La luce e il vino della Loira

Il lungo corso del fiume, i verdi giardini dei castelli, una vegetazione lussureggiante come gli aggettivi di Baudelaire, nei suoi versi, il profumo dei fiori e delle verdure dell’orto, accanto alle rive e alle insenature della Loira, morbide e seducenti; questo è lo scrigno del Sauvignon Blanc.

Sancerre e Pouilly: due terre, due valli, due sponde opposte dello stesso corso d’acqua, due vini, due storie, nella storia.

L’antica città di Sancerre, appollaiata su un’altura, veglia i suoi vigneti, sulla riva occidentale della Loira fino al confluire dell’Allier, più a nord. Qui sono il calcare e la ghiaia a rendere unica la cifra stilistica delle uve, qui solo 16 villaggi e 450 produttori possono declinare l’eleganza con l’aromaticità in una clessidra perfetta.

Pouilly è dolce collina della riva orientale, è tratteggio del segno, è quadro impressionista ma è forza nel vino: è ardesia, selce riscaldata dal sole, argilla, conchiglie fossili, iodio, pietre e sali minerali che saturano l’uva di aromi inconfondibili.

Il Sauvignon Blanc in queste due sponde trova la sua migliore veste; non esistono altri luoghi in grado di condizionare tanto fortemente la varietà dell’uva.

Apri un Pouilly-Fumé: i riflessi dell’oro che cambia intonazione, trafitto dalle screziature della luce e del verde; un giallo paglia pieno e maturo, fluisce ricco e aggraziato nel movimento. Al naso una meraviglia di profumi: la nota selvaggia del fumo, la canna di fucile, una nota floreale decisa e imponente, l’erba tagliata intensa, uno spiccato fascio di vegetali, l’ortica, l’asparago, i piselli, il cetriolo e poi la frutta tropicale quasi in polpa, l’ananas, il mango, forse il maracuja. Un vino di spalla la cui spalla è sostenuta da una bella acidità. E al palato poi, l’equilibrio trovato, non sai per quale miracolo, tra accenti tanto diversi, tanto lontani e tanto sgraziati… ecco il miracolo del Terroir; una composizione orchestrale dove cento strumenti cavalcano una linea armonica comune e seducente e, quasi un incanto, senti una sola voce, una sola musica, una sola anima. A Sancerre, Vincent Pinard, astro affermato della regione.

Sancerre Chene Marchand 2010

Selezione parcellare di una vecchia vigna da cui prende il nome, esempio nitido del suolo minerale-calcareo del Sancerrois. Sono piacevoli e fragranti gli accenti agrumati che si fondono nella materia fruttata matura del tropicale, frutto della passione, pesca gialla e melone. Palato sapido e minerale, ricco ed elegante. Con secondi di pesce anche salsati.

Nella Touraine è il Domaine de Bellivière a suscitare un profondo interesse: grandi Chenin Blanc, vitigno straordinario quanto poco valutato.

Eric e Christine Nicholas sono produttori legati a doppio filo al rispetto della natura, hanno convertito l’intera proprietà delle loro vigne all’agricoltura biodinamica, nel 2008. Una scelta radicata che gli permette di cogliere con maggiore trasparenza le diverse sfumature delle parcelle di cinque diversi comuni (Lhomme, Ruillé sur Loir, Chahaignes, Marçon e Dissay sous Courcillon), come le tessere di un mosaico che si compongono, ognuna con il proprio diverso e specifico colore.

Jasnières Calligramme 2010

Da vigne di più di 50 anni, svela un colore giallo tenue con screziature verdoline, naso “citronné” con toni di mela verde e mela renetta. Al palato è elegante, verticale, freschissimo. Chiusa minerale di grande profondità. Con risotto alle ortiche.

Zona minore della Loira, ma di fascino e luce è Montlouis, dove abita e lavora Francois Chidaine, produttore tosto, cocciuto e determinato (lui si definisce perseverante). Ha iniziato nel 1989 con qualche ettaro di vigna e una idea in testa: fare grandi prodotti.

Di strada ne ha fatta, il giovane Francois, e oggi nei suoi vini si leggono le sfumature sottili, le increspature, le tinte: ogni parcella lavorata esprime sapori diversi legati alla natura del suolo, al contesto geografico (esposizione, clima, microclima) e all’età del vigneto. Così nascono le sue cuvée, seguendo l’anima più autentica di ciascuna vigna. Convito assertore del bio, è passato interamente all’agricoltura biodinamica nel 1999.

Montlouis Moelleux 2009

Un Moelleux paradigmatico: residuo zuccherino di circa 90 g/litro, ben assorbiti nel tessuto del vino, di spalla acido-minerale. In questo apparente contrasto si svela l’eleganza, fatta di concentrazione aromatica della frutta gialla confit che si muove sempre dentro il perimetro di una precisione enologica assoluta. 

 

 

24-07-2014 | 10:55