Il male era inevitabilmente femmina

"Fra tutte le eresie, la più grande è quella di non credere nelle streghe e con esse nel patto diabolico e nel sabba". Così recita il Malleus Maleficarum (ossia Il martello delle streghe), una sorta di sistematico manuale (qualcuno l’ha perfino definito un equivalente di un odierno testo unico di legge) sulla stregoneria, partorito da menti ossessionate dal maligno. E soprattutto dalle donne. Sì, perché, nel Medioevo e nella prima età moderna (secoli in cui si trascinava – è bene non dimenticarlo – il consolidato retaggio di misoginia del mondo antico) il male è inevitabilmente femmina. La strega è una manifestazione del diavolo.

E la donna è un soggetto facilmente preda del demonio: le si concede, può aprire le porte a calamità naturali, prodigi demoniaci, corruzione; può volare, trasformare gli uomini in bestie o mostri e compiere diversi terribili sortilegi. Perciò il male – così pensano gli inquisitori – va estirpato alla radice. Torturando, uccidendo attraverso il rogo o altri terribili sistemi di esecuzione, insozzando perfino la memoria di povere ragazze, che, sfinite da torture inenarrabili, finivano per confessare. E così migliaia di donne innocenti, la cui unica colpa poteva essere soltanto quella della diversità o dell’emarginazione sociale, versarono il loro sangue in questo modo, finendo per diventare quel capro espiatorio di cui ogni società ha segretamente bisogno, per purificare impurità e ossessioni. E i Protestanti non si differenziarono molto dai Cattolici sotto questo aspetto.

Correva, dunque, il 1487 e il Medioevo stava tramontando, anche se i contemporanei non lo sapevano: sarebbe finito soltanto qualche anno dopo, nel 1492, con la scoperta dell’America di Cristoforo Colombo. Il Martello, la cui fortuna (pur a fasi alterne) durò per qualche secolo, segnò una sorta di continuità tra l’età di mezzo e il mondo moderno, trattando e definendo la natura della stregoneria e gli strumenti per contrastarla. A testimonianza dell’oscurantismo di fondo che anima gli zelanti teorici dell’inquisizione, che qui raccolgono pseudoconoscenze pregresse senza aggiungere nulla di particolarmente originale, si possono segnalare due curiosità: la falsa etimologia per cui per loro il termine latino femina (donna) deriverebbe da fe e minus (si tratterebbe dunque di una persona cioè dotata di una fede minore); e l’idea, contraria non solo a qualsiasi civiltà giuridica ma persino al più comune buon senso, che una semplice voce fosse sufficiente per fare di una donna una possibile strega.

Il Martello delle streghe porta con sé molti misteri. Innanzitutto, gli autori: secondo quanto riportato sullo stesso testo i frati domenicani Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer. Ma se per il secondo, figura certamente mediocre, la paternità è certa, alcuni dubbi sono stati avanzati dagli studiosi su Sprenger, studioso più autorevole, il cui nome forse è stato inserito soltanto per conferire maggiore credibilità al testo. C’è poi un altro tema spinoso: quello dell’ambiguità della Chiesa cattolica: gli autori del Malleus fece subdolamente intendere di avere l’approvazione ecclesiastica. Come? Pubblicando all’inizio del testo non solo una sorta di approvazioni di alcuni teologi tedeschi, ma anche la bolla del pontefice Innocenzo VIII Summis desiderantes affectibus del 1484, che concedeva loro poteri straordinari per agire contro la stregoneria in alcune zone della Germania. Tuttavia, la Chiesa ebbe una posizione gravemente ambigua: non approvò esplicitamente, ma non mise nemmeno all’indice il testo, come peraltro fece con altri libri del genere.

Ma c’è soprattutto un aspetto inquietante, che dice molto sugli estensori dell’opera più che sulle povere vittime che arsero sul rogo: l’ossessione per le questioni più la minuziosa attenzione sugli aspetti legati alla sessualità, come se questi inflessibili inquisitori ne fossero segretamente affascinati. E, come per una reazione psichica di compensazione, si scagliassero con estrema violenza contro ciò da cui erano attratti e che tuttavia allo stesso tempo temevano. Qui, proprio qui, forse, si trova la radice occulta del fanatismo. Perché, ancora una volta, probabilmente la volgarità sta negli occhi di chi guarda.

 

 

12-05-2015 | 12:51