vengono impiegati come schiavi presso aziende pubbliche e private, altri usati come cavie umane in esperimenti medici.

30 giugno 1905

Irascibile, insolente, indisciplinato e con pessimi risultati in tutte le materie, ad eccezione del disegno tecnico, l’Imbianchino viene espulso da scuola. Si rifiuta anche di aiutare la madre nelle faccende di casa e nella gestione familiare. Coltiva il sogno di diventare “un grande artista” ed è nella speranza di realizzarlo che, alla fine dell’estate, partirà per Vienna.

21 dicembre 1907

Klara Pölzl-Hitler muore di cancro al seno all’età di quarantasette anni.

La malattia le è stata diagnosticata ai primi di gennaio dello stesso anno e poco tempo dopo si è sottoposta a una mastectomia radicale, ma le metastasi hanno già invaso i polmoni. Ai primi di ottobre, Adolf, che è rientrato da Vienna per stare vicino alla madre, prega il medico curante, il dottor Bloch, di tentare una terapia sperimentale. Per quarantasei giorni a Klara vengono applicati impacchi di iodoformio sui tessuti ipodermici sottostanti le cicatrici della mastectomia, in una specie di rudimentale chemioterapia di contatto. Il trattamento è estremamente doloroso e gli effetti collaterali accelerano la fine della paziente. L’Imbianchino, all’epoca diciottenne, è profondamente sconvolto e il dottor Bloch dichiarerà molti anni dopo: “Non ho mai visto nessuno prostrato a tal punto dalla morte di una persona cara”.

21 settembre 1908

Per la seconda e ultima volta, Adolf Hitler viene respinto all’esame d’ammissione all’Accademia di Belle Arti di Vienna. Gli si consiglia di tentare l’iscrizione alla scuola di architettura, ma non può farlo perché gli manca la licenza di scuola media. Trascorrerà gli anni viennesi tra miseria e vagabondaggio, dipingendo cartoline, tele su commissione destinate a mettere in valore i prodotti dei corniciai suoi clienti e piccoli soggetti sacri da vendersi all’uscita delle chiese in occasione dei matrimoni.

28 giugno 1914

A Sarajevo, l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria e Ungheria, e la moglie Sofia sono vittime di un attentato. Gavrilo Princip, giovane serbo-bosniaco, li uccide entrambi con diversi colpi di pistola.

28 luglio 1914

L’Impero austro-ungarico dichiara guerra alla Serbia. Inizia la Grande Guerra.

1 agosto 1914

L’Impero tedesco dichiara guerra alla Russia e due giorni dopo alla Francia. Il conflitto si generalizza.

16 agosto 1914

All’età di venticinque anni, l’Imbianchino si arruola come volontario nell’esercito tedesco. È assegnato alla 1^ compagnia del 16° reggimento di fanteria “List”, che fa parte della 6^ divisione di riserva impegnata sul fronte franco-belga. Alcuni mesi più tardi è promosso al grado di caporale. Svolge funzioni di staffetta porta-ordini. Non si hanno notizie certe di una sua partecipazione a operazioni di combattimento durante i primi tre anni di guerra.

Si arruolano anche Philipp Nussbaum e Albert Salomon.

21 febbraio 1916

Ha inizio la battaglia di Verdun che terminerà solo il 19 dicembre dello stesso anno.

Le truppe francesi resistono all’offensiva tedesca durante dieci lunghissimi mesi di incessanti cannoneggiamenti. Oltre cinquecentomila caduti di entrambi gli schieramenti resteranno sul campo di battaglia.

11 ottobre 1916

Sotto la pressione di varie associazioni antisemite, il comando supremo dell’esercito tedesco svolge un’inchiesta presso le truppe al fronte per verificare se la percentuale di soldati ebrei sia effettivamente inferiore a quella degli appartenenti ad altri ceppi etnici e fedi religiose.

Alla fine del conflitto si conteranno dodicimila ebrei tedeschi tra i soldati caduti. Philipp Nussbaum diventerà un membro di spicco dell’Associazione dei Veterani e Albert Salomon riceverà un encomio per la sua attività di medico al fronte.

16 aprile 1917

Charlotte Salomon nasce a Berlino, nell’appartamento di famiglia in Wielandstrasse 15, in pieno quartiere di Charlottenburg. Il padre Albert è medico chirurgo e professore universitario, la madre Franziska Grünwald è infermiera. Si sono conosciuti in un ospedale militare nel 1915. Charlotte porta il nome della zia, sorella di Franziska, scomparsa nel 1913 ad appena diciotto anni di età.

Diciannove divisioni francesi attaccano le linee nemiche lungo un fronte di ottanta chilometri, da Soissons a Reims scatenando quella che passerà alla storia come la seconda battaglia dell’Aisne. Solo nel primo giorno di combattimenti muoiono oltre quarantamila soldati.

8 agosto 1818

Ha inizio la battaglia di Amiens, primo episodio dell’offensiva dei cento giorni che porterà alla capitolazione delle truppe tedesche e alla fine della guerra.

28 settembre 1918

Adolf Hitler, ferito da una scheggia, si trova inerme, faccia a faccia con il soldato britannico Henry Tandey, che gli fa grazia della vita e passa oltre, proseguendo nell’attacco alle trincee nemiche.

11 novembre 1918

Matthias Erzberger, segretario di stato tedesco, firma a Compiègne in Piccardia l’armistizio che mette fine alla guerra. Due giorni prima a Berlino è stata proclamata la repubblica.

L’Imbianchino ha quasi trent’anni, è disoccupato, si trasferisce a Monaco di Baviera e intraprende un’attività di agitatore politico al soldo di ambienti militari reazionari.

Felix Nussbaum, quattordicenne, festeggia il ritorno a casa del padre Philipp regalandogli un ritratto.

Charlotte Salomon, poco più di un anno, muove i primi passi nel salotto di casa.

Continua……

 

 

03-12-2018 | 14:39