Il primo fu Beau Brummell

Rifiutando ogni mediocrità borghese, il dandy influenzò buona parte delle identità culturali del XIX secolo. Un modus vivendi, non un capriccioso artifizio, che esplose e si diffuse durante la Reggenza inglese e la Restaurazione francese.

Spinto verso un tempo ormai perduto, fermamente distaccato dalla realtà, e bandendo ogni sincronia con le vezzosità modaiole – se pur con l’uso fiero di un vestiario ricercato – il dandy prese le distanze dalle abitudini comuni. Mentre l’Ottocento promuoveva gli imperativi categorici della velocità e del progresso, il dandy malinconico restò ancorato ai dettami dell’Ancien Régime e a quell’aristocratica superiorità sociale dei ruoli fondamentali a stabilire i confini del gruppo e a sottolinearne le inevitabili differenze.

Eccentrico ma garbato, il dandy seppe contrapporre l’individualismo ai princìpi egalitari, l’ozio alla fatica, e la ricchezza all’arricchimento. L’esibir se stessi al fine di ottenere approvazione borghese? Un imperdonabile delitto. Il ribrezzo per l’omologazione delle masse fu la condizione necessaria del dandismo. Primissima icona dandy che fece del buongusto la sua ragion di vita, George Bryan Brummell (nella foto l'attore Stewart Granger nel film Lord Brummell del 1954, con Elizabeth Taylor). Conosciuto anche come Beau Brummell, l’uomo fu notato subito dai cronisti che lo consacrarono protagonista dei resoconti mondani per quell’eleganza già sfoggiata durante gli studi a Eton, a partire dal 1790.

«Ci sono tre grandi uomini nella nostra epoca: io, Napoleone e Brummell; ma di noi tre il più grande è Brummell», sentenziò Byron. Distinguendosi sempre per i suoi dettagli raffinati, Brummell si trasferì a Oxford per entrare nel reggimento degli Ussari, con lo scopo strategico di incontrare il Principe di Galles (il futuro Giorgio IV) che ne aveva il comando. Entrato ormai nelle grazie reali, Brummell si congedò e si trasferì a Londra – a Chesterfield Street – dove iniziò a organizzare feste e pranzi privilegiati. Famelicamente attento alle arti e alla cultura, Beau lasciò definitivamente l'Inghilterra nel 1816. Il ricavato della vendita dei beni e degli averi gli permise di continuare a vivere dignitosamente fino al momento in cui cominciò a prender forma lo spettro infausto della povertà. Fu salvato da Guglielmo IV che – risparmiandolo dalla condanna per debiti – lo nominò console a Caen, dove trascorse il resto della sua vita lontano dai lussi e dagli eccessi che scalfirono la sua azzimata giovinezza.

Malato di sifilide, dopo essere stato internato nell'ospedale delle Figlie del Buon Salvatore di Caen, morì nel 1840. George Bryan Brummell fu considerato dai detrattori un vile eccentrico per aver adottato e introdotto abiti di colore blu e pantaloni lunghi a tubo. Furono altresì scandalose la sua predisposizione alla cura maniacale per l'igiene intima – con generoso impiego di acqua e sapone profumato – e le scelte quasi oscene di non indossare la parrucca incipriata e di cambiare camicia ogni giorno. Questione di stile.

28-04-2014 | 17:49