La badessa che amava le donne

Alquanto singolare è la vicenda di questa badessa del XVII secolo. Una storia nella quale solitudine e mistero si legano visceralmente, tanto da rendere difficile comprendere dove finisca la finzione e inizi la realtà. Tutta la vita di Benedetta appare segnata, sin dalla nascita, da eventi straordinari, intrisi di visioni mistiche e di prodigi. Nata in un paese della Toscana, Vellano, nel 1590, combatte da subito contro la morte che pare voglia portarsi via la nascitura insieme alla madre da subito.

“Miracolo!” grida il padre della creatura quando le due donne incredibilmente si salvano. Questo evento miracoloso, però, segna per sempre i destini della piccola Benedetta perché suo padre, uomo molto devoto, decide di immolare la figlia a Cristo, di dedicare l’intera esistenza della fortunata creatura alla fede. Per questo Benedetta entra in convento all’età di soli nove anni. Un convento di agostiniane, a Pescia. Durante gli anni, il nome di Benedetta diventa abbastanza noto nella piccola comunità, perché la religiosa vanta poteri straordinari, mistici, visioni ed estasi, durante le quali la donna avrebbe addirittura modo di parlare con Gesù Cristo.

All’età di ventitré anni il percorso da visionaria di Benedetta Carlini è ormai avviato. Possiamo solo comprendere lo stupore o il terrore di questa giovane donna che non ha praticamente cognizione di come sia fatto il mondo al di fuori delle mura del convento, nell’ascoltare le strani voci che le sussurrano di notte quel che le accadrà, nell’assistere alle incredibili apparizioni che le si palesano davanti. Benedetta si confida con il padre confessore, dicendosi preoccupata del fatto che in realtà gli strani accadimenti che la coinvolgono siano più opera del demonio che di Dio. Paolo Ricordati, però, il suo padre spirituale, la incoraggia a coltivare questi straordinari poteri, dicendosi certo che non possano che provenire proprio da Dio. Così le estasi e le visioni della monaca si moltiplicano e con esse compaiono anche strani segni sulle mani e sui piedi, simili a quelli inflitti a Gesù in croce.

Sul corpo di Benedetta diventano visibili le ferite delle stimmate. Benedetta confessa le visioni notturne, durante le quali Cristo le appare mentre la donna è in stato di trance, e la mette alla prova, chiedendole fino a che punto sarebbe disposta ad arrivare in nome dell’amore per Dio.

Mea Crivelli, una sorella, testimonia di aver assistito con i propri occhi alle estasi di Benedetta, avvenute di notte, nella sua cella. L’ha vista in uno stato che si potrebbe definire a metà tra il sogno e la realtà, l’ha sentita dialogare con Cristo, nonostante Mea non riuscisse a vederlo. La monaca arriva addirittura a testimoniare di aver visto l’estrazione del cuore di Benedetta, senza che con questo la badessa ne morisse. Sarebbe stato proprio Gesù a privarla del cuore, come prova dell’amore unico che Benedetta provava per Lui. Mea aggiunge anche di aver toccato il petto di Benedetta e di avervi visto un enorme vuoto, subito dopo però miracolosamente ricolmato. Descrizioni raccapriccianti che hanno sconvolto non solo la vita delle sorelle nel chiostro, ma l’esistenza dell’intera comunità di Pescia che non dubita minimamente della natura eccezionale degli eventi che coinvolgono la badessa Benedetta Carlini.

Anzi, nel maggio del 1619, la religiosa annuncia, prima al confessore, poi alla comunità di consorelle, infine alla popolazione, di un’apparizione alquanto singolare di Gesù, il quale le avrebbe fornito istruzioni per celebrare un matrimonio nel convento, che avrebbe dovuto sancire il sodalizio indissolubile tra Benedetta e Cristo, suo sposo. La cerimonia viene organizzata con grande dispendio di energie e di fede. Dapprima è organizzata una processione che coinvolge l’intera comunità e l’unione viene poi osannata con litanie e inni. Nel frattempo Benedetta, in trance, mostra a tutti i suoi straordinari poteri: conversa con la Vergine Maria, con i santi e con Gesù. La sua vicenda attira un enorme clamore e nello stesso tempo suscita anche i sospetti e la curiosità della Chiesa. Eventi tanto portentosi e miracolosi vanno indagati con rigore scientifico. Viene avviata pertanto una prima inchiesta sullo strano caso della badessa Benedetta Carlini, condotta da Stefano Cecchi, il quale fa visita alla cella di Benedetta ben quattordici volte in due mesi, alla ricerca di prove che possano effettivamente dire se Benedetta sia una santa o una mistificatrice.

Già durante la prima inchiesta compare, tra gli interrogati, il nome della giovane sorella, Bartolomea Crivelli. La sua figura però, si rivela essenziale nel corso della seconda indagine, quella durante la quale vengono rivelate le “strane” abitudini sessuali della badessa. Questa seconda inchiesta si svolge dall’agosto del 1622 al marzo del 1623. A scatenare la nuova indagine sarebbe stato l’evento seguito da tutta la comunità di Pescia della morte e resurrezione di Benedetta, nel marzo 1621, evento che a quanto pareva, era stato profetizzato da un angelo, Tesauriello Fiorito. Lo stesso nunzio papale Alfonso Giglioli interviene nella questione. Le indagini però prendono tutt’altra piega, proprio per le parole della giovane Bartolomea la quale confessa i ripetuti abusi sessuali commessi da Benedetta su di lei. La giovane suora è stata al servizio della badessa per due anni. Ha assistito ai suoi ripetuti episodi di trance e proprio quando la badessa è in quello stato, secondo la sua testimonianza, richiederebbe alla giovane certe prestazioni sessuali.

«È in trance quando lo facciamo. Il suo angelo Splenditello le dice di fare queste cose, appare come un bambino di otto, nove anni», queste le parole con cui Bartolomea descrive le richieste della badessa, la quale si farebbe prevalentemente masturbare dalla giovane suora. Benedetta si difende affermando che anche gli atti sessuali con Bartolomea rientrano nelle sue esperienze mistiche.

Uno strano caso di omosessualità femminile, tanto più in considerazione del fatto che la badessa non si smuove dalla sua tesi e rimane fermamente convinta che anche il sesso rientri nella sua bizzarra vita da miracolata e santa. La Chiesa ovviamente non lascia correre. L’omosessualità è considerata un peccato gravissimo che va contro la natura e contro Dio. Oltretutto gli intenti tutt’altro che spirituali della badessa fanno ricondurre l’intera sua esperienza mistica a tutta una seria di accidenti facilmente imputabili al demonio piuttosto che a Gesù Cristo. Il caso di Benedetta non lascia molte prospettive alla donna di essere scagionata. La badessa viene infatti condannata alla prigione a vita. Un ergastolo che la religiosa sconterà nella cella del suo stesso convento.

 

 

21-12-2014 | 11:36