Gli ultimi vini di Jacques Puffeney

Il suo profilo, il suo sguardo gioviale, la sua lunga barba bianca, i suoi maglioni di lana, portati sulla pelle, senza camicia, ci mancheranno molto. Cedere l’attività è un poco peggio di morire, recitava una scritta sul muro di un bar della prima periferia astigiana, e quella scritta risulta piuttosto vera. È come smettere di parlare, forse, soprattutto per chi, dall’altro lato del bancone, aspetta ancora i suoi vini e le cose che hanno da dire i suoi vini.

La voce era nell’aria e ora è arrivata, il patriarca del Jura ha scelto di cedere la propria cantina.

In Italia ha avuto fama piuttosto tardiva, tant’è: il Jura è un luogo viticolo per appassionati veri, per quelli che cercano vignérons legati a doppio filo alla propria terra, alle proprie uve e a quel modo di fare il vino tanto originale, quanto sempre più difficile da trovare.

Siamo in una piccola regione vinicola della Francia, equidistante (56 Km) dalla Borgogna a ovest e dalla Svizzera a est, e caratterizzata da un meraviglioso paesaggio boschivo e dalla sinuosità della catena montuosa del Jura, appunto.

La parte coltivata a vigneto copre appena 1.850 ettari, formando una stretta lingua di terra chemisura circa 80 Km da nord a sud.

I vini del Jura sono venduti sotto cinque denominazioni, le più importanti delle quali, in termini di quantità, sono Arbois e Côtes du Jura.

Sono utilizzate cinque principali varietà di uve: tre tradizionali e due più moderne, d’importazione. Le rosse Poulsard e Trousseau, il bianco Savagnin (conosciuto anche come Naturé) che serve per produrre i vins jaunes. E poi il Pinot Noir e lo Chardonnay.

Qui ha sempre vissuto Puffeney e qui, nei pressi, di Arbois c’è la sua cantina, purtroppo oggi ceduta ad altri.

Arbois, cittadina in cui, sul finire delXIX secolo, Louis Pasteur (cresciuto proprio qui) sperimentò le reazioni chimiche nei vini,le sue trasformazioni: dall’uva al vino e dal vino all’aceto. Lo studioso sicuramente osservò losviluppo dei lieviti e dei batteri nei vins jaunes, tipici proprio per il colore intenso chederiva dell’ossidazione dei lieviti.

Jacques Puffeney è stato per trent’anni il portabandiera della tradizione locale e ha fatto del suo Savagnin un paradigma di confronto ancheper i giovani produttori della regioneche a lui guardano come modello. Il suo stile è sempre stato uno solo: la ricerca assoluta di quel difficilissimo equilibrio tra territorio, vitigni del luogo e mano dell’uomo.

I vini di Puffeney sono prodotti in maniera del tutto naturale; cercano di esprimere tipicità, purezza e capacità diinvecchiamento.

Questo abbiamo sempre amato nelle sue bottiglie e questo per un’ultima volta ancora possiamo bere.

Jacques Puffeney, Savagnin Arbois 2010

Vinificato sotto “voile” almeno tre anni, ma senza ossidazione brutale esprime

una grande purezza di delicati aromi di noce fresca. Dritto, salino, è perfetto con i

formaggi locali e polli di Bresse con crema e funghi (morilles).

Jacques Puffeney, Poulsard Arbois 2012

Incredibilmente fresco: la frutta rossa è fragrante, croccante.

Il tessuto del vino è potente e gentile, armonico, pieno, con un lungo ritorno minerale.

La profondità ci stupisce,tenue e decisa, contrasti che si appianano nella semplicità delladeglutizione. Da provare con petto di anatra.

Jacques Puffeney, Arbois Trousseau Les Bérangères 2012

Intenso al naso, tutto giocato su aromi di piccoli frutti rossi maturi, ampio in

bocca, vinoso e dal finale lungo. Un vino davvero delicato e profondo insieme.

Jacques Puffeney, Arbois Vin Jaune 2006

Con un accento leggermente torbato di prugna e di frutta secca si entra qui a piedi uniti dentro la forza del Vin Jaune dal carattere potente e speziato.

Il 2006 è incantevole per la sua purezza cristallina e la sua precisione da antologia per questa tipologia di vino: grande, grande millesimo.

 

Foto: Francesco Orini

 

23-02-2015 | 16:38